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FIRENZE – Era il 12 maggio 1887 quando Firenze svelava al mondo il nuovo volto della sua maestosa Cattedrale di Santa Maria del Fiore: l’imponente facciata neogotica che oggi milioni di visitatori ammirano e fotografano ogni anno. Un anniversario importante, che segna esattamente 138 anni da quell’inaugurazione solenne, avvenuta tre secoli dopo la demolizione della precedente facciata medievale di Arnolfo Di Cambio.
Eppure, quella facciata iconica, tanto rappresentativa quanto recente nella lunga storia del Duomo, è il frutto di una gestazione tormentata durata secoli, costellata di demolizioni, progetti mai realizzati e concorsi architettonici carichi di implicazioni culturali e politiche.
Tre facce in sei secoli: la travagliata storia del prospetto del Duomo
Come il volto rivela un individuo, così la facciata antica di un edificio ne è la sua manifestazione pubblica. E la Cattedrale di Firenze, nei suoi sei secoli di storia, ha cambiato faccia ben tre volte. La prima fu quella grandiosa ideata da Arnolfo di Cambio alla fine del Duecento. Un tripudio di mosaici, logge, statue e rilievi, con opere firmate da maestri del calibro di Donatello. Un progetto ambizioso, rimasto incompiuto e definitivamente smantellato nel 1587 per volere del granduca Francesco I de’ Medici. Con quella rimozione, non solo si perse l’apparato decorativo medievale, ma anche una parte significativa dell’identità originaria del Duomo. Le statue furono disperse, alcune distrutte, altre conservate o trasferite in collezioni private.
Per tutto il Seicento, grandi architetti come Buontalenti e Cigoli tentarono di restituire una dignità decorativa al prospetto del Duomo, ma i loro progetti rimasero sulla carta. L’unica realizzazione concreta fu una facciata dipinta, ideata per un matrimonio granducale nel 1689, che sopravvisse, seppur sbiadita, fino all’avvento della fotografia nel XIX secolo.
L’unità d’Italia e la scelta del neogotico: un ritorno al passato glorioso
Fu solo con l’Unità d’Italia e la proclamazione di Firenze a capitale che si tornò a parlare concretamente della facciata del Duomo. Il neogotico, divenuto lo stile ufficiale della nuova Italia unita, fu scelto per evocare un glorioso passato medievale e civile. Dopo numerosi concorsi e accesi dibattiti, il progetto di Emilio De Fabris fu selezionato. La costruzione della facciata iniziò finalmente nel 1876, ma il suo ideatore morì nel 1883, senza poter ammirare il suo capolavoro compiuto. Fu il suo successore, Luigi Del Moro, a portare avanti il cantiere fino alla inaugurazione ufficiale del 12 maggio 1887. Esattamente tre secoli dopo la demolizione della facciata medievale di Arnolfo di Cambio.
La facciata che ammiriamo oggi si inserisce idealmente e visivamente nella tradizione medievale fiorentina, con i suoi marmi bianchi e un linguaggio gotico che richiama le origini della città. Nei sedici anni successivi all’inaugurazione, furono realizzate anche le tre imponenti porte di bronzo, che andarono a sostituire le precedenti in legno, completando definitivamente l’opera nel 1903, sigillando un secolo di travagliate trasformazioni.
La straordinaria e preziosa collezione di disegni architettonici conservati negli Archivi dell’Opera del Duomo testimonia in modo eloquente questo lungo percorso, con una parte di essi esposta nella sezione del Museo dedicata. E nella navata sinistra della Cattedrale, il monumento funebre dedicato a Emilio de Fabris si erge di fronte ai sepolcri di Giotto e Brunelleschi.
Sotto i marmi lucenti, una storia di trasformazioni e resilienza
Oggi, la facciata del Duomo si presenta come una perfetta sintesi di storia, estetica e identità collettiva. Ma sotto i suoi marmi lucenti si nasconde una lunga vicenda di trasformazioni, sogni incompiuti e rinascite culturali. Le sue statue, alcune originali e molte sostituite da copie per motivi conservativi.