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Omicidio Ciatti, per Corte di Assise Niccolò ucciso senza crudeltà

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SCANDICCI – Omicidio Ciatti, per la Corte di Assise di Roma Niccolò Ciatti è stato ucciso senza crudeltà e senza futili motivi.

Rese note le motivazioni della sentenza emessa dai giudici della Corte di Assise di Roma lo scorso 7 febbraio. Sentenza con cui è stato condannato a 23 anni l’assassino latitante Rassoul Bissoultanov, per aver pestato, massacrato di botto e ucciso Niccolò, 22 anni,  nella notte tra l’11 e il 12 agosto 2017 fuori una discoteca di Lloret de Mar in Spagna.

Non riconosciute dunque le aggravanti di crudeltà e futili motivi.

Papà Luigi Ciatti: “Come si fa a non ravvisare le aggravanti della crudeltà e dei futili motivi? Non gli hanno dato l’ergastolo ma potevano dargli trent’anni. La questione è che Bissoultanov è libero e continua tranquillamente la sua vita. Che giustizia è? Prima la Corte di Assise lo ha liberato, ora la Spagna non lo cerca, e così lui è libero e beato”

Un massacro, quello del ragazzo di Scandicci che in Spagna si trovava in vacanza con gli amici, ripreso con un video che mostra Niccolò inerme a terra, indifeso, incapace di reagire per le botte ricevute, vittima della furia di Bissoultanov, con quell’ultimo violentissimo calcio sferrato alla tempia di Niccolò.

Bissoultanov è stato anche condannato in Spagna,  la condanna è di 15 anni.

Ma Bissoultanov è latitante. Era in carcere fino a dicembre 2021, a Rebibbia.

La Corte d’Assise di Roma nel dicembre 2021 lo ha rimesso in libertà, con un provvedimento poi annullato dalla Cassazione.

I giudici della Corte di Assise di Roma scrivono nelle motivazioni della sentenza: ”La forza dirompente dei due ceceni si è abbattuta con impatto micidiale sulla vittima e sull’unico dei presenti che abbia concretamente tentato di intervenire efficacemente in soccorso dell’amico, ridotti a terra in fin di vita o doloranti e quindi inoffensivi”.

Poi: “Inoltre nessuno degli astanti pone in essere alcuna azione offensiva nei confronti dei due ceceni e di soccorso della vittima. Tutti si allontanano dal centro della pista per timore di essere colpiti mentre sono vani i tentativi degli amici di avvicinarsi per prestare loro soccorso. Il povero Ciatti è stato colpito quando era del tutto indifeso ed inoffensivo, ancora stordito per il pugno ricevuto, con un colpo portato in violazione di ogni più elementare regola di combattimento che fin da epoca antica proibisce di colpire l’avversario a terra, indifeso, addirittura in testa. Una regola che è parte delle più comuni regole del costume sociale e che era nota all’imputato, cultore ed atleta di lotta greco-romana e di Mma. Proprio la conoscenza approfondita della lotta da combattimento consentiva all’imputato di avere piena consapevolezza della potenzialità letale del calcio da lui sferrato in una zona vitale del capo proprio perché un tale colpo è proibito dalle regole più elementari che la disciplinano”.

“Inoltre, a rafforzare la ricostruzione accusatoria e a smentire la tesi difensiva va tenuto conto anche del comportamento successivo tenuto, cioè, di come l’imputato abbia continuato a dare sfogo alla propria aggressività anche dopo aver colpito in modo gravissimo la vittima e si fosse accorto, avendone osservate le condizioni, della situazione di incoscienza in cui versava, atteso che nonostante Niccolò fosse stramazzato a terra con gli occhi sbarrati, immobile, sanguinante dalla tempia destra, Bissoultanov ha continuato a rivolgere i propri agiti aggressivi nei confronti degli amici di Niccolò affinché non potessero prestare soccorso all’amico”.

 

 

© Riproduzione riservata

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