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LIVORNO – Come i livornesi ben sanno, il Famedio di Montenero è il luogo in cui la città di Livorno rende omaggio con lapidi e targhe i propri figli illustri. Vi sono le spoglie mortali, tra gli altri, di Francesco Domenico Guerrazzi, Giovanni Fattori, Ernesto Rossi, Carlo Bini ed Enrico Pollastrini, mentre epigrafi ricordano, tra gli altri, Amedeo Modigliani, Pietro Mascagni, Carlo Azeglio Ciampi.
Accanto al Santuario della Madonna delle Grazie, patrona della Toscana, vi è dunque una sorta di “pantheon” del genio locale. Logico quindi che in un siffatto luogo possa trovare posto anche una targa in ricordo di Carlo Coccioli, scrittore sicuramente più conosciuto all’estero che in Italia, che Pier Vittorio Tondelli definì “lo scrittore assente” per la sua capacità di essere sulla scena letteraria italiana nonostante vivesse in Centro e Sud America.
Alla metà degli anni Settanta il livornese Coccioli si aggiudicò il Premio Basilicata e fu finalista al Campiello e allo Strega. Il suo nome fu accostato al Nobel per la letteratura in quanto aveva rappresentato l’omosessualità come libera forma di amore in una poetica di conciliazione con la fede. In Messico era l’antagonista di Octavio Paz, in Francia il Gide italiano, con chiaro riferimento allo scrittore André Gide. Carlo Bo lo definì “uno scrittore alieno”, Curzio Malaparte disse che i suoi dialoghi erano “taglienti, intensi, anche allucinanti”. Era capace di scrivere in italiano, francese e spagnolo e di essere il traduttore di sé stesso.
Il Rotary Club Livorno, dopo aver chiesto l’affissione di una targa in suo onore al Comune di Livorno ed essersi occupato di tutte le procedure per arrivare al risultato, ha fatto “posare” la targa nella quarta nicchia, come disposto nella delibera della giunta comunale che il 15 novembre 2024 ha dato il via libera all’operazione, ma non ha più provveduto all’inaugurazione. Le altre due targhe autorizzate con quella stessa delibera, in onore di Adriano Lemmi e di Anna Franchi, proposte dal Grande Oriente d’Italia e dal Soroptmist Club, sono state “scoperte” addirittura a marzo.
Sulla targa “posata” ma ancpra da inaugurare è scritto: “In memoria dello scrittore Carlo Coccioli, 1920-2003, romanziere plurilingue”.
Coccioli, nato a Livorno nel 1920, medaglia d’argento per la Resistenza, lasciò la città natale da bambino al seguito del padre ufficiale dell’Esercito in Libia. Tornato in Italia, dopo aver vissuto a Parma, Fiume e Firenze, dopo l’esperienza partigiana, si laureò in Lingue e culture semite e camitiche all’Istituto orientale di Napoli e poi si trasferì in Francia agli inizi degli anni Cinquanta, quindi in Canada, Bolivia, Stati Uniti e infine in Messico, dove è scomparso nel 2003. Negli anni Novanta tornò però ad abitare a Livorno, nel rione della Venezia, assieme al figlio Javier.
I libri di Coccioli, che affrontano tematiche come l’omosessualità, il rapporto con Dio e la conversione religiosa, l’alcolismo e l’animalismo, sono stati tradotti in una ventina di lingue del mondo. Tra le sue opere più famose, Il cielo e la terra del 1950, Fabrizio Lupo del 1952, L’erede di Montezuma del 1964, Uomini in fuga del 1972, Davide del 1976, Requiem per un cane del 1977, Piccolo Karma del 1987, Budda del 1990, Tutta la verità del 1995.
Nel 2023, in occasione del ventennale della scomparsa, la Universidad nacional de México, la più importante università messicana, gli ha dedicato un convegno internazionale di studi a México City in collaborazione con l’Istituto di cultura italiana in Messico. A livello locale il Lions Club Livorno Host gli ha conferito nel 1990 il Premio Lions, mentre il Comune di Livorno nel 2014 gli ha intitolato una strada a Porta a Mare e nel 2019 gli ha conferito alla memoria la Livornina d’Oro, massima onorificenza della città.