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I detenuti appiccano un incendio in due sezioni del carcere di Sollicciano

Nuova violenta protesta nella struttura fiorentina: fra le cause il suicidio di un detenuto di 20 anni di origine tunisina

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FIRENZE – Situazione ancora una volta esplosiva al carcere fiorentino di Sollicciano dove è scoppiata nella serata di ieri (4 luglio) una protesta violenta che ha reso necessario l’intervento, oltre che della polizia penitenziaria, anche dei vigili del fuoco.

Sarebbe stato infatti appiccato un incendio in due sezioni della casa circondariale. L’incendio è stato spento e la situazione è rapidamente tornata sotto controllo mentre veniva attivato dalla prefettura il piano della sicurezza previsto per casi di questo tipo. 

Dell’episodio sono state avvertite prefettura e questura di Firenze e le forze dell’ordine, in attesa di conoscere i dettagli e gli esiti della protesta, si sono schierate all’esterno della struttura carceraria fiorentina.

La mobilitazione è stata portata avanti da una ottantina di detenuti. Fortunatamente non ci sono stati feriti a seguito dell’incendio.

A far scoppiare la protesta, oltre alle condizioni del carcere (dove si riscontrerebbero problemi anche di mancanza d’acqua e di scarsa igiene con la presenza di cimici), il suicidio (l’ennesimo di quest’anno nelle carceri italiane) di un detenuto di 20 anni di origine tunisina. 

La posizione del Sappe

Così racconta quanto accaduto Francesco Oliviero, segretario del SAPPETutto è iniziato quando un giovane detenuto di origini maghrebine ha deciso di togliersi la vita all’interno della propria cella. Prima dell’insano gesto, ha bloccato la serratura della cella impedendo ogni intervento da parte del personale di polizia che poteva salvarlo. Da lì è iniziata la protesta dei ristretti della sezione e, a seguire, di tutto il reparto. Ma secondo le prime ricostruzioni era una protesta preparata già da tempo per le condizioni in cui vivono la detenzione. Mancanza d’acqua, cimici e problemi strutturali, da tempo denunciati dal SAPPE, sono i veri motivi della veemente protesta al reparto giudiziario e al rifiuto del vitto da parte da parte dei ristretti del reparto penale”.

Oliviero rimarca che “la situazione è divenuta insostenibile. Non si può continuare ad assistere all’inerzia dell’amministrazione centrale che ha lasciato letteralmente soli direttore, comandante e personale di polizia penitenziaria a dover gestire tali situazioni. L’istituto fiorentino in tali condizioni strutturali non può continuare ad esistere. Il personale di polizia penitenziaria è stanco e sfiduciato di dover prestare la propria attività lavorativa in questo inferno, sottorganico e con tante ore di straordinario che non vengono retribuite per mancanza di fondi!! Non si possono continuare ad assegnare, in tali condizioni, detenuti di difficile gestione e pochi inclini al rispetto delle regole di un istituto di pena”.

“Prevediamo un’estate di fuoco – commenta il segretario generale del SAPPE, Donato Capece – se non si prenderanno immediatamente provvedimenti concreti e risolutivi; per questo apprezziamo quelli approvati l’altro ieri dal governo. Il personale di polizia penitenziaria è allo stremo e, pur lavorando più di 10/12 ore al giorno, non riesce più a garantire i livelli minimi di sicurezza. Non è più rinviabile dotare al più presto anche la polizia penitenziaria del taser e di ogni altro strumento utile a difendersi dalla violenza di delinquenti che non hanno alcun rispetto delle regole e delle persone che rappresentano lo Stato Aspettiamo di legge l’intero articolato dello schema di decreto-legge approvato dal Consiglio dei ministri per fronteggiare l’emergenza penitenziaria nazionale”.

© Riproduzione riservata

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