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Le scuole protestano. Gli studenti delle scuole superiori sono in agitazione dopo due anni di problematiche importanti legate alla pandemia. E sono ben intenzionati a far sentire la loro voce. “Chiediamo solo di essere ascoltati”. Sta espandendosi in un effetto domino anche in Toscana la mobilitazione studentesca. Con manifestazioni anche a Firenze, Grosseto, Pisa, Livorno, per protestare contro un esame di maturità che torna al periodo pre Covid con due prove scritte. E che, spiegano gli studenti, non tiene conto di anni di dad e di una scuola tornata in presenza ma con continue assenze di classi in quarantena. La stessa Associazione nazionale presidi nei giorni scorsi ha chiesto al ministro Bianchi di ripensarci in merito alla seconda prova scritta. Ma i ragazzi chiedono anche di rivedere l’alternanza scuola lavoro. Nonché una forma valida di sostegno psicologico, perchè questi anni anche di isolamento hanno lasciato il segno. Sta montando la protesta studentesca. E anche nella provincia di Livorno è molto attiva. Sia negli istituti di Livorno, sia in provincia. In una rete di solidarietà tra studenti. Tra gli istituti in prima linea, tra gli istituti di punta della provincia livornese, l’Isis Mattei di Rosignano Solvay, comprendente anche l’Istituto alberghiero, in agitazione da inizio settimana con gli altri plessi del Mattei, l’Istituto tecnico industriale e l’Istituto professionale meccanico. I ragazzi dell’Isis Mattei ci fanno sapere di essere in autogestione, dopo che l’occupazione non è stata concessa, e continueranno “fino a data indefinita”. Le motivazioni per cui i ragazzi chiedono di essere ascoltati sono il trait d’union di tutte le scuole italiane. In una protesta nazionale che ha cominciato a prendere forma dopo la morte di Lorenzo Parelli, studente diciottenne vittima della caduta di una trave d’acciaio in un cantiere a Udine, durante il suo ultimo giorno di Pcto, Percorso competenze trasversali e orientamento, l’alternanza scuola lavoro. Per Lorenzo Parelli protestarono pacificamente gli studenti di Torino, le immagini dei loro volti insanguinati dopo le cariche delle forze dell’ordine parlano da sole.
La questione, spiegano i ragazzi del Mattei di Rosignano Solvay, “è che questi anni di didattica in pandemia ci hanno portato gravi lacune anche nella scrittura. Il ritorno a questo esame di maturità pre Covid non ne tiene conto, è non consono alla nostra base di studio”. E nello specifico rispetto alla struttura in cui studiano: “La scuola cade a pezzi, è fatiscente e mette a rischio la nostra incolumità. Mancano le materie prime nei laboratori delle scuole Iti e Ipsia. Le aule di laboratorio vengono sfruttate come classi. Ci domandiamo se quando usciamo dalla scuola avremo una base per il mondo del lavoro”. Poi: “Abbiamo qualcuno che ci ascolta e pensa al nostro futuro? Ci dovremmo aspettare un’apertura dalla scuola, visto il valore pedagogico anche in senso civico”. Sull’intervento delle forze dell’ordine che si è registrato anche a Rosignano come nelle altre scuole:”Le ringraziamo, fanno il loro lavoro. Ma rischiamo di dare un messaggio sbagliato laddove si dovesse arrivare a uno scontro che non vogliamo, la nostra è una mobilitazione pacifica”. Quindi: “E’ importante partecipare ora più che mai perchè come cittadini abbiamo i nostri diritti. La scuola deve essere il luogo in cui possiamo essere ascoltati, in cui si impara e siamo sicuri”.