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Livorno abbraccia commossa Gino Cecchettin: “Giulia mi diceva: “Papà stai tranquillo, Filippo non farebbe male a nessuno”

Il lungo applauso della piazza gremita a 'Effetto Venezia 2025' per il papà di Giulia Cecchettin, uccisa a 22 anni dall'ex fidanzato. "Ho superato la rabbia con l'amore, i miei figli Elena e Davide avevano bisogno di un papà. A Giulia per il suo ultimo compleanno ho regalato tempo insieme. Ai maschi dico di essere femministi". Sindaco Luca Salvetti: "Orgoglioso di Livorno, capace di fermarsi in rigoroso silenzio per ascoltare e riflettere". Fondazione Giulia Cecchettin

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LIVORNO – Il lunghissimo applauso di una piazza commossa ad accogliere Gino Cecchettin sul palco di ‘Effetto Venezia 2025″.
In migliaia hanno gremito piazza del Luogo Pio per ascoltare in rigoroso silenzio il  papà di Giulia Cecchettin, uccisa a 22 anni dall’ex fidanzato Filippo Turetta.
Livorno ha abbracciato papà Gino in una serata ricca di emozione.
Una Livorno che Gino Cecchettin ha ringraziato lui stesso molto commosso davanti all’affetto della città: “Grazie da parte della mia famiglia”.
E che il sindaco Luca Salvetti, sul palco con Grazia Di Michele, direttrice artistica di ‘Effetto Venezia 2025’ ha voluto ringraziare.
Livorno abbraccia commossa Gino Cecchettin: "Giulia mi diceva: "Papà stai tranquillo, Filippo non farebbe male a nessuno"
Nella foto, Gino Cecchettin sul palco con Grazia Di Michele e il sindaco Luca Salvetti (Foto Fb sindaco Luca Salvetti)
Sindaco Luca Salvetti, anche nel ricordare la grande partecipazione della città in piazza Grande pochi giorni dopo l’omicidio di Giulia: “Quando abbiamo pensato di dedicare ‘Effetto Venezia’ a ‘Creativa, quello che le donne ci dicono’ io questa serata l’avevo un po’ immaginata. Una serata all’interno di una kermesse in cui si viene per stare bene, vedere spettacoli, vivere una serata spensierata. Però volevamo inserire la riflessione, la capacità che questa città ancora dimostra e io ne sono particolarmente orgoglioso di saper fermarsi un attimo e voler pensare a cose serie, importanti. Grazie per il modo in cui avete partecipato”.
Livorno abbraccia commossa Gino Cecchettin: "Giulia mi diceva: "Papà stai tranquillo, Filippo non farebbe male a nessuno"
Folla per Gino Cecchettin a Livorno (Foto di Cinzia Gorla)
Gino Cecchettin, nel ricordare anche la moglie Monica, scomparsa un anno prima di Giulia: “Giulia incarnava la figlia ideale. Ci siamo scoperti che la violenza era in casa senza avere la minima avvisaglia. 
Dieci giorni prima avevo chiesto a Giulia come stesse andando, perché sapevo che c’era questa attitudine di Filippo di continuare nella speranza di tornare insieme. E lei mi diceva: “Stai tranquillo papà, è tutto sotto controllo. Io non posso chiudere l’amicizia perché comunque siamo nello stesso gruppo di studio. Ma tanto Filippo non farebbe male a nessuno”. Giulia era molto avanzata nei temi sociali ma non aveva percepito il pericolo. Il fatto di essere una ragazza che studiava all’università ha fatto sì che il femminicidio arrivi in una condizione di normalità. Quindi il male si insinua in quelle famiglie che sembrerebbero essere immuni”.
Poi: “Elena, sorella maggiore di Giulia, ha squarciato l’opinione pubblica riportando alla luce la parola patriarcato. Elena è avanti venti anni rispetto a me e mi ha spiegato cosa intendeva. I famosi stereotipi “non piangere come una femminuccia”, “tu si che sei un vero uomo” sono la dimostrazione che il patriarcato c’è ancora”.
Spiega papà Gino Cecchettin: “Se penso a Filippo nel momento in cui è stato lasciato, lui probabilmente ha visto una vita buia senza nessuna possibilità. E’ lì che dobbiamo insegnare ai ragazzi. la vita ci dona sempre una nuova opportunità. Non è mai tutto finito. Oggi potremmo parlare di Giulia come una ragazza che sta facendo l’illustratrice. Di Filippo che si è laureato ed è con un’altra fidanzata”.
E racconta: “Sono riuscito a mantenere la calma perché ho tolto la rabbia dalla mia vita. Perché sarebbe stata troppo grande. Forse quel briciolo di razionalità che mi è rimasta mi ha permesso di vedere che troppo forte sarebbe stato il danno che l’ira, la collera mi avrebbero fatto dentro di me. E io davanti avevo Elena e Davide che avevano bisogno di un papà. Non potevo annichilirmi di fronte alla rabbia e quindi ho cercato di toglierla. E l’unica risposta che ho trovato è stata nell’amore perché Giulia era presente quotidianamente. Ce l’avevo davanti in tutte le foto, e ogni volta che la guardavo sorridevo. Pensavo ai momenti di felicità e solo l’amore verso Giulia mi ha permesso di andare oltre”.
“Dubito che tanti genitori siano in grado di educare all’affettività i propri figli perché un retaggio culturale non ci ha permesso di avere le basi. Io stesso finché non sono stato travolto dal dramma non avevo la capacità di gestire. La maggior parte degli insegnamenti me li hanno dati Elena, Giulia e Davide.
Quando Davide stava giocando con le bambole mi ha detto: “Gioco a fare il papà. e quella per me è stata un’educazione di vita”.
I ragazzi sanno dove andare. Forse noi dovremmo aprire la strada perché se sbarriamo le strade rendiamo la loro vita più difficile”.
Ricorda papà Gino l’ultimo compleanno di Giulia, il tempo di valore come regalo di compleanno per la figlia: “Dobbiamo dedicarci tempo. La vita è un insieme di piccoli momenti. La nostra attitudine dovrebbe essere cercare avere una vita ricca di questi momenti che fanno la differenza.
Noi in famiglia abbiamo una regola da un po’ di tempo, iniziata con l’ultimo compleanno di Giulia. Non sapevo cosa regalare per il suo 22esimo compleanno. Le ho detto: “Giulia ti regalo tempo. Perché avevo capito che il tempo aveva un valore. Lei è stata felicissima. Siamo andati a Padova. Le ho messo a disposizione la carte di credito. E lei ha comprato libri. Siamo stati insieme. E io quella giornata me la ricordo. Me la ricordavo prima che Giulia non ci fosse più. Se volete fare un regalo ai vostri figli e se voi figli volete fare un regalo ai genitori dedichiamoci e regaliamoci tempo. Questo può fare la differenza”.
La Fondazione Giulia Cecchettin: “Mi sono sentito obbligato a mettere a disposizione il mio vissuto. Mi sono detto che magari le domande che mi sono fatto io e a cui non ho avuto risposta possono essere d’aiuto ad altri genitori, perché io so quanto ho sofferto.  Però io ho chiaro il mio obiettivo. Il mio obiettivo è salvare vite. Quindi ho pensato di fare un regalo a Giulia scrivendo un libro, ‘Cara Giulia’, perché Giulia lo meritava. I proventi di quel libro hanno dato il via alla fondazione. Sarà un percorso lunghissimo, forse non ne vedrò la fine. Però anche solo una vita salvata per me ha un valore immenso.
I primi progetti educativi sono già nati e partiranno col nuovo anno scolastico in provincia di Padova. Abbiamo una convenzione con l’università di Firenze che inizierà un percorso di formazione per insegnanti di scuola primaria in tre regioni pilota: Veneto Toscana e Puglia. Ne abbiamo in cantiere una ventina in collaborazione con enti, scuole e aziende”.
Su un suo messaggio per istituzioni, donne e uomini, come gli chiede Grazia Di Michele, papà Gino Cecchettin, rivolgendosi al sindaco Salvetti: “Alle istituzioni da cittadino chiedo di cercare di pensare non alla prossima legislatura, ma alle prossime tre anche se non vi appartengono. Però appartengono ai giovani”.
Poi: “Alle donne dico di trovare il coraggio sempre di affermarsi nella propria identità al di là di quello che il contesto sociale ci impone.
Ai maschi vorrei dire due cose. La prima di non avere paura delle emozioni perché noi maschi facciamo fatica a tirar fuori le nostre emozioni per paura di essere meno maschi. E poi di essere femministi. Perché significa equiparare una disparità che è nei numeri. Lo vediamo nella posizione che ricoprono le donne nella politica, nei luoghi di potere, nella disparità salariale”.

© Riproduzione riservata

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