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Benigni show da Augias, ritorno in tv per ‘Berlinguer ti voglio bene’

Il Premio Oscar toscano a La 7 per la prima volta in tv del film di Bertolucci del 1977. Benigni: "Un film modernissimo. Quando uscì i critici non lo riconobbero perché era nuovo"

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Benigni show da Augias, ritorno in tv per ‘Berlinguer ti voglio bene’.

Benigni show da Augias, Roberto Benigni mattatore nel programma di Corrado Augias ‘La Torre di Babele’, La 7, per presentare la prima volta in tv di ‘Berlinguer ti voglio bene’ in versione integrale.

Film di Giuseppe Bertolucci del 1977 con gran protagonista il futuro premio Oscar toscano mai trasmesso in tv prima di lunedì 4 marzo 2024.

Un grande ritorno in tv per Roberto Benigni un anno dopo il Festival di Sanremo di Amadeus, serata in cui Benigni intervenne alla presenza del presidente della Repubblica Mattarella.

‘Berlinguer ti voglio bene’ trasmesso dunque per la prima volta in tv. A trasmetterlo La 7, in una serata di ‘La Torre di Babele’ con tanto di ricostruzione storica di Walter Veltroni con Augias a ripercorrere la storia, la grande traiettoria politica e umana di Berlinguer a 40 anni dalla sua scomparsa.

Quindi Roberto Benigni show. “Signor Augias, mi faccia manifestare la gioia di essere con lei. Lei rappresenta la cultura italiana”.

Augias: “Grazie per aver dato a La7 il privilegio di poter trasmettere questo film”.

Poi: “Assisterete a un evento unico. Non era mai successo in tutto il mondo che un film uscisse per la prima volta dopo 47 anni”.

Augias: Lei nel film racconta un’Italia che oggi non c’è più. Perfino  rapporti sociali che descrive non sono più quelli. Bene che il film venga proiettato. Ma allora questo film che rappresenta?”

“Signor Augias, mi permetta di dissentire. E’ un film mitico, diventato un cult. Il film è un traslato. Nessuno lo ha saputo definire: iperrealista? realista? Non è che il mondo non è più così. E’ che il film è avanti, il mondo deve ancora arrivare, è modernissimo. Basta guardare le luci, il discorso cromatico. I critici, non sapevano che dire quando uscì perché si trovarono il vento del nuovo che gli soffiava in faccia, e non lo riconobbero. Perché? Perché era nuovo”.

Poi: “E’ come la Cumparsita, intramontabile. Potrebbe essere suburbano, sottoproletario, un film politico, un documento, un film porno. Guardate il linguaggio: è un discorso sul linguaggio sottoproletario toscano. A quell’epoca le case del popolo toscane erano una palestra di democrazia come non ne sono mai esistite. Adesso non ci sono più, sono tutti locali di lap dance, sono state spazzate via dal vento”.

“E’ il comunismo fatto vivere come una fiaba, non si poteva non essere comunisti a quell’epoca. Lei lo sa che il comunismo, il marxismo non è una scienza, è un grido di dolore”

“E’ un film mozartiano. Un film poetico”.

Su Alida Valli: “Vederla da Senso Berlinguer ti voglio bene, in cui a un certo punto mi racconta una fiaba irripetibile. Il turpiloquio di quella fiaba è talmente osceno da diventare lirico, epico. Poi c’è Carlo Monni, diventato una leggenda”.

Poi: “Quando andai a vedere il film per vedere la reazione del pubblico, c’era la fila per uscire, la gente andava via bestemmiando”.

Roberto Benigni e la storica foto con Enrico Berlinguer in braccio: “Berlinguer lo amavo da morire. Era l’immagine del partito che cambiava. Stavo in Aveva paura che lo facessi cadere e mi disse ‘piano, piano'”.

E ricorda: “Io stavo lì in un angolo e dissi: io non sono un politico, un sociologo, non sono un comunista, non so parlare, quindi devo andare lì e fare qualcosa per manifestare a Berlinguer che gli voglio bene. Siccome mi sembrava che avesse la purezza di un bambino, lo presi e lo dondolai. Lui mi disse solo ‘piano, piano’, perché aveva paura che lo facessi cadere. Ho incontrato tre volte Berlinguer nella mia vita. Persona indimenticabile.

Andai a fare uno spettacolo l’anno dopo ad Alghero, poi dopo andai a mangiare da solo nel ristorante del mio albergo, lui si presentò per salutarmi, con Tatò, e mi disse: tutto ciò che lei fa in questa terra glielo offro io, sono venuto a dirle che anch’io le voglio bene’. Poi venne a vedermi al teatro Tenda di piazza Mancini, ho ancora le foto di lui con Gianni Agnelli perché nello spettacolo parlavo di tutti e due. E poi l’ultima volta che l’ho visto è a Reggio Emilia, mi ha fatto fare la chiusura della Festa dell’Unità dell’83, ho fatto lo spettacolo e mi ha presentato lui. C’erano 800 mila persone”.

 

La Toscana è riconoscibilissima perché ha mantenuto le radici potenti che la identificano. Quando uscì questo film non esisteva un comico toscano perché il toscano è la lingua dei padroni. Fui il primo comico toscano”.

Augias: “Il primo e l’ultimo”.

Benigni: “No. Ci sono stati Panariello, Pieraccioni, Ceccherini, bravissimi, e molti altri”.

Roberto Benigni e i progetti per il futuro: “Mi piacerebbe tanto fare un film, lo cerco, ho tutte le porte aperte. Come diceva Rossini ‘una volta era la melodia che veniva a cercare me, adesso sono io che devo andare a cercare la melodia’. E’ per tutti gli artisti così. Io lì per lì non la trovo, se arriva la melodia ho tutte le porte aperte”.

 

© Riproduzione riservata

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