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PIEVE A NIEVOLE – I lavoratori di un’azienda di Pieve a Nievole, della quale risultava a quanto pare responsabile un cittadino di origine cinese erano costretti a lavorare 84 ore a settimana.
E su questa ipotesi, a seguito delle indagini condotte dalle forze dell’ordine, un 49enne (regolare sul territorio nazionale, con alle spalle alcuni precedenti) è stato arrestato nelle scorse ore dagli agenti di polizia della squadra Pas del commissariato di Montecatini Terme con le accuse di intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro. In particolare, l’attività d’indagine è stata avviata a seguito di una denuncia ricevuta da una donna (anch’essa di origini cinesi) che lavorando senza regolare contratto in un’azienda di produzione di borse in pelle aveva subito un infortunio sul lavoro che ha comportato l’amputazione di una falange di un dito della mano. Nel contesto, gli agenti di polizia hanno avuto riscontri anche delle condizioni di lavoro a cui era sottoposta e hanno avviato una conseguenziale attività investigativa.
Anche attraverso l’utilizzo di strumenti tecnici, stando a quanto riferito dalla questura, gli agenti hanno appurato come poco meno di una mezza dozzina di operai lavorassero presso uno stabilimento di Pieve a Nievole “dalle 7 circa della mattina alle 21 circa della sera, per sei giorni alla settimana per un totale di circa 84 ore settimanali”. Nel dettaglio, è stato constatato che quasi tutti i lavoratori alloggiavano nella residenza del presunto responsabile della ditta (il 49enne cinese, per l’appunto) il quale accompagnava quasi tutti loro in azienda a bordo di un proprio mezzo, per poi essere riportati in abitazione alla fine della giornata di lavoro.
La polizia, in ottemperanza a quanto disposto dall’autorità giudiziaria, ha eseguito una perquisizione nello stabile aziendale e nell’abitazione dell’indagato unitamente al Nucleo ispettorato del lavoro dell’Arma dei carabinieri, all’Usl Toscana Centro e all’Arpat. Ed all’interno del plesso aziendale è stata effettivamente riscontrata la presenza di un materasso e di coperte utilizzate dalla lavoratrice per trascorre la notte nel capannone, privo di riscaldamento.
Sarebbero inoltre state riscontrate violazioni in materia di sicurezza e igiene nei luoghi di lavoro, come l’assenza di dispositivi di sicurezza nell’utilizzo di macchinari e “condizioni igieniche fortemente precarie”. I tre lavoratori cinesi coinvolti sono risultati privi di contratto di lavoro. Dalle verifiche di Arpat, sono emerse anche delle violazioni in materia di Testo unico ambientale in relazione alla disciplina di smaltimento dei rifiuti.
Non è tutto: la porzione di appartamento dove i lavoratori venivano fatti alloggiare si presentava a quanto sembra in condizioni igieniche carenti e con uno dei due bagni che non erogava acqua calda. Il 49enne è quindi stato portato in carcere a seguito del sequestro dell’azienda, mentre il figlio è stato denunciato.



