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Giulia e tutte le vittime, i soliti discorsi non bastano più. E il 25 novembre non può essere l’elenco di una strage
L’assassinio di Giulia Cecchettin è stato la cronaca di una morte annunciata. E i particolari che stanno emergendo sottolineano la lucidità criminale di un assassino.
Quel bravo ragazzo che come altri bravi ragazzi interrompono una vita. E i sogni di una vita davanti.
L’ultima cena pagata da Giulia, 22 anni, a Filippo Turetta prima di essere uccisa. Alla vigilia della sua laurea che avrebbe dovuto essere un grande giorno di festa tutto per lei. Giulia così brava a disegnare. Guardate il talento espresso dai suoi fumetti. Giulia il ritratto della mamma scomparsa troppo presto. Giulia rimasta con un papà di grande dignità, una sorella che sta urlando per lei. E con il fratellino.
Poi la “ferocia disumana” di Filippo Turetta, 22 anni come Giulia. L’assassinio.
Riguardo al quale “sussiste il pericolo che reiteri condotte violente nei confronti di altre donne”.
Giulia e tutte le vittime: non esistono raptus improvvisi. Nessun assassino si improvvisa tale senza prima aver manifestato segnali non sani.
La maggior parte delle volte, sono molto chiari i dati del Ministero Interno, l’assassino è in famiglia.
Il report del ministero dell’Interno aggiornato al 19 novembre 2023 rendiconta dal primo gennaio 2023 ben 106 donne uccise. Di cui 87 uccise in ambito familiare/affettivo. Di queste, 55 hanno trovato la morte per mano del partner/ex partner.
Non ci sono vittime più vittime di altre.
Ci sono vite interrotte, famiglie distrutte, dolori che si rinnovano, figli che rimangono orfani per mano del padre. Come accaduto pochi mesi fa con l’omicidio di Klodiana a Castelfiorentino.
Ci sono vittime che però scatenano un’ondata di indignazione popolare. L’ondata di indignazione che ha scatenato in tutta Italia lo scorso aprile la morte di Barbara Capovani, psichiatra all’ospedale Santa Chiara di Pisa.
L’ondata di indignazione che sta scatenando l’assassinio di Giulia. Ovunque in Italia. A partire dalle scuole.
Cambiò l’Italia il massacro del Circeo del 1975, con mostri travestiti da bravi ragazzi che stuprarono, picchiarono e ammazzarono Rosaria Lopez, 19 anni. Donatella Colasanti, 17 anni, massacrata, si salvò solo fingendosi morta. Un crimine efferato che diventò spartiacque portando le donne italiane a pretendere la revisione della legge sulla violenza sessuale. Che in Italia diventerà reato contro la persona soltanto nel 1996.
Non bastano più i soliti discorsi che arrivano puntuali ogni volta che una donna viene uccisa. E che ogni volta rimangono tali. Identici a se stessi sempre.
Il 25 novembre, Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza sulle donne,così come l’8 marzo, non può essere solo il lungo elenco di una strage.