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Assolti i genitori di Matteo Renzi: “Il fatto non costituisce reato”

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FIRENZE – “Dopo anni di lotta e dolore i miei genitori sono stati assolti: il fatto non costituisce reato. Sono felice per loro e per tutti noi. Non auguro a nessuno di vivere ciò che hanno dovuto vivere i miei, non si meritavano tanto odio. Ha vinto la giustizia, ha perso il giustizialismo”.

Così Matteo Renzi subito dopo la sentenza con cui la Corte di Appello di Firenze ha assolto con formula piena i genitori Tiziano Renzi e Laura Bovoli. Finiti a processo per due presunte fatture false per complessivi 160mila euro più Iva. In primo grado Renzi e Bovoli il 7 ottobre 2019 erano stati condannati dal Tribunale di Firenze a un anno e nove mesi di reclusione.

“Il fatto non costituisce reato”. La Corte ha accolto la ricostruzione del collegio difensivo dei genitori dell’ex premier composto dagli avvocati Federico Bagattini, Lorenzo Pellegrini, Marco Miccinesi e Francesco Pistolesi, respingendo la richiesta della procura generale di confermare le condanne.

I giudici di appello hanno largamente riformato anche la sentenza di primo grado per l’imprenditore pugliese Luigi Dagostino, soprannominato ‘il re degli outlet’, che era stato condannato a 2 anni. Dagostino è stato assolto dall’accusa principale di false fatture, mentre per la truffa gli è stata addebitata una pena di nove mesi. La Corte depositerà le motivazioni entro 90 giorni.

Dalla loro casa di Rignano Tiziano Renzi e Laura Bovoli, assenti in aula alla lettura della sentenza, dopo la quale sono scoppiati a piangere: “Siamo molto soddisfatti e contenti per l’assoluzione con formula piena. Abbiamo sempre creduto nella giustizia e finalmente la giustizia è arrivata”.

Il processo verteva su due presunte fatture false emesse dalla Party srl (da 20mila euro più Iva) e dalla Eventi 6 srl (140mila euro più Iva), società imprenditoriali gestite dai coniugi Renzi. La truffa aggravata sarebbe stata commessa da Dagostino perchè avrebbe pagato i genitori di Renzi per lavori inesistenti.

Secondo l’accusa la fattura da 140mila euro per progetti di fattibilità su aree ricreative e per la ristorazione all’outlet del lusso ‘The Mall’ di Leccio di Reggello, Firenze, sarebbe stata emessa per consulenze pagate ma non realizzate. L’altra fattura da 20mila euro risultava emessa dalla Party srl (unica fattura emessa nel 2015), società fondata da Tiziano Renzi (con il 40% della quote) e dalla Nikila Invest, srl amministrata da Ilaria Niccolai (60%), compagna dell’imprenditore Luigi Dagostino, all’epoca amministratore delegato della Tramor, società di gestione dell’outlet.

“La Corte d’Appello ha accolto in pieno la nostra richiesta di assoluzione perchè il fatto non sussiste per il reato tributario relativamente alle fatture”, ha detto ad Adnkronos l’avvocato Alessandro Traversi, difensore Dagostino. “Relativamente alla condanna secondaria leggeremo le motivazioni e con tutta probabilità faremo ricorso”, ha aggiunto Traversi.

Il padre del leader di Italia Viva ha accennato anche al rapporto con suo figlio: “Mi diceva di smettere con il lavoro e con il senno di poi aveva ragione. Ma a lui non ho mai chiesto nulla”. Tiziano Renzi, riporta Adnkronos, durante le dichiarazioni spontanee, ha citato la pm titolare delle indagini, chiamandone in causa il marito (da cui risulterebbe peraltro da tempo separata): “Non ho mai chiesto nomine e incarichi a mio figlio, da questo punto di vista non ho mai lavorato con il pubblico. Voglio affermare quello che mi ha detto Matteo a distanza di anni, che il marito della pm aveva chiesto a lui e ai suoi collaboratori con insistenza una nomina”.

© Riproduzione riservata

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