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Duplice omicidio di Bagno a Ripoli, convalidato arresto presunto killer

Antonino La Scala, 46 anni, accusato omicidio volontario aggravato di Umberto Della Nave, 83 anni, e Dina Del Lungo, 81. L'uomo avrebbe cosparso i coniugi con liquido infiammabile per poi dare loro fuoco. Obiettivo impossessarsi dei risparmi. Indagini Carabinieri

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FIRENZE – Duplice omicidio di Bagno a Ripoli, convalidato arresto presunto killer.

Il gip del tribunale di Firenze Angelo Antonio Pezzuti ha convalidato l’arresto di Antonino La Scala, 46 anni, sospettato di aver ucciso Umberto Della Nave e Dina Del Lungo. I coniugi di 83 e 81 anni trovati morti il 5 dicembre scorso nella loro casa distrutta dalle fiamme a Osteria Nuova, frazione del Comune di Bagno a Ripoli, provincia di Firenze.

Disposta per l’indagato la misura cautelare in carcere. Le accuse sono di omicidio volontario aggravato, tentato occultamento di cadavere, rapina aggravata e danneggiamento a seguito di incendio. La Scala, difeso dall’avvocato Tiziana Barillaro, nell’interrogatorio di garanzia si è avvalso della facoltà di non rispondere.

Secondo quanto ricostruito dai Carabinieri, che indagano coordinati dal sostituto procuratore Marco Mescolini, La Scala, che conosceva le vittime, avrebbe ucciso i due coniugi, li avrebbe cosparsi di liquido infiammabile e poi avrebbe dato loro fuoco per nascondere le tracce del duplice omicidio. Obiettivo, secondo l’accusa, sarebbe stato impossessarsi dei risparmi che i due avevano messo da parte grazie all’attività commerciale che avevano gestito per molti anni.

Antonino La Scala era stato fermato dai Carabinieri del comando provinciale di Firenze nella serata dell’11 dicembre, verso le ore 20.30, sei giorni dopo il duplice omicidio di Bagno a Ripoli.

Il giudice ha ritenuto sussistenti a carico dell’indagato “gravi indizi di colpevolezza” in ordine alle imputazioni contestate alla Procura.

Il gip, spiega il procuratore capo Filippo Spiezia, “ha ritenuto ricorrente il requisito del pericolo di fuga che ha legittimato il decreto di fermo”. Il giudice, infine, ha ritenuto l’esigenza cautelare in carcere “sussistendo il concreto pericolo che l’indagato, qualora rimesso in libertà, possa darsi alla fuga”. Ed ha ritenuto “sussistenti le esigenze cautelari per il concreto ed attuale il pericolo che l’indagato possa commettere ulteriori reati della stessa specie. O che, pur essendo previsti da disposizioni diverse, presentino caratteri fondamentali comuni”.

Questo pericolo, sottolinea Spiezia, “è stato desunto soprattutto dalle specifiche modalità e circostanze del fatto e dalle peculiarità della condotta. Costituita dall’aver assassinato e rapinato due persone anziane nella propria abitazione e, presumibilmente, anche di aver dato fuoco ai cadaveri. La complessità delle indagini deve ritenersi tuttora perdurante anche alla luce degli ulteriori accertamenti delegati da questo Ufficio. Al fine di verificare ogni altra circostanza utile alla completa ricostruzione del gravissimo episodio”.

© Riproduzione riservata

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