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Peppino Impastato e Aldo Moro. Non solo il 9 maggio a incrociare il loro destino

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Peppino Impastato e Aldo Moro. Non solo il 9 maggio a incrociare il loro destino.

Un destino avvolto nel buio dell’Italia di 45 anni fa, 9 maggio 1978.

Peppino Impastato ucciso per mano della mafia.

Aldo Moro ucciso per mano delle Brigate Rosse.

Ma non soltanto il 9 maggio 1978 unisce la loro vita.

E la loro morte.

Il presidente della Repubblica Mattarella oggi, 9 maggio 2023, Giorno della Memoria delle vittime di terrorismo, ha denunciato le “gravi deviazioni compiute da elementi dello Stato, e per le quali avvertiamo tuttora l’esigenza, pressante, di conoscere la piena verità”.

Per Aldo Moro lo Stato non trattò.

Per Peppino Impastato la commissione parlamentare antimafia riconobbe il depistaggio  istituzionale.

Peppino Impastato, giornalista, gridava il suo orrore contro la mafia da Radio Aut.

Ammazzato, fatto saltare con esplosivo sui binari della siciliana Cinisi. Aveva 30 anni.

Alla vigilia delle elezioni in Consiglio Comunale.

Peppino Impastato morto risulterà il più votato.

Un omicidio tra i più efferati fatto passare per suicidio dalla connivenza dei depistaggi.

Ci vorranno 24 anni, il lavoro senza sosta del fratello Giovanni (da allora testimone di memoria in primis nelle scuole) e mamma Felicia per riaprire l’inchiesta giudiziaria che condannerà nel 2002 all’ergastolo Gaetano Badalamenti.

Cento passi da casa Impastato a casa Badalamenti.

I cento passi il titolo di un grande film di Marco Tullio Giordana che nel 2000, con uno straordinario Luigi Lo Cascio, ebbe il merito di riaccendere i riflettori su Peppino Impastato. Morto per mano di mafia.

Nel 1998 presso la Commissione parlamentare antimafia si è costituito un Comitato sul caso Impastato e il 6 dicembre 2000 è stata approvata una relazione sulle responsabilità di rappresentanti delle istituzioni nel depistaggio delle indagini. Il 5 marzo 2001 la Corte d’Assise ha riconosciuto Vito Palazzolo colpevole e lo ha condannato a 30 anni di reclusione.

L’11 aprile 2002 Gaetano Badalamenti è stato condannato all’ergastolo.

Il 7 dicembre 2004 è morta mamma Felicia.

Nel 2011 la casa di Badalamenti, confiscata, è stata assegnata a Casa Memoria ‘Felicia e Peppino Impastato’ e all’associazione ‘Peppino Impastato’.

Per Peppino Impastato “morto suicida” allora solo poche righe in coda ai giornali.

Oscurato nello stesso 9 maggio 1978 da un altro terribile efferato assassinio.

Quello di Aldo Moro, statista, leader Dc, rapito a Roma il 16 marzo 1978 in via Fani.

Alla vigilia del compromesso storico, inaudito per allora, con il Pci.

La scorta assassinata in via Fani.

Moro ritrovato cadavere 55 giorni dopo con l’esecuzione di una condanna a morte per mano delle Brigate Rosse il 9 maggio 1978 nella Renault rossa, auto simbolo di allora, in via Caetani a Roma.

Quelle immagini dello sguardo di Moro con alle spalle il telo delle Brigate Rosse, le lettere scritte dal luogo del sequestro alla famiglia, al nipotino Luca, sono ancora oggi un colpo al cuore.

55 giorni in cui lo Stato decise di non trattare per la vita di Aldo Moro.

Era lo Stato di Cossiga, Andreotti, Zaccagnini.

Presidente della Repubblica era Giovanni Leone.

Per Aldo Moro si appellò papa Paolo VI che scrisse alle Brigate Rosse.

Ma lo Stato non trattò.

Non c’è solo il 9 maggio 1978 a incrociare il destino di Peppino Impastato e Aldo Moro.

© Riproduzione riservata

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