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Esplosione Calenzano, Procura: “Condotta scellerata verso il disastro”

Indagini dirette da procuratore Luca Tescaroli. Ipotesi fuoriuscita di carburante nella parte anteriore della pensilina di carico. Cinque morti e ventisei feriti. Impianto Eni sequestrato. Perquisizioni. Disposta acquisizione documenti

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CALENZANO – Esplosione Calenzano, Procura: “Condotta scellerata verso il disastro”.

Esplosione Calenzano, omicidio colposo plurimo e lesioni colpose, reati entrambi aggravati dalla violazione delle norme per la sicurezza sul lavoro; rimozione od omissione dolosa di cautele contro infortuni sul lavoro; disastro colposo, come previsto dagli articoli 449 e 434 del codice penale relativo a chi “commette un fatto diretto a cagionare il crollo di una costruzione o di una parte di essa ovvero un altro disastro”: sono, per ora, le contestazioni ipotizzate dalla Procura di Prato, diretta dal procuratore Luca Tescaroli, nell’ambito dell’indagine sull’esplosione avvenuta nella mattinata di lunedì 9 dicembre nell’area di carico del deposito di carburanti Eni di Calenzano, provincia di Firenze.

Cinque persone morte e ventisei feriti, di cui tre ancora in gravi condizioni mentre tutti gli altri sono stati dimessi dagli ospedali. Mercoledì 11 dicembre giornata di lutto in Toscana proclamata da Regione Toscana. E giornata di sciopero e manifestazioni proclamati da sindacati.

Le vittime: Vincenzo Martinelli, 51 anni, autotrasportatore, originario di Napoli ma da anni residente a Prato, identificato ufficialmente.

Carmelo Corso, 57 anni, nato a Catania e anch’egli residente a Prato; Gerardo Pepe, 46 anni, nato in Germania da genitori italiani; Franco Cirielli, 46 anni, originario di Matera; Davide Baronti, 49 anni, nato ad Angera, provincia di Varese, ma cresciuto a Livorno, residente a Bientina, in provincia di Pisa. Saranno l’autopsia e gli esami del Dna a rendere chiara l’identificazione delle salme.

Il magistrato ha nominato anche due consulenti per rispondere ai quesiti che ruotano attorno all’innesco e alle procedure di sicurezza del deposito Eni: sono due esperti in esplosivo, Roberto Vassale e Renzo Cabrino, che hanno tra l’altro già lavorato come periti nella strage di Capaci, inchiesta di cui si è occupato Tescaroli quando era pubblico ministero a Caltanissetta.

La Procura segue anche il fronte delle lesioni provocate dall’esplosione. Sono tre le persone ferite ancora ricoverate: un operaio all’ospedale di Careggi a Firenze e due operai all’ospedale Cisanello a Pisa, considerati in gravi condizioni per le ustioni riportate. I presidi ospedalieri della zona (Careggi, Prato, Torregalli, Santissima Annunziata di Ponte a Niccheri e Empoli) hanno prestato soccorso nella giornata di lunedì 9 dicembre ad altri 24 feriti, già tutti dimessi, 16 dei quali si sono presentati autonomamente.

Secondo una prima ricostruzione sulle cause dell’esplosione, sarebbe avvenuta una fuoriuscita di carburante nella parte anteriore della pensilina di carico, “in qualche modo dovuto alla chiara inosservanza delle rigide procedure previste”. “Le conseguenze di tale scellerata condotta – è l’ipotesi della Procura – non potevano non essere note o valutate dal personale che operava in loco. La circostanza che fosse in atto una attività di manutenzione di una linea di benzina corrobora l’ipotesi che vi siano state condotte connesse all’evento di disastro”.

Il procuratore Tescaroli, dopo aver effettuato due sopralluoghi nell’impianto Eni sequestrato e aver nominato i consulenti tecnici, ha disposto una serie di perquisizioni, nel pomeriggio di martedì 10 dicembre, per acquisire documentazione sulle attività in corso nel deposito di Calenzano al momento dell’incidente. Le perquisizioni sono avvenute negli uffici di Eni e della Sergen srl, la ditta di Grumento Nova (Potenza) per cui lavoravano due delle vittime – Giuseppe Cirelli e Gerardo Pepe, entrambi 45 anni – e alcuni feriti. I dipendenti della ditta al momento della tragedia erano impegnati nella manutenzione di una linea di benzina dismessa, proprio accanto al punto in cui è avvenuta l’esplosione.

 

L’ipotesi principale è che qualcosa durante i lavori abbia provocato un grave problema tecnico  e innescato la scintilla che ha provocato il disastro. Proprio per chiarire queste incertezze, la Procura ha disposto l’acquisizione di tutti i documenti inerenti al deposito e alle attività dell’azienda, che saranno poi incrociati con le informazioni raccolte durante i sopralluoghi e con le testimonianze. Il fascicolo di indagine con i vari reati ipotizzati è ancora a carico di ignoti, ma in vista delle autopsie sulle salme delle cinque vittime potrebbero arrivare i primi nomi degli indagati.

Un lavoratore rimasto ferito avrebbe riferito che l’impresa Sergen “stava eseguendo dei lavori di manutenzione all’interno del deposito nell’area destinata al carico del carburante, in particolare avrebbero dovuto rimuovere alcune valvole e tronchetti da 8 pollici (diametro 150) per mettere in sicurezza una linea benzina dismessa da anni”.

Il procuratore Tescaroli, affiancato dal sostituto procuratore Massimo Petrocchi, potrebbe acquisire la corrispondenza tra Vincenzo Martinelli, 51 anni, autotrasportatore della azienda Bt Trasporti, tra le vittime dell’esplosione, e la stessa azienda, in seguito a un procedimento disciplinare aperto per la mancata consegna di un carico. Dalla corrispondenza emergerebbe la preoccupazione di Martinelli per le condizioni di sicurezza dell’impianto: “continue anomalie riscontrate sulla base di carico”, scriveva alla sua ditta. Nel frattempo è iniziato anche il lavoro dei consulenti nominati dalla Procura, tre tecnici cui è stato chiesto di chiarire le cause del crollo ed il Ris dei carabinieri ha svolto un sopralluogo.

© Riproduzione riservata

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