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Quei “deficienti” vittime sul lavoro.
Lui, Alberto Franchi, l’imprenditore del marmo di Carrara con fatturato da 76 milioni annui si è scusato dopo aver definito “deficienti” gli operai che lavorano nelle cave per lui. Definendo le sue parole “inappropriate”.
Scuse dovute e obbligate dopo affermazioni arroganti verso chi col suo lavoro permette anche a lui fatturati da capogiro.
“Qua se si fanno male è perché sono deficienti, gli incidenti che ci sono stati negli ultimi dieci anni, mi dispiace dirlo, ma purtroppo è colpa dell’operaio”, le parole di Franchi a Report.
Le famiglie dei “deficienti”, ma anche un po’ fannulloni, invece piangono i loro morti. Perché, come emerso nell’inchiesta del programma Rai 3 condotto da Ranucci, inchiesta nelle cave di Carrara di Bernardo Iovene, più o meno ogni famiglia a Carrara piange un padre, un figlio, un fratello morto o vittima di incidente in quelle cave.
E mentre la sua Franchi Umberto Marmi vola in borsa per l’imprenditore di Carrara gli incidenti sul lavoro non sono relativi a questione di sicurezza.
E’ questione di essere “deficienti”.
Persone che svolgono un lavoro durissimo nelle cave. Con il freddo e con il caldo. Quello che Franchi definisce “bel mestiere”.
Non passa quasi giorno che in Italia non si conti una vittima del lavoro. Ne conta cinque il cantiere di via Mariti a Firenze. Ne conta sette la centrale idroelettrica di Suviana.
Persone uscite di casa per lavorare e che a casa non sono più tornate
E’ un tam tam social dopo le parole dell’imprenditore di Carrara. Un tam tam di chi ha perso qualcuno in famiglia nella cave della città toscana.
Scrive via social la figlia di chi è morto sul lavoro in una cava: “Sono figlia di un cavatore deceduto in cava, quello che lei definisce “deficiente”. Se quel giorno in quel piazzale dove erano presenti anche altri operai oltre a mio babbo, ci fosse stato uno dei suoi figli, avrebbe dichiarato le stesse cose?”.
I consiglieri regionali Pd Toscana, presenti alla manifestazione del 24 aprile a Carrara proclamata dai sindacati dopo le affermazioni di Franchi, scrivono via social: “Siamo tutti deficienti. Chiederemo al Parlamento di riprendere la nostra proposta di legge avanzata negli anni passati per una nuova legislazione sul comparto del marmo, per un rinnovato equilibrio tra tutela ambientale e occupazione”
Illustra Report che “Il marmo di Carrara è una risorsa dal valore incalcolabile, ma il suo sfruttamento ha lasciato un’impronta devastante sull’ambiente e ha generato conflitti secolari riguardo alle concessioni. Ancora oggi, la diatriba è su una frase contenuta nell’editto di Maria Teresa Cybo Malaspina, Duchessa di Massa Carrara che, nel lontano 1751, concedeva ai possessori delle cave un presunto diritto perpetuo di estrazione e di proprietà. I tentativi del comune e della Regione Toscana di normare la situazione non hanno prodotto risultati, se non ricorsi e cause civili che hanno visto prevalere gli imprenditori, che a oggi possiedono il 30% delle cave di Carrara, non pagano la concessione, creando un danno al comune di 4 milioni di euro l’anno”.