(Adnkronos) – Settore audioprotesico e intelligenza artificiale: un connubio sempre più stretto. Il parere dell’esperto che però avverte: “L’A.I. ci aiuta e in molti casi anche in modo decisivo, ma non sostituisce il ruolo centrale dell’audioprotesista”. Pistoia,8/11/2024. Oggi l’intelligenza artificiale è diventata parte integrante della nostra quotidianità grazie alla sua implementazione in vari settori. Anche in ambito audioprotesico l’A.I. si sta affermando come uno strumento straordinario per migliorare l’ascolto e l’esperienza degli utenti con problemi uditivi. «L’intelligenza artificiale è già presente nel nostro settore e il suo ruolo sta diventando sempre più rilevante: la ricerca ha portato a risultati sorprendenti offrendo grandi opportunità a chi soffre di deficit uditivi. Rispetto a prima siamo persino entusiasti degli apparecchi sempre più performanti e smart che la tecnologia ci mette a disposizione. Tuttavia, è importante non cadere nell’errore di credere che questi dispositivi, spesso pubblicizzati come miracolosi, risolvano tutto in modo immediato. Molti sono spinti a pensare che basti applicare un dispositivo all’orecchio e che tutto si sistemi. In realtà non è così», avverte il Dott. Gilberto Ballerini, tecnico audioprotesista e titolare di Audiomedical di Pistoia, da oltre 40 anni centro specializzato nell’applicazione e nell’adattamento degli apparecchi acustici. In sintesi, la tecnologia è fondamentale, ma da sola non basta: «La tecnologia è sicuramente in grado di favorire una migliore percezione dell’ambiente sonoro e di migliorare il rapporto segnale/rumore – spiega Ballerini -. Ad esempio i nuovi apparecchi acustici predispongono la persona a orientarsi meglio nello spazio, aiutandola a identificare la direzione di provenienza di una voce, cercando di isolarla da eventuali rumori di fondo. Si pensi a un ristorante affollato: l’A.I. può aiutare a distinguere la voce di un interlocutore nel frastuono generale facilitando la conversazione e riducendo la fatica uditiva. Ma chi garantisce un’adeguata personalizzazione e un supporto è sempre l’intervento umano, in questo caso il tecnico audioprotesista che assume quindi un ruolo centrale e fondamentale nel percorso di chi affronta problemi di udito». L’aspetto sociale e umano della professione non può essere sostituito, ma troppo spesso questa figura rimane un po’ “in ombra”. «A volte è così – prosegue Ballerini -. Si trascura il fatto che il compito dell’audioprotesista non è semplicemente vendere un dispositivo, ma affrontare ogni caso in modo individuale, valutando anche gli aspetti psicologici, sociali, di relazione della persona. Non si parla solo di sentire meglio, ma di preservare la qualità della vita: significa permettere a chi ha difficoltà uditive di mantenere vivi i contatti sociali, partecipare alle conversazioni e sentirsi parte integrante della comunità. Per questo, il vero obiettivo è prendere in carico il paziente e migliorarne l’interazione con il mondo, preservando il suo benessere». Il compito dell’audioprotesista fa quindi da ponte tra tecnologia e salute, ma un ulteriore caposaldo è l’esperienza del professionista. «Ma anche qui attenzione – conclude Ballerini -: l’esperienza non diventi un pretesto per standardizzare o automatizzare le soluzioni! L’audioprotesista deve sempre porsi in posizione di ascolto della persona, comprenderne i bisogni e poi, sulla base del proprio bagaglio di conoscenze, adattare la tecnologia a queste esigenze».
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Gilberto Ballerini, Audiomedical (PT): “A.I. e apparecchi acustici: ecco perché la tecnologia da sola non basta”
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