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Sinner criticato per no alla Davis, psicologo: “Punta obiettivi no a compiacere”

(Adnkronos) – Il no del numero 2 al mondo del tennis, Jannik Sinner, alla Coppa Davis ha scatenato una bufera dividendo l’Italia. Tra chi ne ha capito le motivazioni e chi invece lo reputa un ‘traditore’ della Nazionale italiana di tennis. “Possiamo interpretare la sua scelta con la bussola della teoria dell’autodeterminazione che ci dice che le sfaccettature della motivazione si basano su tre aspetti psicologici fondamentali: autonomia, competenza e relazionalità. Sinner ha come suo focus vincere l’Australian Open e per questo sceglie in autonomia mettendo prima i suoi tempi; ma c’è anche la competenza perché come sportivo di successo punta al massimo dell’efficienza nella prestazione. Questo però a scapito di un bisogno che è sacrificato e che è quello della relazione con squadra di Coppa Davis. Insomma nel 2025 – e con lo sguardo al 2026 – ha deciso di puntare ai suoi obiettivi e credo che questa polarizzazione delle critiche non lo porti a compiacere nessuna delle due parti contrapposte” pro o contro la sua scelta. “Va dritto per la sua strada che è vincere lo slam in Australia”. A fare il punto per l’Adnkronos Salute è Pietro Bussotti, psicologo dello sport.  

Ora cosa accadrà all’interno della squadra di Coppa Davis dopo il forfait di Sinner? “Sempre la teoria dell’autodeterminazione è utile per capire cosa accadrà nel team azzurro che perde il leader, ma deve mantenere coesione e motivazione: il senso di appartenenza diventa cruciale”, risponde lo psicologo. Sul ruolo di Berrettini e Musetti che potrebbero candidarsi a essere ‘vice-Sinner’, l’esperto è cauto: “E’ un’arma a doppio taglio il confrontarsi con Sinner. Il super campione può diventare uno stimolo a migliorare le prestazioni, ma allo stesso tempo per i due giocatori più rappresentativi aumenta la responsabilità e può generare stress. Sarà anche il capitano Volandri a dover gestire con equilibrio questa fase, come ha già fatto”.  

Ma perché l’Italia si è divisa tra chi è contro la decisione di Sinner e chi invece comprende la scelta? “E’ colpa della dissonanza cognitiva, uno stato di disagio psicologico che si verifica quando una persona ha due o più pensieri contraddittori, – spiega Bussotti – C’è chi comprende la motivazione di Sinner, legata al suo benessere fisico e alla programmazione della stagione, ma c’è una altra parte che rimane lo ha seguito ma ora è delusa e sente questo no alla Nazionale come un tradimento. Per cui siamo portati a ridurre la dissonanza cognitiva e questo causa la polarizzazione, ovvero scegliamo un sistema di interpretazione che cerca la coerenza nella scelta fatta proprio per ridurre il grado di dissonanza. Ecco che ‘ha ragione Sinner perché deve puntare allo slam in Australia’, oppure ‘no, così manca di spirito patriottico’. La polarizzazione ci permette di abbassare la nostra dissonanza cognitiva che si crea di fronte alla scelta che fa l’altro”. Per lo psicologo dello sport “la forza di Sinner, l’abbiamo già visto con il caso Clostebol, è nel non lasciarsi permeare da quello che accade all’esterno, è centrato sugli obiettivi. Come fanno i campioni”. E se l’Italia dovesse perdere in finale con la Spagna di Alcaraz? “I delusi avranno altre argomentazione, ma non cambierà nulla per Sinner”. 

sport

webinfo@adnkronos.com (Web Info)

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