(Adnkronos) – Per ora è una ipotesi ma – a quanto apprende Adnkronos da fonti finanziarie- “la pista sulla possibile joint venture tra Intesa Sanpaolo e Generali” in caso di stop all’accordo co, Natixis “è valida”. Dal matrimonio si potrebbe generare un polo da oltre 1.500 miliardi di masse gestite, secondo solo ad Amundi e Allianz in Europa.
“Se arrivasse – spiega all’Adnkronos l’analista finanziario Pietro Calì – unirebbe la rete bancaria di Intesa alla competenza assicurativo-finanziaria di Generali, con sinergie su prodotti”. I benefici, prosegue, “sarebbero ricavi più stabili e investimenti più forti, ma restano le enormi complessità di integrazione tra Eurizon (che è la fabbrica prodotto di intesa) e Generali investment”.
Non capita spesso, dice ancora Calì, “che il nostro Paese possa avere poli finanziari di questa grandezza, e sarebbe un segnale forte in un contesto dove il risparmio privato italiano è davvero tanto ma spesso gestito da gruppi stranieri. Sarebbe dunque un segnale forte per la stabilità italiana”, sottolinea.
“Io vedo una forte stabilità strategica per l’operazione, spostare il focus sui ricavi da intermediazione (cioè marginare sulle commissioni da investimento) è molto meno rischioso che puntare sul margine di interesse (con le banche centrali che fanno il bello e cattivo tempo in base anche alle scelte politiche…vedi Trump/Powell)”, dice ancora.
“Ma ci sarebbero – prosegue – due grossi problemi su cui eventualmente lavorare: la governance (chi governerebbe il polo e decide le strategie ) e il rischio di cannibalizzazione di quote di mercato”, sottolinea Calì per poi chiosare: “Eurizon e Generali hanno prodotti paragonabili. Non ci sarebbe complementarietà”. (di Andrea Persili)
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