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Commercio, Fipe contro il dumping contrattuale: “Stesso mercato, stesse regole”

Il direttore generale toscano Franco Marinoni: "I contratti pirata danneggiano non solo i lavoratori, ma anche gli imprenditori seri”

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FIRENZE – “Contrastare i contratti “pirata” non è solo un dovere etico e giuridico: è anche una delle chiavi per migliorare davvero la qualità del lavoro e dell’occupazione nel nostro paese”. Lo afferma Franco Marinoni, direttore generale di Confcommercio Toscana, a pochi giorni dalla pubblicazione della seconda edizione del manuale sul dumping contrattuale nei pubblici esercizi, presentato da Fipe-Confcommercio con Adapt e il sostegno dell’ente bilaterale nazionale del turismo.

Il fenomeno del dumping contrattuale consiste nella diffusione di contratti collettivi sottoscritti da sigle sindacali e datoriali prive di reale rappresentanza, spesso improvvisate, che introducono condizioni peggiorative rispetto ai contratti siglati dalle organizzazioni maggiormente rappresentative.
“L’obiettivo di chi propone contratti “pirata” è ovviamente quello di ridurre il costo del lavoro, a scapito di salari, diritti e dignità dei lavoratori. È una concorrenza sleale che danneggia non solo i lavoratori, ma anche gli imprenditori seri – spiega Marinoni – perché chi rispetta le regole si trova svantaggiato rispetto a chi le aggira con strumenti contrattuali che costano meno e tutelano meno. Le condizioni più eque e trasparenti per competere si creano solo applicando contratti equi e condivisi dalle parti sociali e dalle organizzazioni datoriali realmente rappresentative. La legge lo ribadisce con chiarezza, con precise sanzioni ed escludendo le imprese che utilizzano contratti pirata da appalti e benefici”.
Secondo il manuale Fipe, le simulazioni su dieci profili professionali nel settore dei pubblici esercizi mostrano differenze retributive e normative enormi tra i contratti “pirata” e quelli legittimi. “Il danno è doppio: per il lavoratore, che guadagna meno e ha meno tutele, e per il sistema economico, che perde in qualità e legalità”.
“Da sempre il nostro mantra è “stesso mercato, stesse regole” – sottolinea il direttore di Confcommercio Toscana – Un mercato sano si basa su regole comuni. Forse proprio la messa al bando dei contratti pirata potrebbe dare quella spinta in più che serve al lavoro di qualità e all’occupazione stabile, contribuendo anche a ricostruire un clima di fiducia tra imprese, lavoratori e istituzioni”.
“Le norme ci sono. Ora chiediamo un intervento forte delle istituzioni e degli organi di controllo e vigilanza come Inps e ispettorato del Lavoro per contrastare il fenomeno – conclude Marinoni -. Ci vogliono più ispezioni e sanzioni esemplari per chi gioca sporco; poi servono più educazione e trasparenza. C’è in ballo la tenuta sociale ed economica del territorio. Ma ne va anche della legittimità del sistema della rappresentanza: non è certo il primo che capita a poter mettere mano ad un contratto collettivo nazionale di lavoro. Sminuire il valore della rappresentanza vuol dire cancellare decenni di confronto costruttivo tra chi rappresenta davvero lavoratori e imprese”.

© Riproduzione riservata

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