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Droga in carcere al fidanzato, fermata a Pisa. La donna ingerisce involucro

Consegna per il compagno detenuto. Scoperta da unità cinofile. Sappe: "Introduzione stupefacenti piaga carcere Don Bosco"

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PISA – Droga in carcere al fidanzato, fermata a Pisa. La donna ingerisce involucro

Una donna è stata scoperta mentre durante il colloquio cercava di portare droga al convivente detenuto nel carcere Don Bosco di Pisa.

Scoperta dal personale di Polizia Penitenziaria e dal fiuto di un cane del Nucleo Cinofilo dei Baschi Azzurri del Corpo.

La donna è stata fermata. La donna, alla vista dei cani delle unità cinofile, ha ingerito l’involucro contenente la droga.

A renderlo noto è il Sappe con Francesco Oliviero, segretario regionale per la Toscana del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria a renderlo noto: “Da tempo la Polizia Penitenziaria teneva sotto controllo alcuni soggetti che cercano di introdurre nel carcere di Pisa sostanze stupefacenti. Una donna, alla vista dei cani del Nucleo Cinofili della Polizia Penitenziaria, ha ingerito di un involucro, destinato al compagno ristretto. Il gesto non è passato inosservato ai poliziotti del reparto colloqui”.

Il Sappe Toscana denuncia come l’introduzione di stupefacenti sia sempre stata una piaga del penitenziario di Pisa. “Purtroppo il ridotto reparto cinofilo non riesce a sopperire alle numerose richieste di supporto provenienti da tutti i penitenziari toscani”.

Per questo, Oliviero auspica che “l’organico del reparto sia raddoppiato in modo tale da assicurare la costante presenza durante le giornate di colloqui e scongiurare l’introduzione di stupefacenti. La Polizia Penitenziaria è costantemente impegnata anche per contrastare l’introduzione di telefonini con i quali i detenuti cercano di mantenere i contatti con l’esterno. Ma gli organici sono estremamente ridotti in tutti i settori, causando notevoli difficoltà per garantire le competenze assegnate”.

Donato Capece, segretario generale del Sappe: “I tentativi di introdurre droga in carcere continuano sempre anche a causa dei tanti tossicodipendenti che popolano i penitenziari italiani. Nonostante una normativa molto favorevole consentirebbe di adottare iniziative volte a far scontare la pena in strutture ad hoc, sia all’interno del carcere, per brevi periodi, sia all’esterno, nelle comunità. Basterebbe avviare dei percorsi di recupero adeguati. Ma sembra che il problema non interessi a nessuno, sia dal punto di vista del recupero, sia da quello della repressione del fenomeno. Visto che sono previsti dal 1995 l’istituzione e l’impiego delle unità cinofili del Corpo. Ma sono ancora poche le regioni che ne sono dotate e, come avviene in Toscana, il personale dei Nuclei cinofili è nettamente inferiori alle reali necessità operative”.

© Riproduzione riservata

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