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FIRENZE – A Firenze è scattata un’indagine per false dichiarazioni di lavoro al fine di ottenere permessi di soggiorno: tre persone sono state coinvolte in un’inchiesta delle procura, portata avanti dal Nucleo carabinieri dell’ispettorato del lavoro, con la collaborazione delle stazioni di Altopascio e Marina di Pisa.
Le violazioni risalgono a un periodo compreso tra giugno 2024 e marzo 2025. In pratica, alcuni migranti volevano presentare ricorso dopo aver ricevuto un diniego allo status di protezione internazionale. Per farlo, hanno allegato documenti falsi e buste paga o contratti fasulli, spesso intestati a datori di lavoro completamente ignari o addirittura persone senza fissa dimora.
L’indagine è stata avviata, promossa e condotta dal Nucleo carabinieri ispettorato del lavoro di Firenze, sotto la direzione della locale procura ed è frutto di una sinergica azione di cooperazione che ha visto il coinvolgimento dell’arma territoriale e nello specifico dei comandi stazione carabinieri di Altopascio e Marina di Pisa.
L’indagine ha consentito di disarticolare un sistema consistente nel produrre falsa documentazione di lavoro nell’ambito dei ricorsi, presentati al tribunale di Firenze, a dei provvedimenti di rigetto per il riconoscimento dello status di protezione internazionale, emessi dalle sezioni distaccate di Lucca e Livorno delle commissioni territoriali di Firenze del ministero dell’interno.
L’impulso investigativo è nato a seguito da alcune segnalazioni effettuate direttamente dal tribunale di Firenze quarta sezione civile, specializzata in materia di immigrazione, protezione internazionale e di libera circolazione dei cittadini dell’Unione Europea.
Nello specifico, i cittadini stranieri indagati, avevano presentato, nelle commissioni Territoriali, delle istanze per il riconoscimento dello status di protezione internazionale, che però venivano rigettate dalle stesse, in quanto privo di elementi sufficienti. Gli stranieri interessati, che poi sono stati indagati, ricorrevano successivamente in via giudiziaria ai provvedimenti di respingimento, presentando ricorso al tribunale di Firenze. Al fine di dimostrare di avere in essere dei rapporti di lavoro, gli interessati hanno allegato ai loro ricorsi documentazione risultata essere falsa, consistente principalmente in buste paga e comunicazioni di assunzione. I simulati rapporti di lavoro hanno riguardato sia aziende, sia datori di lavoro domestici, entrambi all’oscuro di tutta la vicenda.
In un caso è risultato addirittura che il datore di lavoro domestico fosse un clochard.