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Vannino Chiti e gli ottant’anni della Liberazione di Firenze: “La Resistenza è stata un’esperienza plurale”

Il presidente dell'Isrec ed ex presidente della Regione Toscana: "Qui fu il popolo a liberarsi e a darsi un governo. Il ruolo delle donne non abbastanza valorizzato: è il momento di porre rimedio”

FIRENZE – Sono passati ottant’anni dalla Liberazione di Firenze. 

È al presidente dell’Istituto Storico della Resistenza e dell’Età Contemporanea, ex parlamentare e presidente della Regione, Vannino Chiti, che è demandato il ricordo dell’11 agosto 1944 in città.

“La mattina dell’11 agosto 1944 – dice – accaddero eventi straordinari: il nemico era fuggito, i fiorentini erano liberi. La gente scese nelle strade, invase le piazze. La guerra – con la sua scia di distruzione e di morte – era finita. Sembrava persino impossibile, troppo grandi erano state le sofferenze.  Questo ottantesimo anniversario è, come allora, un’occasione per fare festa e per ricordare che furono i fiorentini, le donne e gli uomini insieme alle forze partigiane, i fieri protagonisti di quella Liberazione che nacque, prima di tutto, dalla volontà di un popolo stremato dalla peggiore dittatura e da una feroce guerra”.

“Firenze è stata un modello – ricorda Chiti –  nell’Italia che affrontava la guerra di liberazione, fu l’unica città dove – con grande dignità – le forze antifasciste riuscirono a far insediare in autonomia un governo locale. Il Comitato Toscano di Liberazione Nazionale, preso il comando della città e insediatosi a Palazzo Medici Riccardi, nominò il sindaco, Gaetano Pieraccini, medico socialista, con i vicesindaci Mario Fabiani, comunista, e Adone Zoli, democristiano. Tutti galantuomini che si erano spesi per la libertà”.

La Resistenza è stata un’esperienza plurale – prosegue – per le donne e gli uomini che vi hanno partecipato, per le forze politiche che organizzarono i reparti partigiani, per gli ex militari e i carabinieri che rifiutarono di aderire alla Repubblica sociale italiana, per gli esponenti del clero – parroci, suore e frati – che aiutarono, ospitarono, offrirono protezione a civili, a combattenti e a ebrei italiani. Testimonianze che rappresentano il mosaico della nostra democrazia, dei valori che ci devono unire, del futuro di giustizia e pace ancora, per tanti aspetti, da costruire . È giusto, – in occasione degli ottantesimi anniversari della Liberazione, della Repubblica e della Costituzione – dedicare momenti di approfondimento e divulgazione al ruolo di tutti, in particolare al decisivo, e non abbastanza valorizzato, contributo delle donne alla guerra di Liberazione. È venuto sicuramente il momento di porre rimedio”.

“E, nei giorni in cui si celebra la Liberazione di Firenze – conclude Chiti – vale la pena di ricordare, per tutte, la straordinaria figura di Maria Luigia Guaita che, all’alba dell’11 agosto 1944, corre a Palazzo Vecchio per avvertire di far suonare la Martinella e di issare il tricolore sulla Torre d’Arnolfo”.

© Riproduzione riservata

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