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Appropriatezza e accesso equo alle cure: la sfida per trattamenti sempre più mirati Talmelli (Europa Uomo): “La rete dei centri multidisciplinari diventi presto realtà”
Firenze, 13 febbraio 2025 – Da una parte i numeri, impietosi. Con 43mila nuove diagnosi di tumore alla prostata, oltre 2mila delle quali in Toscana, 8mila decessi ogni anno e 564mila uomini che, soltanto in Italia, convivono con questa forma di cancro. Dall’altra, una vera e propria rivoluzione sul piano diagnostico e terapeutico che, grazie alla scoperta di nuove metodiche di imaging radiologico e medico-nucleare permette di intercettare sempre più spesso il tumore nelle sue fasi iniziali, potendo contare su una crescente disponibilità di opzioni terapeutiche che consente trattamenti sempre più personalizzati, aumentando le prospettive di guarigione e di sopravvivenza alla malattia. Ai costanti progressi della ricercadeve però affiancarsi una strategia sanitaria che assicuri a tutti i pazienti equità di accesso a percorsi di diagnosi e cura di qualità, superando le criticità. Di questo, e molto altro, si è parlato oggi nel corso del convegno “Il tumore alla prostata in Toscana. Qualità di diagnosi e cura, qualità della vita” promosso da Europa Uomo Italia e organizzato da Motore Sanità. Un incontro utile per un dialogo costruttivo tra pazienti, esperti e istituzioni in cui si è cercato, tra le altre cose, di individuare la via per implementare percorsi strutturati di diagnosi, cura e assistenza per chi oggi affronta un tumore della prostata, dallo screening di popolazione alla presa in carico in unità specializzate multidisciplinari. Perché oggi più che mai, la possibilità di intercettare precocemente la malattia e di ricevere la terapia più indicata, nel momento giusto e nel contesto più adeguato, rappresentano una sfida cruciale per il sistema sanitario e un diritto imprescindibile per i pazienti.
I dati della Regione Toscana: in un anno oltre 2mila nuovi casi e oltre 1.900 interventi
Per comprendere il contesto, occorre partire dai numeri. “In Toscana – ha spiegato Fabrizio Gemmi, Coordinatore dell’Osservatorio per la Qualità ed Equità, Agenzia Regionale di Sanità della Toscana. – si stimano circa 2mila nuovi casi di tumore alla prostata ogni anno e si registra una crescita degli interventi chiurgici, che nel 2023 sono stati 1.908”. Il dato degli interventi, “in costante aumento dal 2017, escluso il periodo della pandemia, è frutto del miglioramento della diagnostica”. Nel 2023, “ben 1.630 operazioni sono stati eseguite con chirurgia robotica, a conferma del ruolo sempre più rilevante delle nuove tecnologie nel trattamento della patologia”. Con l’ospedale di Careggi che “ha effettuato oltre 600 interventi, come nessun altro in Italia”. E se una piccola parte di uomini malati di tumore alla prostata risulta non operabile, per gli altri si adottano strategie terapeutiche diverse.
Talmelli (Europa Uomo): “La rete dei centri multidisciplinari diventi presto realtà”
“Oggi – ha spiegato Claudio Talmelli, presidente di Europa Uomo, l’unica associazione italiana che rappresenta i pazienti affetti da tumore della prostata e il diritto della popolazione maschile alla diagnosi precoce e a cure di qualità – iniziamo un percorso nelle regioni italiane per promuovere, in collaborazione con le Istituzioni e la comunità scientifica, una gestione più efficace della patologia. Questo obiettivo si concretizza attraverso due pilastri fondamentali: l’implementazione di programmi di screening e l’istituzione di centri multidisciplinari dedicati. È significativo che questo percorso parta dalla Toscana, una regione all’avanguardia nella prevenzione e nella cura oncologica. La Toscana non solo vanta una solida ed efficiente rete oncologica e una lunga esperienza negli screening, ma è stata anche la prima in Italia a riconoscere, attraverso una delibera, la necessità di istituire una rete di Prostate Cancer Unit. Da questo incontro ci aspettiamo un impegno concreto e corale: grazie alla collaborazione di tutti i soggetti coinvolti – Istituzioni, medici, personale sanitario, pazienti e collettività – auspichiamo che la rete toscana dei centri multidisciplinari per il tumore della prostata diventi presto realtà e rappresenti un modello virtuoso per tutte le regioni italiane”.
Percorsi di cura e appropriatezza prescrittiva per garantire le migliori terapie
Analizzando le iniziative virtuose già realizzate dalla Regione nella gestione del tumore della prostata e le sue eccellenze ottenute nella ricerca, nella clinica e nell’organizzazione sanitaria, l’evento di Firenze è stata l’occasione per mettere a fuoco gli obiettivi ancora da raggiungere e le modalità per conseguirli, tramite una proficua collaborazione tra tutti gli attori. Promuovendo l’equità di accesso alle cure, un concetto fondamentale che non può prescindere da quello di appropriatezza. “Negli ultimi 5 anni – ha spiegato Laura Doni, Presidente GIOTTO (Gruppo Interdisciplinare Uro-Oncologico Toscano) e Dirigente Medico Dipartimento Oncologico A.O.U Careggi Universitaria di Careggi – abbiamo assistito ad un importante cambiamento dello scenario terapeutico del carcinoma prostatico, grazie all’introduzione ed all’integrazione delle strategie terapeutiche, in cui, accanto a farmaci storici quali la classica terapia androgeno-deprivativa e la chemioterapia a base di docetaxel, trovano sempre più ampio impiego gli anti-androgeni di nuova generazione, la terapia con PARP inibitori per i tumori che presentano mutazione dei geni BRCA 1 e BRCA 2 e, più recentemente, anche la terapia con radioligandi. L’innovazione introdotta da tutti questi trattamenti e la possibilità di integrarli con terapie non farmacologiche, si pensi ad esempio alla radioterapia, richiede un grande sforzo al clinico per rimanere al passo ed impone una riflessione sulla sostenibilità del sistema. Il Gruppo Interdisciplinare Uro-Oncologico della Toscana (GIOTTO) ha come obiettivo quello di uniformare le conoscenze e le competenze dei professionisti toscani occupati quotidianamente nel processo di cura dei pazienti affetti da carcinoma della prostata, garantendo in questo modo, l’appropriatezza del percorso e favorendo l’accessibilità alle terapie sperimentali disponibili sul territorio regionale”. “L’approccio multidisciplinare – ha sottolineato Tommaso Carfagno, Radioterapista Oncologo Referente GOM Tumori Urologici Azienda Ospedaliera Universitaria Senese – prevede la creazione di un team formato da tutti gli specialisti coinvolti nella gestione della patologia oncologica prostatica, compreso il Radioterapista Oncologo. In tal modo, si favorisce l’accesso dei pazienti ad un percorso dedicato nel quale vengono rese fruibili le competenze necessarie per una gestione efficace del tumore prostatico. Vengono rese raggiungibili a tutti le migliori cure disponibili, compresa la Radioterapia con le tecnologie più moderne ed avanzate. Le strategie curative condivise hanno un impatto positivo sull’appropriatezza terapeutica e consentono di ottimizzare l’uso delle risorse. L’obiettivo finale è migliorare la qualità di vita dei pazienti e la loro soddisfazione per quanto concerne il rapporto con la struttura ospedaliera”.
Lorenzo Masieri, Professore Ordinario di Urologia presso il Dipartimento di Medicina sperimentale e clinica dell’Università degli Studi di Firenze e Coordinatore del Gruppo Oncologico Multidisciplinare (GOM) Tumori urologici dell’ospedale Careggi, ha evidenziato nel suo intervento il ruolo strategico del “gioco di squadra”, ossia della multidisciplinarietà che porta un valore aggiunto alla cura del paziente. “Ciò che sta cambiando in maniera rapida e repentina in campo oncologico è l’approccio al paziente con tumore prostatico e in generale con tumori dell’area urologica. Si tratta di un approccio in cui è sempre più valido un gioco di squadra, in cui tanti e diversi attori prendono parte insieme per raggiungere l’obiettivo della cura del paziente. Questa si chiama multidisciplinarietà ed è l’anima del nostro Gruppo Oncologico Multidisciplinare, in cui più specialisti vanno a dare il proprio supporto per riuscire ad ottenere il risultato sperato. Così, al fianco dello specialista urologo, del radioterapista e dell’oncologo, che rappresentano il core del GOM urologico insieme al radiologo e all’anatomopatologo, ci sono il medico nucleare, il genetista, il geriatra, l’endocrinologo che, di volta in volta, partecipano alla cura del paziente”. Per quanto riguarda le nuove terapie, il professore Masieri spiega che sono sempre più diverse e difficili anche da gestire nelle complicanze e nella gestione quotidiana e della pianificazione e “per questo c’è bisogno sempre di più di figure che siano esperte nel settore. Il GOM ha la funzione proprio di coordianare queste operazioni e di tirare le fila. Quando poi si è di fronte a tumori prostatici avanzati (metastatici), l’obiettivo del GOM diventa quello di cronicizzare la malattia, un concetto affascinante e nuovo in cui vengono incontro i nuovi farmaci”. “E’ passato molto tempo – ha ricordato Gianni Amunni, referente scientifico Rete Oncologica Toscana – da quando la Toscana definì l’opportunità di istituire delle Unit dedicate alla cura del tumore alla prostata, simili e parallele alle Unit per il tumore alla mammella. Questa scelta si basava sulla definizione di volumi minimi di casistica, sulla capacità tecnica dei professionisti che operavano, mettendo delle soglie di interventi che dovevano fare come primo operatore e, soprattutto sulla certezza di una effettiva multidisciplinarità. Questa impostazione ha una lunga storia nel sistema toscano e presenta tutta la propria totale attualità”.
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Tumore della Prostata, in Toscana oltre 2mila casi l’anno
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