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Bodo-Juve tra neve e ghiaccio, medico-fisiatra: “Con freddo e campo sintetico rischio infortuni gravi”

(Adnkronos) –
Bodo-Juve col freddo polare, tra ghiaccio e rischio neve sul campo sintetico. Giocare a calcio può diventare complicato e, in certi casi, pericoloso. Il clima “può influenzare gli infortuni rappresentando un fattore di rischio, in particolare per gli infortuni gravi”, dice all’Adnkronos Salute Andrea Bernetti, professore di Medicina fisica e riabilitativa dell’università del Salento. 

“Questa maggiore incidenza è attribuita a diversi elementi come ad esempio campi sportivi (naturali o sintetici) più spesso ghiacciati o induriti dal freddo, con un rischio maggiore di traumi contusivi e distorsivi. Inoltre, il freddo importante aumenta il rischio di infortuni muscolari perché le basse temperature provocano rigidità muscolare e vasocostrizione, riducendo il flusso di sangue, ossigeno e nutrienti essenziali. Questi effetti possono essere aggravati dall’inappropriato riscaldamento (difficile nelle squadre professionistiche) e dalla disidratazione, meno percepita durante i mesi freddi, che compromette ulteriormente la funzione muscolare”, dice lo specialista. Bodo dista 200 chilometri dal Circolo Polare Artico. La temperatura percepita nella città norvegese lunedì sera era di -16°, mentre stasera si dovrebbe arrivare intorno ai -2°.  

“Se invece analizziamo meramente il discorso del campo sintetico”, come sarà quello del Bodo, “sicuramente anche questo può essere considerato un fattore di rischio per gli infortuni – sottolinea Bernetti – in primis meramente per una questione di abitudine al gioco su superfici simili a cui la ‘macchina da prestazione’ dell’atleta potrebbe non essere abituata, e poi anche per le caratteristiche stesse di queste tipologie di campi che favoriscono in alcune situazioni movimenti di torsione eccessiva a livello articolare proprio perché lo scarpino non ‘scivola’ come succede sull’erba. Quindi, in partite come quella tra Bodo e Juventus, ci troviamo sicuramente davanti a una condizione a rischio per gli infortuni: soprattutto per freddo, ghiaccio e neve, ma anche per il campo sintetico. Fortunatamente le squadre professionistiche hanno tutti i mezzi per prepararsi e gestire queste condizioni al meglio”. 

Nel calcio, prosegue lo specialista, segretario generale Simfer (Società italiana di medicina fisica e riabilitativa), il rischio di infortunio “è provocato dalla sua natura intrinseca caratterizzata da movimenti dinamici, scatti improvvisi, rapidi cambi di direzione e contatto fisico. Questo rende i calciatori potenzialmente esposti a diverse tipologie di infortuni. Statisticamente, la maggior parte degli infortuni nel calcio (circa 80-90%) coinvolge l’arto inferiore, in particolare durante i momenti di alta intensità come il gesto del calciare il pallone, i contrasti o i cambi di velocità. Le tipologie di lesione più comuni e che generano la maggiore perdita di tempo di gioco, sommando tutti i giorni di assenza, contrariamente a quello che comunemente si possa pensare non sono le lesioni del legamento crociato anteriore, bensì sono le lesioni muscolari. Tra queste, l’infortunio più frequente è quello alla muscolatura posteriore di coscia (muscoli ischiocrurali); seguono quadricipite femorale, adduttori e muscolatura posteriore di gamba”.  

“Naturalmente la lesione potenzialmente più grave e temuta è la rottura del legamento crociato anteriore (Lca) del ginocchio, che richiede nella stragrande maggioranza dei casi un intervento chirurgico e molti mesi di riabilitazione”, conclude Bernetti.  

sport

webinfo@adnkronos.com (Web Info)

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