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Stop al lavoro nero: Marras, Monni e Lenzi rilanciano l’intesa. Più poteri ai Centri per l’Impiego

La Regione Toscana conferma l'impegno nella lotta al caporalato anche nel 2026. Fondi europei solo alle aziende sicure

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FIRENZE – La Toscana alza ancora il muro contro lo sfruttamento nei campi. La Regione ha deciso di rinnovare per tutto il 2026 il Protocollo contro il caporalato. Un’intesa storica, nata dieci anni fa, che unisce istituzioni ed enti pubblici in una battaglia di civiltà.

La strategia è chiara: colpire l’illegalità e premiare chi lavora bene. Il piano conferma le azioni coordinate tra gli organismi di controllo e prevenzione. L’obiettivo primario è garantire salute e sicurezza in ogni azienda agricola. Non solo repressione, ma anche incentivi. Il protocollo punta a valorizzare le imprese virtuose. C’è poi un vincolo economico forte: l’accesso ai fondi europei sarà legato al rispetto dei contratti e delle norme di sicurezza. Senza diritti, niente aiuti pubblici.

Restano centrali la formazione e l’informazione, sia per i datori di lavoro che per i dipendenti. Un ruolo chiave lo avranno i Centri per l’impiego. Dovranno essere loro a gestire l’incontro trasparente tra domanda e offerta, togliendo spazio agli intermediari illegali.

La delibera porta la firma congiunta di tre assessori: Leonardo Marras (Agricoltura), Monia Monni (sanità) e Alberto Lenzi (lavoro). Il messaggio è unanime. “Il lavaro di squadra è cruciale”, spiegano nella nota. Non si può combattere il caporalato da soli. Serve un fronte comune che coinvolga tutti gli attori del sistema, proseguendo un percorso di legalità che la Toscana ha tracciato da tempo.

© Riproduzione riservata

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