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Una donna italiana su tre vittima di violenza. Oltre il 63% stupri commesso da partner

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Una su tre. Una donna italiana su tre vittima di violenza fisica o sessuale.

Ben 6milioni400mila donne italiane tra i 16 e i 75 anni, pari al 31.9%, hanno subito violenza.

Non solo. Il 63.8% degli stupri è reato commesso da partner, di cui il 59.1% da ex partner. Solo il 6.9% da estranei.

Dati impressionanti. Un vero e proprio identikit della violenza contenuto nell‘indagine Istat ‘La violenza contro le donne, dentro e fuori la famiglia’ presentata venerdì 21 novembre 2025, alla vigilia della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne del 25 novembre istituita dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite.

Violenza fisica, sessuale, ma anche economica e psicologica.

Un’indagine 2025 che, sottolinea Istat, segue quella del 2014, è “ancora in corso per la parte relativa alle donne straniere che, per la particolare condizione linguistica e culturale, si ritiene opportuno intervistare di persona”. Per cui “i risultati complessivi verranno divulgati nel 2026, al compimento delle interviste sulle donne straniere”.

Un’indagine 2025 che registra un aumento importante delle vittime giovanissime, età 16-24 anni, che passano dal 28,4% del 2014 al 37,6% del 2025.

Il 22.4% delle vittime sono donne nubili, oltre il doppio delle donne separate o divorziate, 10.3%. Il 36.2% sono studentesse. Il 13.9% sono laureate. Le violenze subite negli ultimi cinque anni risultano più diffuse tra le donne residenti nel Nord-est, 12.2%, e nel Centro, 12.4%. Il 9.1% delle vittime ha subito violenza durante la gravidanza. Nel 62,1% delle violenze ripetute le madri segnalano che i figli hanno assistito alla violenza.

La violenza fisica o sessuale è più frequente tra chi dichiara di sentirsi male o molto male (38,8%, 332.783), chi è affetto da malattie croniche (37,1%, 2.109.160) e chi ha limitazioni gravi (39,4%, 230.074).

Emerge la consapevolezza, dice Istat, ma non la propensione alla denuncia.

Il 63,8% degli stupri, dunque, è reato commesso da partner (il 59,1% degli ex partner, il 4,7% del partner attuale), il 19,4% da un conoscente e il 10,9% da amici. Solo il 6,9% è reato commesso da estranei alla vittima. Un reato di stupro sul quale nei giorni scorsi c’è stato il primo via libera, alla Camera dei Deputati, alla proposta di legge bipartisan che riscrive l’articolo 609-bis del codice penale. Il testo, approvato all’unanimità, che passa al Senato, è il frutto di un accordo ai vertici tra la premier Giorgia Meloni, FdI, e la segretaria del Pd Elly Schlein che introduce nel codice il nuovo concetto di “consenso libero ed attuale”. Relatrici Carolina Varchi, FdI, e Michela Di Biase, Pd.

Dati che Carlo Nordio, ministro Giustizia, alla Conferenza internazionale contro il femminicidio del 21 novembre, commenta puntando il dito sul codice genetico maschile: “Mi sono sempre chiesto come mai siamo arrivati a questa prevaricazione secolare dell’uomo nei confronti della donna, è una risposta un po’ darwiniana della legge del più forte. Questo unico criterio ha fondato il cosiddetto maschilismo e da lì si è protratto in tutte le discipline: se vediamo la storia dell’umanità è purtroppo un continuo dominio maschile. Tutto ciò ha comportato una sedimentazione nella mentalità dell’uomo difficile da rimuovere, di sopraffazione, superiorità, anche se oggi l’uomo accetta e deve accettare questa assoluta parità nei confronti della donna, nel suo subconscio il suo codice genetico trova sempre una certa resistenza. Ecco perché è necessario intervenire con le leggi, con le leggi penali, la repressione, la prevenzione ma soprattutto è necessario intervenire con l’educazione”.

Mentre la ministra Eugenia Roccella, famiglia, natalità e pari opportunità, nel sottolineare “Ormai è una vera e propria emergenza globale”, evidenzia: “Se vogliamo parlare di educazione sessuo-affettiva ne parliamo, ma lateralmente, perché se guardiamo ai Paesi dove da molti anni è un fatto assodato – come per esempio la Svezia per dire quello più noto al mondo – non c’è correlazione con una diminuzione dei femminicidi: la Svezia ha più violenze e più femminicidi di noi. Non voglio criminalizzare la Svezia, ma non c’è una correlazione fra l’educazione sessuale a scuola e una diminuzione di violenze contro le donne”.

Scatenando, Nordio e Roccella, una vera e propria bufera di polemiche.

“Scandaloso” per il Pd con le deputate Ghio, Ferrarie e Forattini: “La violenza contro le donne non nasce nel Dna: nasce in una cultura che alcuni, ancora oggi, sembrano giustificare o quantomeno minimizzare. Attribuire la radice del problema alla natura maschile significa spostare l’attenzione dai veri nodi – educazione, potere, stereotipi – e può diventare, anche involontariamente, un alibi per chi perpetua comportamenti inaccettabili. È scandaloso che due ministri della Repubblica, alla vigilia della Giornata internazionale contro la violenza sulle donne, consegnino al Paese messaggi così distorti e regressivi. Mentre l’Italia chiede risposte concrete, rispetto, prevenzione e strumenti culturali adeguati, dal Governo arriva invece un segnale di arretramento che offende le donne, gli uomini e le nuove generazioni”.

Imbarazzanti” per Maria Elena Boschi, presidente deputati Italia Viva: “Imbarazzanti. Solo così si possono definire le parole di Nordio e Roccella. Il ministro della Giustizia, che parla della violenza contro le donne come di una ‘tara’ maschile, e la ministra per le Pari opportunità, che sostiene che l’educazione non serva a contrastare i femminicidi, stanno insultando tutte donne che ogni giorno chiedono rispetto e pari opportunità”.

“Oscurantismo” per la deputata Chiara Appendino, M5S: “Dire che l’educazione sessuoaffettiva non serve a ridurla significa dire ai nostri figli che non esiste alcun modo per imparare il rispetto, il consenso, l’affettività. È oscurantismo, e l’oscurantismo genera violenza. La verità è un’altra: la violenza contro le donne è figlia di una cultura che si può e si deve cambiare, educando alle relazioni sane. Invece di distorcere i dati per coprire la propria immobilità ideologica, la ministra dovrebbe fare la sua parte: prevenire, educare, costruire consapevolezza. La violenza non è inevitabile, e su questo non arretriamo di un millimetro”.

Secondo il rapporto Ista “La maggior parte delle donne che ha subito violenza tende a confidarsi all’interno della propria rete familiare o amicale: il 54,6% delle vittime ne parla con amici, vicini o compagni di studi, il 31,3% con un familiare e il 19,3% con il partner.
Solo una minoranza, pari al 3,2%, sceglie invece di rivolgersi al di fuori della propria cerchia relazionale, ad avvocati, magistrati o Forze dell’ordine”.

Evidenzia il report: “Si può affermare che la violenza rilevata sia ancora molto sommersa. Considerando le donne che hanno subito più violenze nella loro vita da parte di qualsiasi autore, il 13,3% (circa 537mila donne) ha denunciato almeno
una delle violenze fisiche o sessuali che ha suiìto. I livelli di denuncia sono molto bassi soprattutto per le violenze fisiche o sessuali perpetrate dal partner attuale
(circa 9.800 vittime, il 3,8% di quelle con partner attuale), mentre sono le violenze da ex partner ad essere maggiormente denunciate (circa 286mila, pari al 19,1% delle vittime di queste violenze), così come gli stupri, le forme più gravi della violenza sessuale”.

© Riproduzione riservata

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