Getting your Trinity Audio player ready...
|
PRATO – Un nuovo capolavoro entra a far parte del percorso espositivo del Museo di Palazzo Pretorio, grazie all’acquisto della Fondazione Cassa di Risparmio di Prato: La Madonna in trono con Bambino tra i santi Ludovico di Tolosa e Francesco,
un trittico in forma di altarolo del XIV secolo realizzato dal pratese Maestro di Mezzana, che da oggi torna ad essere fruibile ai visitatori.
Per l’occasione, il Museo di Palazzo Pretorio sarà aperto ad ingresso gratuito nei giorni di sabato 15 e domenica 16 febbraio (con il consueto orario, dalle 10.30 alle 18.30) per offrire al pubblico l’opportunità di ammirare l’opera d’arte, collocata al primo piano del museo.
“Seguendo l’ordine prevalentemente cronologico dell’esposizione del museo, il trittico non poteva trovare migliore collocazione che nell’ambiente dedicato alla pittura toscana del Trecento, anche per il richiamo alla Sacra Cintola, raffigurata nelle storie dipinte della predella di Bernardo Daddi”, dichiara Manuela Fusi, direttrice scientifica del Museo di Palazzo Pretorio.
“É una giornata di festa per tutta la città – ha affermato la sindaca Ilaria Bugetti – Il nostro patrimonio culturale si arricchisce ulteriormente grazie a un bellissimo lavoro di squadra partito dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Prato che ci ha permesso di riportare a casa un piccolo grande capolavoro del Trecento, altamente simbolico perché profondamente legato alla devozione e alla tradizione mariana del nostro territorio. Un regalo che vogliamo condividere con tutti i cittadini con un fine settimana di apertura del Museo civico a ingresso gratuito».
Diana Toccafondi, presidente della Fondazione Cassa di Risparmio di Prato, commenta: “Oggi il trittico del Maestro di Mezzana viene restituito alla comunità pratese perché diventi un patrimonio davvero di tutti. È con questo obiettivo che la Fondazione Cassa di Risparmio ha acquisito e depositato questa opera, bella e ricca di tanti significati, al Museo di Palazzo Pretorio, partendo dal fermo convincimento che la condivisione della cultura e dei beni culturali costituisce uno strumento primario per promuovere l’emancipazione delle persone e la coesione delle comunità locali”.
Il trittico La Madonna in trono con Bambino tra i santi Ludovico di Tolosa e Francesco è un raffinato fondo oro trecentesco, di importanza iconografica e storica, che racconta una fase significativa della storia della città, quella della signoria dei D’Angiò che garantì a Prato l’autonomia da Firenze. Un gioiello artistico tornato a Prato dopo secoli; la storia di questo piccolo tabernacolo portatile, destinato alla devozione privata, è infatti lunga e avventurosa; a cominciare dall’attribuzione dell’autore, il Maestro di Mezzana, una figura centrale della pittura trecentesca pratese. Il nome dell’artista, così chiamato dallo studioso Richard Offner nel 1956, deriva da due tavole provenienti da un trittico della chiesa di San Pietro a Mezzana, oggi conservate nel Museo dell’Opera del Duomo di Prato, che rivelano la sua affinità con la pittura fiorentina post-giottesca. La sua presenza a Prato è stata di sicuro rilievo, come testimonia anche l’affresco realizzato in palazzo comunale. Le sue opere sono contraddistinte da una raffinata cura del dettaglio e da un uso innovativo del colore, come visibile nelle raffigurazioni del trittico. Il retro del pannello centrale è inoltre arricchito da scritte originali, presumibilmente realizzate dallo stesso artista, che identificano i soggetti rappresentati.
La Madonna in trono con Bambino tra i santi Ludovico di Tolosa e Francesco ha un’importante storia collezionistica che ne testimonia il valore artistico. L’opera è documentata intorno al 1950 presso Ettore Sestieri, antiquario fra i più noti. Fu acquisita poi dal mercante e collezionista fiorentino Carlo De Carlo per raggiungere negli Stati Uniti, come pezzo pregiato di una delle raccolte private più importanti al mondo. È stata recentemente presentata dall’antiquario Flavio Gianassi alla Biennale Internazionale d’Arte di Firenze. Infine, l’acquisto della Fondazione Cassa di Risparmio di Prato, con la successiva collocazione presso il Museo di Palazzo Pretorio, che segna oggi il suo ritorno alla fruizione pubblica.
La Madonna in trono con Bambino tra i santi Ludovico di Tolosa e Francesco si compone di tre pannelli in legno dipinti a tempera e dorati. Presenta diversi elementi che collocano la sua datazione al terzo decennio del XIV secolo. Gli studiosi, attraverso confronti stilistici, hanno identificato l’autore con l’artista noto come “Maestro di Mezzana”, attivo a Prato in quegli anni. Nonostante le dimensioni ridotte dell’opera sono numerose le scene che il pittore ha raffigurato, con cura e minuzia di particolari che riecheggiano la cultura miniaturistica del periodo.
Al centro la Madonna in trono, il cui capo è impreziosito da una corona, tiene stretto Gesù Bambino, in piedi sulle ginocchia della madre: le due figure principali sono affiancate da due santi francescani, Ludovico di Tolosa e Francesco d’Assisi. Il primo si trova in posizione privilegiata, a destra rispetto alla Vergine, ed è riconoscibile grazie alla decorazione del suo piviale, il prezioso manto blu con i gigli angioini, a indicarne l’appartenenza alla casata degli Angiò. Ludovico era figlio di Carlo II d’Angiò, re di Sicilia, e di Maria d’Ungheria, e fu proclamato santo nel 1317, quando Prato era sotto il dominio angioino. La presenza di questo santo, insieme a Francesco, rappresentato con il saio, la tipica tonsura del capo e le stimmate, suggerisce una vicinanza del committente all’Ordine Mendicante o al movimento dei Terziari Francescani. Le due ante laterali presentano un doppio registro narrativo: a sinistra, in basso, è la Crocifissione, con le figure dolenti di Maria e San Giovanni evangelista che si rivolgono al corpo di Cristo grondante sangue tanto copiosamente da coprire il teschio di Adamo, ai piedi della croce. Nella cuspide è inginocchiato l’arcangelo Gabriele, annunciante il concepimento di Gesù alla Vergine Maria, raffigurata nella cuspide dell’anta di destra. In basso si trova la Madonna della Misericordia, dove la Vergine accoglie sotto il suo mantello figure devote e imploranti, un’iconografia rara a questa data e che potrebbe ulteriormente collegare il trittico alla città di Prato. Fra i personaggi, raffigurati con una vivacità e freschezza quasi da ritratto, è stato proposto di individuare nell’uomo genuflesso a sinistra con i baffi e la corona Carlo d’Angiò, duca di Calabria e Signore di Firenze e Prato fra 1326 e 1327, e nella figura femminile con cuffia e soggolo inginocchiata in primo piano a destra la sua giovane moglie Maria di Valois, giunta a Firenze in stato di gravidanza e che nell’aprile del 1327, per le doglie del parto, si affidò alla Vergine attraverso la reliquia della Sacra Cintola. Le fu recata, secondo la tradizione, una cordicella che era stata a contatto con la reliquia, dopodiché cessarono le doglie e diede alla luce un figlio.
La datazione al XIV secolo del trittico è confermata dall’aspetto della carpenteria lignea, che si è straordinariamente conservata, anche nella decorazione della cuspide principale, con un motivo a “gattoni”, decorazione tipica dell’arte gotica. Inoltre, sul retro della tavola centrale, sopravvivono tracce di scritte trecentesche, poste in corrispondenza dei santi rappresentati sul fronte, come fossero didascalie oppure annotazioni per la corretta preparazione della tavola.