(Adnkronos) – L’aula del Senato ha approvato in via definitiva con 93 sì, 51 no e 5 astenuti la riforma della Corte dei Conti.
”Non c’è nessuna vendetta perché l’iter di questa riforma parte all’incirca due anni fa” dice il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano. “In Senato è approdata nel marzo di quest’anno, vi è stata una serie di audizioni. Legarla al provvedimento della magistratura contabile sul ponte dello stretto che è intervenuto poco più di un mese fa, mi sembra, per usare un eufemismo, una forzatura”.
”Non c’è questa unanimità di dissensi tra i giudici contabili perché più di uno di loro ha manifestato favore nei confronti della riforma. Mentre la riforma era in corso, soprattutto nella parte di approfondimento che ha avuto alla Camera, vi è stata una costante interlocuzione con rappresentanti della Corte dei Conti che ha permesso di modificare più di una delle norme dell’impostazione originaria”.
Il sottosegretario difende, poi, il provvedimento da chi fa notare che ci saranno meno controlli sulla politica. “Chi commette dei fatti con dolo che hanno rilievo contabile risponde al 100%, anzi con le maggiorazioni previste – spiega Mantovano -. Quindi non c’è nessuna copertura di frodi, di reati assimilabili per chi determina dei danni per colpa, vi è la previsione di una condanna fino a due anni della sua remunerazione da dipendente pubblico e io credo che per un dipendente pubblico pagare due anni, rimanere per due anni senza stipendio non sia una cosa così leggera”. ”Poi si tratta di decidere se essere ipocriti o meno, perché siamo stati abituati ad accertamenti contabili stratosferici, il cui solo limite era di non andare mai a compimento se non per minime parti. Questa strada individuata è una strada di ragionevolezza e cioè permette, con una sanzione che, ripeto, non è lieve, di determinare certamente una risposta punitiva da parte dell’ordinamento nei confini del della realtà, cioè dell’ottenimento di ciò che quella condotta ha determinato”. “Sul 30% ribadisco la necessità di uscire fuori dall’ipocrisia, perché prima eravamo al di sotto del 10% come introiti rispetto all’accertato” dice in riferimento al risarcimento del danno erariale. “Se si arriva al 30% è senza dubbio un vantaggio in più per la collettività e un atteggiamento meno oppressivo per chi comunque non ha commesso queste condotte a seguito di un’attività dolosa, ma perché confuso da orientamenti giurisprudenziali difformi o da norme non ben interpretate”.
“È stata approvata, dopo due anni di confronto parlamentare, la riforma che attribuisce alla Corte dei Conti un nuovo ruolo di supporto agli amministratori pubblici, assicurando in via preventiva a quest’ultimi una concreta assistenza nell’articolata gestione delle risorse pubbliche” scrive in una nota il ministro per gli Affari europei, il Pnrr e le Politiche di coesione, Tommaso Foti, primo firmatario e principale promotore parlamentare del provvedimento. “Non si tratta di un semplice aggiustamento tecnico, ma di una svolta politica chiara e coraggiosa: favorire l’assunzione di provvedimenti legittimi in tempi rapidi nella pubblica amministrazione, liberando l’Italia da una burocrazia paralizzante. È una riforma che apre una breccia contro la ‘paura della firma’, che ha condizionato troppi amministratori e funzionari pubblici nell’esercizio delle loro funzioni. Il principio è semplice e giusto: lo Stato deve vigilare, non paralizzare”.
“Essendo indispensabile tutelare la finanza pubblica dagli amministratori infedeli e incompetenti, la riforma – sottolinea – fa emergere da subito la distinzione di comportamento di funzionari attenti e prudenti da quello di funzionari infedeli o incapaci. È una riforma che tutela, dunque, chi lavora in buona fede, distinguendo nettamente gli errori involontari dai comportamenti dolosi o gravemente colposi, evitando cosi il blocco di iniziative strategiche della pubblica amministrazione, per il timore di procedimenti infondati per danno erariale”. Insomma, conclude, “contrariamente a quanto interessatamente sostenuto dai suoi oppositori, una riforma che non è fatta contro la magistratura contabile ma per diminuire la burocrazia, favorire la responsabilità, promuovere lo sviluppo: un passo decisivo per un’Italia che decide, realizza e guarda avanti”.
—
politica
webinfo@adnkronos.com (Web Info)



