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Sulla banchina 56, con il prefetto di Livorno Paolo D’Attilio e il sindaco di Livorno Luca Salvetti, l’assessora comunale al Porto Barbara Bonciani, il consigliere regionale Francesco Gazzetti, i massimi esponenti della Questura, della Polizia municipale e provinciale, nonché il personale della Protezione civile regionale e comunale, volontari ed operatori socio-sanitari.
Ad accogliere i migranti, anche una delegazione della Regione Toscana.
Monia Monni: “Sono persone molto provate, psicologicamete e fisicamente, che portano sul corpo e nello spirito i segni delle torture subite nei lager libici. Molti hanno vaste ustioni dovute alla permanenza in barche piccolissime ed a stretto contatto, se non addirittura immersi, nei loro escrementi e nel carburante. Questi di oggi sono stati costretti a quattro giorni di navigazione in più, il che è stata francamente un’incomprensibile forma di tortura, dal momento che Livorno non è certo il porto di prima accoglienza. Noi, chiaramente, non ci sottraiamo al nostro dovere e mettiamo a disposizione quanto possibile per offrire le migliori soluzioni. Siamo qua per accoglierli, non soltanto nel porto di Livorno ma più in generale in Toscana, che è terra di accoglienza diffusa. Tra l’altro la Toscana basa il proprio modello sull’accoglienza diffusa e per questo stiamo resistendo e non abbiano dato seguito ai provvedimenti del Governo che prevedono di smontare il sistema che abbiamo a favore dei grandi centri di detenzione che si chiamano Cpr (centri di permanenza per i rimpatri, ndr), dove ogni diritto umano viene violato, dove non c’è l’assistenza sanitaria, dove non c’è nulla che possa garantire dignità e sicurezza a queste persone. Noi invece riteniamo che non servono le procedure di emergenza quanto le risorse necessarie per fare in modo che l’accoglienza sia un’accoglienza vera, che consenta a chi arriva di integrarsi e alle comunità che li ricevono di accoglierli in modo civile e dignitoso”.
Serena Spinelli: “Prima di tutto va ringraziato il mondo del volontariato, i servizi socio-sanitari territoriali, il Comune e la Prefettura Livorno, le forze dell’ordine, per la grande organizzazione ancora una volta messa in campo e per la grande collaborazione che tutti, nessuno escluso, sempre dimostrano. La Toscana, anche stavolta, risponde all’accoglienza con il suo volto migliore e con umanità. Quello che tuttavia non comprendiamo, che anzi riteniamo essere stato motivo di ulteriori sofferenze, è l’aver imposto alla nave 670 miglia e quattro giorni di navigazione dal luogo del salvataggio”.
La Life Support di Emergency, la cui missione è coordinata da Albert Mayordomo, ha raccolto i profughi sbarcati a Livorno nel cosiddetto Sar maltese, ovvero in acque internazionali a sud di Malta, non distante da Lampedusa. Quello di Livorno, sottolinea Regione Toscana, non era dunque il porto più vicino. I migranti arrivano da Palestina, Siria e Bangladesh. Erano partiti da Tobruk, in Libia, già da alcuni giorni ed erano senza cibo né acqua quando a fine aprile sono stati raccolti in mare aperto.