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Cèramica 2025: Montelupo Fiorentino vero e proprio museo diffuso

Grande successo per la storica rassegna inaugurata con Giani e sindaco Londi. Tra gli eventi protagonisti, 'Boomless', esposizione con le opere di Carolina Bitossi e Donatella Lia

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MONTELUPO FIORENTINO – Grande successo per Cèramica 2025, la storica manifestazione dedicata alla tradizione ceramica di scena a Montelupo Fiorentino.

Inaugurata in piazza della Libertà il 6 dicembre con Eugenio Giani, presidente Regione Toscana, e il sindaco Simone Londi, Cèramica 2025 è grande protagonista fino al 21 dicembre 2025. Con Montelupo Fiorentino vero e proprio museo diffuso con mostra mercato, esposizioni, visite guidate, spettacoli, laboratori. Con grande affluenza di visitatori, come rendiconta lo stesso Comune di Montelupo Fiorentino, anche con pullman organizzati da fuori Toscana.

Tantissimi dunque gli eventi in programma. E tra le mostre di Cèramica 2025, alla sede espositiva dell’Unione Fornaci della Terracotta di Samminiatello, in piazza della Libertà, con ‘Boomless’ sono protagoniste le opere di Carolina Bitossi e Donatella Lia.

Le due artiste, raccontano, si incontrano durante corsi di ceramica professionale. Entrambe decidono di partecipare al concorso internazionale di ceramica contemporanea ‘Open Studio‘. “Boomless non viene selezionata tra i cinquanta finalisti, ma trova una casa forse ancora più coerente negli spazi espositivi dell’Unione Fornaci della Terracotta di Samminiatello. In questo percorso un ruolo speciale spetta all’Unione Fornaci della Terracotta e al suo presidente, Marco Lotti, che fin dall’inizio si è mostrato disponibile ed entusiasta, aprendo loro il laboratorio e offrendo la possibilità di imparare, giorno dopo giorno, da tutti i maestri che fanno parte dell’associazione”.

Carolina Bitossi, racconta lei stessa, dopo essersi formata in arti visive alla Libera Accademia di Belle Arti di Firenze, “nel 2008 intraprende un percorso nella fotografia e nell’indagine del visibile. Dopo un decennio di impegno politico e istituzionale, scopre nella ceramica il linguaggio capace di restituire il senso dell’origine, il punto in cui il gesto incontra la memoria. Nipote di un grande maestro torniante, Vinicio Sabatini, porta nelle mani il ricordo di una tradizione che non si limita a ripetersi, ma si rinnova nella materia, nella continuità tra corpo e pensiero, in un gesto che unisce introspezione e denuncia, ascolto e necessità di verità. Il nonno ha fatto il torniante per una vita intera, uno dei più bravi della zona”. “Tornare in questi laboratori significa rientrare in una genealogia affettiva e professionale che non si è mai davvero interrotta”.

“La prima volta che è entrata nel laboratorio dei terracottai ha visto appesa alle pareti una fotografia del nonno: da quel momento, lavorare al tornio seguendo i consigli e la memoria dei suoi amici artisti è diventato un modo per riconnettersi a un sapere antico e insieme per spingerlo verso il contemporaneo, laddove la creta si fa strumento di pensiero e non solo di forma”.

A Céramica 2025 anche Tortus, il celebre ceramista danese ha fatto tappa anche alla sede dei terracottai di Samminiatello, “scelta che da sola vale una dichiarazione di stima verso questa comunità di maestri. Tortus non si è limitato a un rapido saluto ma è rimasto a lungo ad osservare i maestri storici di Montelupo, Stefano Gheri, Enrico Carli (Sghio) e Paolo Scardigli, seguendo con attenzione i movimenti delle loro mani, lo scorrere della creta, le variazioni minime di pressione che determinano la nascita di una forma”.

Tra le opere esposte, “Boomless è il fulcro attorno a cui si raccoglie la ricerca di Carolina Bitossi e Donatella Lia”. “L’opera nasce da un processo creativo alimentato da una riflessione profonda su ciò che la realtà contemporanea ci costringe a vedere e, soprattutto, a sentire. Sono le immagini delle guerre, delle catastrofi, delle fratture sociali, che arrivano fino a noi con la forza di un tornado capace di travolgere, almeno finché non si ha la fortuna di raggiungerne il centro, quell’occhio del ciclone dove tutto si fa improvvisamente silenzio, calma, attesa. È da questo spazio sospeso, colmo di domande, che nasce Boomless: la scelta di trattenere l’esplosione e di trasformarla in un oggetto simbolo, un oggetto di denuncia che rompe il silenzio senza ricorrere al fragore. Boomless diventa così metafora del respiro del mondo”.

“L’opera richiama la disuguaglianza globale, la disparità di diritti, la distanza tra chi vive in Occidente e chi lotta in contesti dimenticati, e ci mette di fronte a ciò che l’umanità rischia di smettere di sentire. È un pezzo che chiede tempo, che invita a restare, proprio come ha fatto Tortus davanti alle loro opere e come fanno i visitatori che tornano a rivederle”.

© Riproduzione riservata

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