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Parte degli investimenti delle piattaforme per l’animazione italiana: la richiesta dagli Stati Generali

Il settore è in crescita ma ha bisogno di sostegno: "Così si creerebbero più di mille posti di lavoro"

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Numeri importanti per il settore dagli Stati Generali dell’animazione, organizzati da Cartoon Italia, in collaborazione con Toscana Film Commission – Fondazione Sistema Toscana.

Oggi, con le sue 60 aziende di produzione e i circa 6mila dipendenti, quello dell’animazione è un settore sempre più strategico e importante nel comparto audiovisivo nazionale. Per dare un sostegno sostanziale a tutto il settore, i rappresentanti di categoria, hanno chiesto a viva voce, in questa occasione che venga introdotta una sottoquota, vale a dire l’obbligo, da parte delle piattaforme in streaming e i broadcaster di destinare una quota dei loro investimenti (pari al 5%) proprio all’animazione italiana.

“L’obbligo di investimento e la sottoquota sono il nostro mantra, sono la nostra strada, la nostra unica speranza di poter crescere – ha affermato la presidente di Cartoon Italia, Carolina Terzi – non avere una sottoquota, soprattutto da parte delle piattaforme presenti sul territorio italiano, è un elemento di crisi. Questo causa un ritardo nell’evoluzione del prodotto, in Italia abbiamo un unico broadcaster che è la Rai, che non finiremo mai di ringraziare perché da sola sostiene le serie di animazione per bambini ma c’è un grandissimo ‘lack’ che riguarda il lungometraggio di animazione e le serie di animazione per bambini che abbiano più di 7 anni”. Soltanto con l’obbligo di investimento per una sottoquota del 5 per cento, questa la stima individuata dalla categoria, ci potrà essere una maturazione.

Affermazioni condivise da Francesco Rutelli, presidente di Anica, cha ha affermato: “Confidiamo che in Parlamento vengano recepite le istanze del mondo dell’animazione che sono tutte istanze che stanno dentro l’interesse nazionale, dobbiamo aiutare la parte industriale e creativa italiana non a competere con i campioni del mondo che esistono da 100 anni, da Hollywood agli altri, ma a essere in grado di avere una struttura certa di incentivi competitiva con gli altri paesi. Altrimenti le nostre aziende vanno a finire all’estero o vengono comprate”. “La sottoquota – ha proseguito – non è un piccolo interesse specifico del settore dell’animazione, per questo Anica l’ha appoggiata e la appoggia convintamente, perché è un modo per stare in questa competizione facendo crescere le migliaia di giovani che lavorano in questo settore, le centinaia di imprese che crescono e possono continuare a crescere”.

I numeri presentati agli stati generali sono importanti e significativi: con un investimento di 10 milioni da parte delle piattaforme e delle reti, tramite obbligo di sottoquota, in un triennio il fatturato dell’animazione italiana fermo oggi a 125 milioni passerebbe a 178,4 milioni con una crescita del 43% del valore aggiunto e la creazione di 1120 posti di lavoro. Lo Stato, a propria volta, avrebbe un ritorno positivo di 24,6 milioni. Un precedente virtuoso, come dicevamo, già esiste: il tax credit, per mezzo del quale ogni euro di agevolazione fiscale ha generato 2,5 euro di spesa in Italia di cui 2,2 per stipendi e oneri sociali ma anche 1,26 euro di introiti diretti per le finanze pubbliche. Uno strumento che, a propria volta, è sintomatico di un’attenzione da parte degli ultimi governi e che viene confermata anche nei messaggi di saluti portati dalla sottosegretaria alla cultura, la senatrice Lucia Borgonzoni.

Chi non ha bisogno di essere convinta della bontà della sottoquota di investimenti è la tv di Stato, che già la applica: “Noi l’abbiamo e la rispettiamo – conferma il direttore di Rai Kids Luca Milano – mi auguro che anche le piattaforme e i produttori, come già hanno provato a fare in qualche raro caso, possano rendere più stabile la collaborazione perché penso che faccia bene anche a noi avere un mercato più ampio e una concorrenza”. In questo senso la Rai, che da venti anni investe sull’animazione con studi ormai presenti in ogni regione e produzioni all’altezza della competizione internazionale, è l’investitore di punta.

“Usiamo con piacere le produzioni di animazione sui nostri canali per bambini e ragazzi, Rai YoYo e Rai Gulp, ed effettivamente il talento italiano si vede alla pari con le migliori realtà europee e internazionali – assicura Milano- la nostra speranza è che anche gli altri broadcaster privati e le piattaforme inizino a investire nell’animazione italiana”.

© Riproduzione riservata

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