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PRATO – Si è conclusa la prima tranche delle articolate indagini che ruotano intorno al carcere di Prato, nei confronti di 33 indagati per i delitti di accesso indebito
a dispositivi idonei alla comunicazione da parte di soggetti detenuti.
L’accesso si è concretizzato nella indebita introduzione e utilizzo di telefoni cellulari di diversi modelli e marche (Apple, Samsung, Redmi e Xiaomi), di ultima generazione, di microtelefoni di varie marche (Foyu eL8Star), di smartwatch, in molti casi risultati impiegati per mantenere i contatti con l’esterno, per un numero complessivo di 41 apparecchi e due ulteriori schede telefoniche, risultati impiegati nei reparti alta sicurezza e media sicurezzada parte di detenuti di nazionalità italiana, macedone, albanese, georgiana e filippina, nonché di due detenuti (uno di nazionalità italiana e altro e altro di nazionalità macedone) per due episodi di introduzione nello stesso di cocaina e hashish, occultati, in un caso, all’interno di contenitori di sugo con carne e, nell’altro, all’interno della camera di sicurezza.
Si è proceduto inoltre alla notifica dell’avviso di conclusione delle indagini preliminari nei confronti di 9 detenuti di nazionalità albanese, marocchina, italiana e polacca per aver partecipato alla rivolta verificatasi il 5 luglio alla quale risulta aver partecipato il detenuto rumeno deceduto il 18 luglio – all’interno della camera di sicurezza, dove si trovava in regime di isolamento – per arresto cardiaco, come è emerso dall’esame autoptico effettuato. Gli accertamenti tecnici sulla causa della morte sono ancora in corso.
Ma non si ferma il proliferare di accesso di droga alla Dogaia. Oggi (23 luglio) è stato rinvenuto un ulteriore quantitativo di cinque grammi di hashish e cocaina, occultato all’interno di abiti, inseriti in un plico destinato a un detenuto, che si inserisce in una sequenza di rinvenimenti negli ultimi giorni. Il 19 luglio scorso, infatti, sono stati rinvenuti 40 grammi di hashish, inserito in un frigo, e il 17 luglio sono stati trovati 5 grammi di hashish, suddivisi in dieci dosi, all’interno di una cella di un detenuto.