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In Toscana, il 10% dei giovani ha sofferto di disturbi alimentari. E 3 adulti su dieci hanno sofferto di un disturbo mentale. Gli esperti e i rappresentanti delle istituzioni a confronto nel Think Tank promosso da Motore Sanità hanno stilato una to do list concreta per migliorare l’assistenza nella Regione
Viareggio, 21 ottobre 2024 – Settantamila casi di distress psicologico tra gli adolescenti, con un aumento del 15% dal 2018 al 2022. Con il 10% di ragazzi tra i 14 e i 19 anni che ha sofferto di disturbi alimentari come anoressia, bulimia o binge eating. Sono dati allarmanti quelli raccolti dall’Agenzia Regionale di Sanità (Ars) in uno studio sulla salute mentale in Toscana presentato all’inizio dell’anno. Con una situazione preoccupante tra i giovani, ma anche tra gli adulti: quasi il 30% ha sofferto di un disturbo mentale, mentre il 15% attualmente soffre o ha sofferto di un disturbo mentale nell’ultimo anno, soprattutto ansia. Bisogna partire dai numeri per comprendere la necessità di intervenire su un tema – la salute mentale – che con la pandemia è esploso, assumendo il carattere di una vera e propria emergenza. Per rispondere a questa esigenza, Motore Sanità, con il contributo incondizionato di Angelini Pharma, ha promosso il think tank tra esperti del settore ed istituzioni, con l’obiettivo di identificare le quick win action che possano migliorare l’attuale scenario assistenziale della Regione Toscana. Particolare rilevanza verrà data anche all’analisi delle condizioni di vita delle persone con disagio mentale che non dipendono solo dalla gravità della malattia, ma anche dal grado di accettazione all’interno della famiglia e della società, accettazione spesso ridotta a causa dello stigma di cui vengono fatte oggetto. I lavori del Laboratorio hanno portato gli esperti ad identificare una to do list concreta per migliorare l’attuale scenario della regione Toscana basata sui seguenti punti:
• Investire sui professionisti sanitari
Tutti i Dipartimenti di Salute Mentale della regione Toscana risultano sottodimensionati in termini di personale sanitario e socio sanitario. L’assistenza viene garantita solo grazie all’impegno e disponibilità dei singoli. È necessario un intervento organico che attraverso la misurazione dei carichi di lavoro ai quali tutti gli operatori sono sottoposti porti ad una revisione delle attuali piante organiche. Parimenti è assolutamente necessario garantire un’adeguata formazione così da migliorare diagnosi e percorsi di cura.
• Adeguamento dell’offerta assistenziale
Un adeguamento del numero delle strutture dedicate all’assistenza, cura e riabilitazione dei pazienti con disturbi mentali (i.e. CSM/CPS, CD, SR, ambulatori dedicati) e dei posti letto negli SPDC permetterebbe non solo di rispondere alla crescente domanda di pazienti che necessitano di una presa in carico in condizioni di emergenza-urgenza, ma di attuare un potenziamento dell’assistenza territoriale e dell’offerta sociosanitaria.
• Maggiori risorse
A livello nazionale le nostre stime prevedono una linea di investimenti tale da portare la percentuale del fondo sanitario almeno al 5%. Ciò rappresenterebbe il fattore abilitante per: intensificare l’attività territoriale, implementare l’assistenza ai giovani pazienti nella fase di esordio delle malattie, garantire la continuità della cura sia tra ospedale e CSM, migliorare l’appropriatezza dei trattamenti, l’aderenza e controllare il rischio di effetti collaterali.
• Iniziative di educazione pubblica e lotta allo stigma
Occorre avviare una campagna di sensibilizzazione volta a promuovere una corretta informazione sulla salute mentale, affrontando stereotipi e pregiudizi che spesso alimentano l’isolamento e la discriminazione. Attraverso media tradizionali, social media e iniziative locali, è necessario diffondere messaggi che favoriscano l’inclusione e il rispetto delle persone con disturbi mentali.
• Rafforzamento della medicina di prossimità e del territorio
Per garantire un’assistenza più vicina ai cittadini, è fondamentale rilanciare la medicina territoriale. Proponiamo di adottare nuovi modelli organizzativi che prevedano l’integrazione continua di professionisti della salute mentale, come psichiatri, psicologi e assistenti sociali, nelle unità sanitarie territoriali. Questo approccio consentirà un intervento precoce e multidisciplinare, facilitando la presa in carico tempestiva e il supporto integrato per i pazienti, con particolare attenzione alle situazioni di maggiore vulnerabilità.
• Potenziamento della telemedicina
La telemedicina rappresenta una risorsa strategica per migliorare la continuità assistenziale e il follow-up dei pazienti, specialmente dopo le dimissioni ospedaliere. Sarebbe opportuno introdurre piattaforme digitali che permettano consulti da remoto, monitoraggio costante e contatti frequenti con il personale sanitario. Questo garantirà una gestione più flessibile e accessibile, soprattutto per i pazienti che vivono in aree isolate o che hanno difficoltà a spostarsi.
• Aggiornamento e formazione continua del personale sanitario
La qualità dell’assistenza dipende innanzitutto dalla preparazione degli operatori sanitari. Per questo, è essenziale aggiornare costantemente i professionisti con corsi di formazione specifici in ambito psichiatrico, che permettano di migliorare la tempestività e l’appropriatezza della diagnosi.
Il laboratorio di Viareggio, a cui ha preso parte, tra gli altri, Alberto Siracusano, professore emerito di Psichiatria, Università Tor Vergata, coordinatore del Tavolo tecnico ministeriale sulla salute mentale, è stata la seconda tappa di un percorso che è iniziato da Roma e proseguirà in altre regioni italiane per poi concludersi nella Capitale, dove verrà presentato un vero e proprio “Mental Act” da mettere a disposizione delle istituzioni. “Stiamo insistendo fortemente – ha detto il professor Siracusano – sulla necessità di creare una cultura della salute mentale, facendo capire a tutti i livelli, partendo dalle scuole che sono il primo gradino del percorso, che cosa significhi benessere psichico e, soprattutto, che cosa significhi salute mentale, attraverso una crescita culturale e formativa di ciascuno di noi”. Tra coloro che hanno partecipato al tavolo, anche Valeria Angeli, presidente di Progetto Itaca Firenze: “Il ruolo delle associazioni, insieme con i servizi del territorio, è fondamentale – ha affermato -, per quanto riguarda la prevenzione, ma anche per la cura e il recupero della vita socio-lavorativa. Oggi per le associazioni è importante essere conosciute e riconosciute. E tra le linee da seguire per il futuro, c’è sicuramente quella di un maggiore coinvolgimento dei famigliari, a cui sono rivolti i nostri gruppi di aiuto che, alla fine, forniscono un sostegno fondamentale per il paziente”.
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In Toscana uno su tre ha sofferto di un disturbo mentale
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