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FIRENZE – Con l’avvicinarsi delle elezioni regionali in Toscana del prossimo autunno, la campagna elettorale entra nel vivo e i primi sondaggi delineano un quadro già piuttosto chiaro: Eugenio Giani, presidente uscente e candidato del centrosinistra, è in netto vantaggio sul (probabile) principale sfidante, Alessandro Tommasi, sindaco di Pistoia e volto nuovo del centrodestra regionale. Staccati, o comunque tutti da valutare, gli altri. Oltre a realtà che saranno di pura testimonianza (Forza di Popolo, comunisti, eccetera) si profila una corsa anche de L’Altra Toscana, un raggruppamento civico che fa riferimento al sindaco di Viareggio Giorgio Del Ghingaro che, però, ha evidenziato la difficoltà di raccogliere le firme utili in vista della competizione elettorale.
Secondo rilevazioni diffuse da diversi istituti di ricerca, Giani gode di un’altissima notorietà in tutta la Toscana, frutto di un mandato da governatore molto presente sul territorio, un linguaggio diretto e una costante e continuativa esposizione mediatica. In particolare, la sua capacità di presidiare anche le aree periferiche della regione, la cosiddetta Toscana Diffusa, dalle zone costiere fino all’entroterra montano, ha rafforzato il legame visivo con l’elettorato. È diventato, nel corso degli anni, un volto familiare, percepito come figura istituzionale radicata.
Diversa la situazione per Tomasi, primo cittadino di Pistoia dal 2017 e recentemente lanciato come candidato di Fratelli d’Italia (e unitario) del centrodestra. Se nel suo comune gode di un buon consenso e di una discreta base elettorale, fuori dal territorio pistoiese il suo nome resta poco conosciuto, quasi trasparente.
Questo deficit di notorietà si sta rivelando un ostacolo concreto in una campagna elettorale che, per quanto breve, richiede una forte presenza capillare.
Giani lo conoscono tutti: presente ovunque, dalle inaugurazioni alle emergenze, ha costruito una visibilità capillare in tutta la regione. Tomasi, invece, fuori da Pistoia è poco conosciuto e deve ancora farsi spazio nell’immaginario dei toscani come figura credibile a livello regionale.
A rafforzare il distacco tra i due, il fatto che Giani abbia saputo costruire nel tempo una rete solida di contatti e sostenitori locali, sia istituzionali che civici, in grado di mobilitare voti anche nelle province più piccole.
L’esperienza amministrativa regionale gioca a favore del presidente uscente, che ha potuto affrontare durante il suo mandato dossier complessi come la gestione della pandemia, i fondi del Pnrr e le riforme sanitarie territoriali. Elementi che, sebbene talvolta contestati, hanno contribuito ad accrescerne il profilo politico.
Il centrodestra, da parte sua, punta tutto sull’effetto novità e su una campagna che vuole rompere gli schemi tradizionali. Tomasi si sta presentando come volto pragmatico, vicino ai problemi quotidiani dei cittadini, con una visione più concreta e meno ideologica. Ma resta il nodo principale: farsi conoscere, e in fretta.
A tre mesi dal voto, dunque, la sfida è aperta ma in salita per l’attuale sindaco di Pistoia. Se non riuscirà a colmare rapidamente il gap di notorietà con una campagna incisiva e innovativa, il rischio è che le regionali toscane 2025 si trasformino in una partita senza storia. E che Giani, forte del suo radicamento, possa conquistare, senza troppi affanni, un secondo mandato alla guida della Regione.