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Giorno del Ricordo, Mazzeo: “Dolore entrato troppo tardi nella coscienza collettiva”

Seduta solenne Consiglio regionale della Toscana. Giani: "I martiri delle foibe devono essere una pagina della nostra storia che dobbiamo avere il coraggio di guardare in faccia"

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Giorno del Ricordo

, seduta solenne del Consiglio regionale della Toscana presieduto da Antonio Mazzeo lunedì 10 febbraio. Seduta alla quale hanno presenziato autorità civili e militari. Un saluto e un ringraziamento particolari Mazzeo li ha rivolti a don Severino Dianich, docente emerito della facoltà teologica di Firenze ed esule con la sua famiglia in quei terribili anni, ed Elio Varutti, Coordinatore del gruppo di lavoro storico-scientifico dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia Dalmazia di Udine, chiamati a portare la loro testimonianza. A due ospiti, al termine della seduta solenne, il presidente Mazzeo e il presidente della Regione, Eugenio Giani, hanno consegnato in ricordo della giornata una statuetta del Pegaso alato, simbolo della Regione Toscana.

Mazzeo: “La storia ci racconta che il dolore delle comunità italiane giuliano-dalmate, che hanno subito il dramma delle foibe e l’esodo, troppo tardi è entrato nella coscienza collettiva della nostra Repubblica”.

Mazzeo ha sottolineato anche che “quello che è accaduto alcuni giorni fa alla foiba di Basovizza”, vandalizzata con scritte in lingua slovena, “è grave e dimostra come ci sia qualcuno che tende ancora a utilizzare violenza”.

Giani: “Il dramma di 350mila giuliano-dalmati scacciati solo perché italiani, il dramma delle foibe, con numeri delle vittime che non si sapranno mai con esattezza, sono perenne fonte di memoria. In nome dell’Europa dobbiamo superare quelle lacerazioni. Imartiri delle foibe devono essere una pagina della nostra storia che dobbiamo avere il coraggio di guardare in faccia”.

Mazzeo ha iniziato il suo intervento citando “un fatto di cronaca, il vile atto vandalico compiuto qualche giorno fa alla foiba di Basovizza e voglio citare in apertura le parole con cui il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha commentato l’accaduto: ‘Nulla può far tornare indietro la storia’. E la storia ci racconta che il dolore che provocò e accompagnò l’esodo delle comunità italiane giuliano-dalmate e istriane ha tardato ad essere fatto proprio dalla coscienza della Repubblica”. Il presidente del Consiglio regionale della Toscana ha ricordato che “affinché queste vicende tornassero alla luce nella loro drammaticità, un contributo prezioso lo hanno dato proprio i testimoni diretti di quei giorni e le associazioni degli esuli che sono qui stamani rappresentate. Un contributo fondamentale per la ricostruzione della memoria che resta condizione per affermare pienamente i valori di libertà, democrazia, pace che sono e resteranno sempre un tratto identitario della Toscana e il fondamento della convivenza civile”.

Mazzeo: “A favorire l’istituzione di questa giornata come commemorazione solenne, dopo l’approvazione della legge da parte del Parlamento, fu, esattamente 20 anni fa, un grande toscano, il presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi e voglio, anche in questo caso, ricordare le sue parole pronunciate proprio il primo anno in cui il Giorno del Ricordo fu celebrato: ‘Questi drammatici avvenimenti formano parte integrante della nostra vicenda nazionale; devono essere radicati nella nostra memoria; ricordati e spiegati alle nuove generazioni. Tanta efferatezza fu la tragica conseguenza delle ideologie nazionalistiche e razziste propagate dai regimi dittatoriali responsabili del secondo conflitto mondiale e dei drammi che ne seguirono. È giunto il momento che i ricordi ragionati prendano il posto dei rancori esasperati. I principi di dignità della persona, di rispetto dei diritti fondamentali dell’uomo e dei diritti delle minoranze sono il fondamento dell’Unione Europea’.”

“Essere qui oggi serve proprio a commemorare e ricordare tutte le vittime delle foibe e dell’esodo giuliano-dalmata e a dire, ancora una volta che quanto accaduto non deve ripetersi mai più. Fare memoria di fatti così dolorosi che hanno segnato la vita di tanti Italiani ci porta anche a riflettere che cosa vuol dire oggi ridefinire la nostra identità nazionale nel contesto della nuova cittadinanza europea aperta al mondo. L’Europa di oggi è figlia di quei dolori. Gli orrori della Seconda guerra mondiale e l’odio profondo che l’ha accompagnata, hanno ispirato quei politici illuminati che nel dopoguerra hanno dato vita alle istituzioni comunitarie. Oggi siamo a pieno titolo cittadini europei. Siamo Italiani in quanto Europei. Ed Europei in quanto Italiani. Siamo orgogliosi di essere europei, in un tempo in cui le identità nazionali (italiani, sloveni, croati) non sono più motivo di divisione ma di convivenza pacifica e cooperativa. La ferita di una guerra aperta nel cuore dell’Europa che come ogni guerra genera non solo morte e dolore, ma spinge molti ad abbandonare le proprie case e la propria terra, a vivere il dramma dell’esodo forzato, ci motiva ancora di più a dare risalto e concretezza alla memoria che questo giorno è in grado di sostenere e alimentare.”

“Il bene della pace e della convivenza civile è inestimabile e come tale richiede ogni sforzo per essere realizzato. Certo nel rispetto della libertà e dei diritti di tutti. Perché non ci può essere pace vera senza giustizia e non si costruisce convivenza civile sul sopruso e sulla violenza. Proprio in questi giorni sui luoghi di quel confine orientale che è stato il teatro della tragedia che oggi ricordiamo si è accesa una luce di speranza. Gorizia e Nova Gorica, la parte italiana e quella slovena di quell’unica città che la guerra aveva diviso e che per anni sono state separate non solo da un assurdo confine da un vero e proprio muro, sono insieme capitale europea della cultura per il 2025.  Con questa speranza vogliamo celebrare questa giornata. Senza sconti sulle responsabilità per la tragedia che è stata perpetrata. Con il rigore della verità storica da riconoscere. Perché la memoria non ci consegna solo il passato, ma ci dà gli strumenti e la consapevolezza per costruire il futuro”.

© Riproduzione riservata

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