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In camere anguste nel sottotetto accanto al laboratorio di confezioni, imprenditore in manette

La procura ha disposto il sequestro preventivo in via d'urgenza dell'azienda. Il titolare aveva ottenuto il permesso di soggiorno per ragioni di giustizia

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PRATO – Lavoratori stipati in un capannone adiacente all’azienda dove lavorano senza i requisiti minimi di igiene e sicurezza. 

Questo lo scenario che si è presentato agli inquirenti ieri (17 dicembre) all’interno di una impresa di confezioni in via XX settembre. 

L’attività ha consentito di scoprire che, all’interno dello stabile adiacente, c’erano ambienti destinati a ricovero delle maestranze, con posti letto ricavati all’interno del vano sottotetto, in un ripostiglio esterno, all’interno del quale vi era esclusivamente lo spazio necessario per posizionare una branda. Trovate anche porzioni di camere, ottenute mediante tramezzature in cartongesso, in modo da incrementare la capacità ricettiva dell’immobile.

Gli ambienti erano serviti da diramazioni di impianto elettrico rudimentale con conseguente incremento dei rischi di incendio e di elettrocuzione. Nel complesso sono stati individuati nove posti letto in uno spazio di non più di cinquanta metri quadrati, in larga misura privi di tutti i requisiti di abitabilità previsti dalla normativa vigente (assenza di superfici aeroilluminanti, riscaldamento eccetera), con condizioni igieniche del tutto precarie.

Per la procura si tratta di condizioni incompatibili con la tutela della dignità umana, “che testimoniano la logica imperante nel territorio di perseguire la massimizzazione del profitto a discapito dei requisiti minimali di tutela della persona”.

All’interno dei locali produttivi, intanto, erano in corso intense attività di produzione di capi di abbigliamento per conto di noti marchi della moda, vista la presenza delle relative etichette.

La procura ha disposto il sequestro preventivo in via d’urgenza, ipotizzando i delitti di assunzione di lavoratori irregolari sul territorio nazionale, intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro, oltre a violazioni al testo unico in materia di sicurezza e igiene sui luoghi di lavoro.

È stato arrestato in flagranza di reato un cittadino cinese, già lavoratore irregolare di un’altra azienda oggetto di specifica investigazione, che aveva beneficiato delle misure di tutela sociale e giuridica previste dall’articolo 18 ter del testo unico sull’immigrazione, ivi compreso il permesso di soggiorno per motivi di giustizia.

Il che ha indotto la procura ad agire per ottenere la revoca del permesso e delle conseguenti misure assistenziali, in quanto l’importanza della collaborazione, che quest’ufficio ricerca, esige il rigore nel rispetto degli impegni assunti e l’abbandono dell’agire ispirato all’illegalità da parte dei soggetti tutelati.

La figura dell’arrestato è stata utilizzata dai gestori di fatto per schermare la propria posizione dalle responsabilità penali, amministrative e fiscali. Si tratta, quindi, di una nuova metodologia impiegata per occultare l’effettiva figura datoriale.

Sono stati trovati, infine, tre lavoratori cinesi irregolari sul territorio nazionale, uno dei quali è stato sorpreso nel sonno all’interno del ripostiglio, una vera e propria stamberga.

Le attività investigative sono state curate, con il coordinamento della procura di Prato, dagli appartenenti al Gruppo prevenzione e contrasto ai gravi fenomeni di sfruttamento dell’Asl Toscana Centro (Ufc Pissl) – il cui organico è stato recentemente incrementato dal presidente della Regione Toscana, su richiesta della procura – e dalla compagnia dei carabinieri del comando provinciale di Prato, che hanno proceduto all’arresto.

© Riproduzione riservata

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