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FIRENZE – Dibattito fiume in consiglio regionale, per la seconda seduta della nuova consiliatura, con al centro il programma di mandato del governatore Giani.
Non sono mancate, per l’occasione, le polemiche, in particolare per la mancata assegnazione delle deleghe alla prima seduta consiliare.
La comunicazione da parte della presidente Stefania Saccardi della nomina di Alessandro Tomasi (Fdi) come portavoce dell’opposizione e della costituzione dei gruppi consiliari ha aperto la seduta del consiglio regionale convocato per affrontare il dibattito e il voto sul programma di governo illustrato dal presidente Giani nella seduta dello scorso lunedì (10 novembre). A tutti i consiglieri regionali è stato poi consegnato il documento dell’Ufficio della Pastorale sociale e del lavoro dei vescovi della Toscana dal titolo Proposte di interventi su lavoro, ambiente e welfare per la Regione Toscana.
Prima dell’inizio del dibattito, ha preso la parola Alessandro Tomasi per chiedere un parere rispetto all’articolo 32 dello statuto in cui si legge che “il presidente della giunta nella prima seduta di Consiglio illustra il programma di governo e presenta il vicepresidente e gli altri componenti della giunta”, perché “crediamo che debba illustrare anche le deleghe degli assessori. Ci farebbe piacere conoscere nomi e cognomi degli assessori, ma vorremmo anche sapere di cosa si occuperanno”. “Sarebbe poi, spiacevole – ha chiuso – che le deleghe degli assessori coincidessero con quelle lette sui giornali, vorrebbe dire che prima le sanno i giornali e poi il consiglio regionale”. Anche Marco Stella (FI) ha ribadito la necessità di conoscere le materie di competenza dei vari assessori prima della discussione del programma, “perché non si tratta solo di fare una discussione tecnica sul programma, ma anche politica, e conoscere le deleghe degli assessori aiuta a farla”.
“Ho illustrato il programma di governo, circa 200 pagine” e “presentato i membri della Giunta, mi attengo all’articolo 32 comma terzo dello Statuto – ha replicato il presidente della Regione Eugenio Giani – il presidente nomina il vicepresidente e gli altri componenti di giunta dopo l’approvazione del programma di governo”. “Ascolterò le vostre considerazioni e dopo l’approvazione del programma riunirò la giunta, assegnerò le deleghe e nominerò gli assessori presentati”.
Secondo Jacopo Maria Ferri (FI), la mancata comunicazione delle deleghe degli assessori è “un fatto istituzionalmente grave” e “l’interpretazione data alla norma dal presidente Giani offende lo Statuto di questa Regione e anche un po’ l’aula, perché ridurre la presentazione della giunta nei nomi non avviene in nessuna assemblea democratica di questo paese”.
“Un documento ambizioso, sembra più un libro scolastico che un programma di governo – ha detto in avvio di dibattito Luca Minucci (Fdi) – mi auguro che quello che avete inserito venga realizzato”. “Rappresentando la Maremma – ha aggiunto – mi duole notare che questa terra è presente, ma come se fosse una rifinitura marginale del governo regionale”. “Si parla della tenuta di Alberese come laboratorio di sviluppo, questo termine rappresenta bene questa terra perché ad oggi si è vista solo una concezione sperimentale del mio territorio”, “si è promesso tanto ma realizzato poco”. “Quando si parla di contrastare lo spopolamento ma i giovani se ne vanno, le scuole chiudono e i medici se ne vanno, diventa difficile, così come quando si parla di mobilità dolce che in Maremma si ferma quasi del tutto”. E ancora, “credo che un piano straordinario di ammodernamento ferroviario della Grosseto-Siena sia da mettere al primo posto”. Sul tema della sicurezza idrogeologica, “vengo da Albinia” e “oggi constato che il mio paese non è ancora in sicurezza”. Sulla pesca e l’acquacoltura, ha citato la laguna di Orbetello e ha detto che “si è vista una bella norma, la legge sulla laguna, ma è arrivata fuori tempo massimo”. Minucci ha ribadito la necessità di “programmazione e non di interventi spot”. “Di Toscana diffusa è difficile parlare – ha concluso – finché ci sarà una Toscana dimenticata”.
“Vengo da un territorio che chiede ascolto, rispetto e risposte – ha aggiunto Gabriele Veneri (Fdi) – la Toscana diffusa è rimasto un concetto, un contenitore vuoto”. “Questa legislatura dovrà segnare un cambio di passo”, “occorre affrontare le gradi sfide come il calo demografico, i grandi cambiamenti sul mercato del lavoro e dell’economia”. “Si deve dimostrare di sapere crescere, competere, creare ricchezza e offrire opportunità ai giovani toscani”, ha aggiunto. Poi un pensiero agli anziani, “non scordiamoci di loro. Riguardo alla sanità, soprattutto in aree come la provincia di Arezzo, ha detto che “deve essere rivista e potenziata” e ha ricordato che i toscani “chiedono tempi di attesa ragionevoli, presidi funzionanti e vicini a casa, servizi organizzati ed efficienti”. Sul fronte delle infrastrutture, Veneri ha ricordato il ritardo che la Toscana continua a scontare con “collegamenti stradali incompleti, varianti in attesa, viabilità trascurata o pericolosa, trasporto pubblico insufficiente” e ancora “le imprese hanno bisogno di infrastrutture, i lavoratori di mobilità e i territori hanno bisogno di essere collegati e non servono finanziamenti a pioggia, ma una programmazione che individui priorità e non finanziamenti a pioggia”. “Dobbiamo – ha concluso – dare fiducia a chi crea lavoro e sostenere chi vuole investire, innovare e crescere, soprattutto nell’artigianato e agricoltura”.
“Il propellente finale per arrivare ad attuare molte delle cose sostanziali contenute all’interno del programma è la struttura, la burocrazia”, ha detto Vittorio Fantozzi (Fdi). “Tanto di quello che c’è nel programma si realizza se c’è competitività, non solo nel sistema economico e produttivo toscana, ma se c’è una macchina operativa capace di tradurre le risposte che possono essere quelle del singolo cittadino o di aziende o altri comparti”.Fantozzi si è poi domandato “ci chiediamo come facciamo a dare risposte che fuori da quest’aula sono richieste dalla parte maggioritaria dei toscani che non hanno votato”, “il 52% dei toscani non si è voluto recare alle urne e questo è un elemento che ci impegna tutti, sia nei banchi di maggioranza che delle opposizioni, se la democrazia non si vuole solo teorizzare ma anche praticare”.
“Sono rimasto colpito di non aver trovato nel programma di governo un riferimento – ha aggiunto Jacopo Cellai (Fdi) – sullo stato di attuazione delle casse di espansione di Figline Valdarno e dell’area interessata, della diga di Levane, perché troppe volte sui lavori che riguardano queste casse ci sono stati annunci di lavori ritardati o mai terminati”. Sul piano casa, Cellai ha ribadito: “Si legge si voglia fare un piano regionale con interventi di acquisizioni di alloggi Erp anche da procedure fallimentari, ed una serie di interventi per cui sono contento di non aver letto che i soldi mancano”. Sul tema della sicurezza, ha sottolineato, “occorre mettersi d’accordo su quale imprinting dare alla polizia locale”. “Le devo riconoscere, presidente, sul tema della mobilità, che lei è l’unico che ha voluto la stazione Foster”, ha detto concludendo, “ma importante è discutere il tema dello sviluppo di questa infrastruttura. Si fa riferimento ad un people mover e delle ricadute in positivo per i pendolari, delle quali però non si sa ancora nulla”.
Nel corso del dibattito Mario Puppa (Pd) ha parlato di un “programma di governo approfondito nella dimensione, che si completerà nel dettaglio durante il mandato”; e facendo il confronto con la scorsa legislatura, iniziata in piena emergenza Covid e interessata da altri fenomeni emergenziali come le alluvioni, il consigliere si è soffermato sulla crescita del Pil toscano, per sottolineare che le politiche attuate hanno funzionato “attraverso un sentimento che tende ad eliminare le disuguaglianze territoriali, grazie essenzialmente ad una legge come quella sulla Toscana diffusa, per luoghi e territori che producono Pil ed hanno la stessa dignità delle altre aree territoriali”. Ed è proprio in quella Toscana diffusa, come sottolineato da Puppa, che la sanità incrocia questo modus operandi facendo delle Case di comunità dei punti di riferimento per i cittadini, cui va garantito un sistema pubblico, universale e solidaristico. Il consigliere, dopo aver fatto riferimento ai diversi temi, ha concluso auspicando di collaborare tutti insieme, per una “legislatura concorde e costruttiva”.
Di ben altro tenore l’intervento di Marco Guidi (Fdi), che ha esordito affermando di far parte di quella “Toscana dimenticata” non solo dalla giunta regionale ma anche dallo stesso programma, dove non c’è traccia della Casa di comunità di Massa. E in un territorio dove l’incidenza della mortalità per malattie oncologiche è più alto rispetto alla media regionale, nel programma “ci sono solo 4 righe su bonifiche e inquinamento”. Ancora: un solo accenno, in tema di dissesto idrogeologico, per affermare che “bisogna governare l’acqua, senza spiegare come, mentre da sette anni stiamo attendendo un intervento sul fiume Frigido”. Altro “tema rimasto nella penna, quello dell’erosione costiera”, sul quale il consigliere ha annunciato un apposito ordine del giorno. E dopo aver fatto accenno ad altre tematiche, Guidi ha concluso affermando che il programma di governo è già stato bocciato dai cittadini di Massa, in occasione delle recenti consultazioni regionali.
Ma che direzione sta prendendo la Toscana? Secondo Claudio Gemelli (Fdi) non si risponde ai bisogni della provincia di Firenze, né sul fronte dell’economia né su quello delle infrastrutture o del rischio idrogeologico. “Basta con la narrazione per cui ciò che non si è in grado di fare è colpa del governo – ha sottolineato – e basta con la liturgia burocratica senza risultati concreti”. Solo un esempio: a fronte di tante vertenze prese in carico, il fallimento politico industriale della Gkn è sotto gli occhi di tutti. Ancora: guardando alla Piana ed a Scandicci, “quello che era un luogo strategico di grandi marchi, oggi non risulta più attrattivo”. E spaziando su altri temi, dalle infrastrutture al rischio idrogeologico, il consigliere ha ricordato la situazione della FiPiLi, definendola una “trappola” e non certo una arteria fondamentale, mentre sul fronte dei rischi idrogeologici “in Toscana sono crollati argini e non solo esondati fiumi”. Infine, “le risorse dal governo sui ristori sono arrivate, è la macchina commissariale che non ha funzionato”. Gemelli ha concluso sottolineando la necessità di una Toscana al passo coi tempi, a partire dal recupero di una efficace politica di reindustrializzazione.
Matteo Zoppini (Fdi) si è concentrato in particolare sui giovani: “abbiamo tanto sentito parlare di giovani e la loro presenza non può essere ricondotta solo all’età anagrafica”, parlando della inesperienza e del mancato consenso elettorale della vicepresidente della Giunta, consapevoli che la competenza deve essere al primo posto. E continuando con GiovaniSì, esperienza nata nel 2011, il consigliere ha affermato che con una spesa di 2 miliardi di euro non si sono create professionalità stabili. Questo per dire che i giovani hanno bisogno di risposte strutturali e non certo del reddito di cittadinanza. E in una Regione che si autoproclama attenta al diritto allo studio, non possiamo che registrare l’aumento del costo delle mense universitarie, accanto ad affitti alle stelle. E chiedendo di “trasformare la retorica in azioni concrete”, Zoppini, rivolgendosi al presidente e alla nominanda assessore Cristina Manetti, si è chiesto come nella Toscana delle donne, ci possa essere spazio per un consigliere del Comune di Vaglia che rappresenta la presidente del Consiglio a testa in giù.
Marcella Amadio (FdI), rivolgendosi direttamente ad Eugenio Giani, è stata categorica: “Se lei non fosse stato sullo scranno della Presidenza per 5 anni, il libro dei suoi buoni propositi avrebbe potuto essere scontato dalla speranza, ma così non è”. E come “sindaco tra i sindaci, si dimostra un po’ strabico, guardando soprattutto a Firenze e non alla Toscana costiera, dove il nosocomio livornese non vedrà la luce”; e continuando sul fronte della sanità, la consigliera si è soffermata sulle liste di attesa, chiedendosi cosa possa monitorare il nominato dirigente a ciò preposto: “non potete considerare la sanità come un continuo spot elettorale”, ha affermato. “Come sindaco tra i sindaci dovrebbe guardare anche ai bisogni delle isole”, ha affermato, spaziando dall’emergenza ungulati, su cui sono stati promessi corsi di formazione, all’emergenza idrica e idro-geologica, con una situazione all’Elba “dove quando piove rischiano tutti di affogare”. “Spero di potermi ricredere – ha concluso Amadio – ma credo che nei prossimi cinque anni concluderà ben poco”.



