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MARINA DI CAMPO – Un nuovo tentativo di nidificazione di tartaruga marina all’Elba è fallito a causa dell’incoscienza di alcuni curiosi. Poco dopo la mezzanotte del 31 luglio, una Caretta caretta è emersa dal mare a Marina di Campo, sull’Isola d’Elba, nella zona tra il punto blu Granello e l’Iselba. Il suo arrivo ha subito attirato diverse persone, molte delle quali si sono avvicinate troppo per fotografarla con flash e torce.
Secondo quanto riferito da Legambiente Arcipelago Toscano, allertata immediatamente dalla Capitaneria di Porto, al momento dell’intervento dei volontari la tartaruga era già rientrata in mare senza aver deposto le uova.
Isa Tonso, responsabile dei Tartawatchers locali, spiega: “Quando siamo arrivati, la tartaruga aveva già abbandonato la spiaggia. Non è tornata, ma potrebbe riprovarci nei prossimi giorni: per favore, non rovinate tutto per una foto».
La zona del tentativo è stata delimitata con quattro paletti, ma il successivo monitoraggio all’alba ha confermato l’assenza di ulteriori tracce.
Legambiente, coinvolta nel progetto europeo Life Turtlenest, ricorda alcune semplici regole fondamentali da rispettare in caso di avvistamento di una tartaruga marina:
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Chiamare subito la Capitaneria (1530) o Legambiente (3407113722).
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Restare ad almeno 10 metri, accovacciandosi o stando distesi sulla sabbia.
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Niente flash, torce o rumori: la tartaruga è un animale facilmente spaventabile.
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Tenere i cani lontani, anche se al guinzaglio.
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Non toccare o modificare l’ambiente intorno a lei.
Il Progetto Life Turtlenest, cofinanziato dall’Ue, mira alla conservazione della tartaruga Caretta caretta in Italia, Francia e Spagna attraverso azioni di monitoraggio, messa in sicurezza dei nidi, ricerca scientifica e sensibilizzazione. In Italia sono coinvolte numerose regioni costiere, tra cui la Toscana, con il sostegno del Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano e vari enti scientifici.
Ogni disturbo può compromettere un’intera generazione di tartarughe. Per questo motivo, il rispetto delle regole diventa fondamentale per garantire la sopravvivenza della specie. Come ricorda Legambiente: “Una foto si può scattare anche dopo, ma un nido perduto non si recupera più”.