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Austerity, si parte. Inverno con termosifoni che potrebbero essere accesi in casa fino a due ore in meno e fino a due gradi in meno
rispetto agli anni passati, soprattutto nelle aree d’Italia in cui il clima è più clemente.
E’ una delle ipotesi allo studio del ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani, che sta predisponendo il piano di risparmio energetico a fronte di razionamenti di forniture di gas e per contenere i consumi.
Oltre che in casa, anche negli edifici pubblici.
A confermarlo Cingolani nel corso dell’informativa sul piano di risparmio del gas durante il Cdm ia Palazzo Chigi.
La stretta sui riscaldamenti dovrebbe arrivare con un decreto ministeriale che lo stesso Cingolani firmerà nei prossimi giorni.
Nel corso dell’informativail ministro non avrebbe fatto accenno a eventuali ricorsi allo smart working nel servizio pubblico né a interventi sull’illuminazione delle vetrine dei negozi.
Se in Francia e Germania si spengono prima le vetrine dei negozi, se Parigi ha già messo in conto il razionamento per le imprese, Roma parte con cautela.
Sul fronte imprese, Cingolani avrebbe confermato due pacchetti di prezzi calmierati per le energivore e le gasivore, si farà leva sulla produzione interna di energia per aiutare chi in queste ore minaccia di chiudere i battenti.
Al momento, avrebbe inoltre chiarito il responsabile del Mite, non è previsto alcun razionamento dei consumi industriali: a tanto si arriverà -ma su base volontaria con il servizio di interrompibilità- solo se la situazione dovesse precipitare, ovvero se Mosca dovesse chiudere i rubinetti.
Cingolani ha ricordato che lunedì prossimo volerà a Bruxelles dove il 9 è convocata la riunione straordinaria del Consiglio Ue dei ministri dell’Energia e ha assicurato che l’Italia è pronta a battagliare per il tetto al prezzo del gas, rimarcando che dalla Germania sono arrivate aperture sul price cap.
La dipendenza dal gas di Mosca è stata sforbiciata dal 40 al 18%, il livello di riempimento degli stoccaggi ha superato l’81%.
Sul rigassificatore a Piombino Cingolani: “Se non verrà realizzato, c’è il rischio concreto di andare in emergenza nel marzo 2023”.
Il piano verrà inviato a Bruxelles entro il 15 ottobre, termine indicato perentoriamente dall’Europa.