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Sfruttamento del lavoro e tentato omicidio in azienda: la procura dispone il sequestro

La ditta tessile di Prato in mano a due amministratori giudiziari che tenteranno di portare avanti l'attività riportandola alla legalità

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PRATO – L’azienda che sfruttava i lavoratori, molti dei quali senza permesso di soggiorno e costretti a lavorare sette giorni su sette con stipendi da fame e in condizioni di sicurezza e igienico sanitarie precarie passa in mano agli amministratori giudiziari. 

È stato infatti eseguito li sequestro preventivo, emesso dal Giudice per le indagini preliminari di Prato, delle quote sociali dell’impresa Arte Stampa Srl, con sede legale a Prato, operativa nel settore della stampa di tessuti per abiti da donna,gestita da imprenditori cinesi, dei locali della stessa e di quanto trovato all’interno, delle possidenze immobiliari e
mobiliari della medesima impresa.

Il giudice ha convalidato il sequestro emesso in via d’urgenza dalla procura di Prato e ha emesso autonomo decreto di sequestro, ritenendo configurabili i reati di intermediazione illecita e sfruttamento lavorativo, nonché di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, nei confronti del titolare di fatto e del suo principale emissario nella gestione dell’impresa, già destinatari della misura cautelare personale, confermata dal Tribunale del riesame.

Ha, in particolare, sottolineato come l’esercizio dell’attività d’impresa sia stata esercitata mediante l’impiego di lavoratori stranieri presenti sul territorio, tutti in uno stato di fragilità e di bisogno e sottoposti a ritmi di lavoro massacranti in un ambiente insalubre e privo di presidi volti a garantire le condizioni di sicurezza dei luoghi di lavoro, la salute e l’integrità fisica dei lavoratori, ponendo in rilievo come l’attività ordinaria fosse caratterizzata da alto rischio, perché svolta attraverso l’impiego di macchinari pericolosi (quali calandre, plotter industriali, ramose, generatori di vapore), attrezzature semoventi, come carrelli elevatori, per il cui impiego i lavoratori irregolari non erano stati adeguatamente formati. 

È stata individuata una condizione di sfruttamento lavorativo nei confronti di 14
dipendenti di nazionalità cinese privi di permesso di soggiorno e di almeno 4 ulteriori regolarmente presenti nel territorio dello Stato.

La condizione di sfruttamento è consistita in dodici ore di lavoro (e in alcuni momenti anche superiore), sette giorni su sette lavorativi, con retribuzione non congrua sotto la soglia minima legale (normalmente in contanti, salvo che per alcuni regolari ai quali veniva corrisposta una piccola parte con bonifico) e condizioni alloggiative e igienico sanitarie precarie, con un gruppo di lavoratori costretti a dormire sul luogo di lavoro e in un locale adiacente alla sede dell’azienda. Un ruolo significativo nell’acquisizione delle risultanze di prova è stato svolto da dieci lavoratori che hanno assunto un atteggiamento di collaborazione con l’autorità giudiziaria, fra i quali, un lavoratore, che, dopo essere stato vittima di tentato omicidio mediante accoltellamento, avvenuto nella sede della società, ha intrapreso una proficua collaborazione con la giustizia.

Sono stati nominati due amministratori giudiziari, per verificare se sussistano le condizioni per riavviare l’attività e riportare alla legalità l’esercizio dell’attività d’impresa, regolarizzando la posizione dei lavoratori vittime di sfruttamento, ovvero, in caso di impossibilità di ripresa, di liquidare la stessa, in considerazione dell’ingente valore dell’azienda.

Sono risultati assunti oltre ai 14 clandestini 50 lavoratori, dei quali solo sei inquadrati con un contratto di lavoro a tempo pieno, mentre gli altri sono risultati assunti con un contratto part time di quattro ore al giorno per cinque giornate a settimana.

Le investigazioni si sono nutrite dell’apporto degli appartenenti al Dipartimento della prevenzione dell’Asl Toscana Centro e dei carabinieri del Nucleo investigativo reparto Operativo del comando provinciale di Prato.

 

© Riproduzione riservata

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