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FIRENZE – La Guardia di Finanza di Bologna ha smantellato una presunta rete di ‘diplomifici’ che, secondo gli inquirenti, avrebbe garantito il conseguimento della maturità a pagamento: il centro studi coinvolto nell’operazione è stato sequestrato nella mattinata di oggi (18 settembre), insieme a conti correnti e a risorse per circa 90mila euro; l’indagine riguarda una decina di persone e coinvolge, oltre alla sede emiliana, scuole paritarie collocate tra Marche e Campania e una unità locale con sede a Firenze, circostanza che porta immediato interesse e preoccupazione anche in Toscana.
Secondo la ricostruzione degli investigatori, acquisita dalla procura e formalizzata nei decreti di sequestro, il meccanismo era consolidato: a studenti e famiglie venivano richieste somme estremamente superiori alle tasse d’esame previste dalla normativa (si parla di fino a 6mila euro), in cambio dell’impegno a far superare gli esami o a ottenere idoneità attraverso scuole paritarie “compiacenti”. Le accuse contestate agli indagati spaziano dall’associazione per delinquere alla corruzione e al falso ideologico.
L’emergere di un’unità locale nel Fiorentino rende immediatamente concreto il rischio che l’operazione abbia interessato anche studenti e canali toscani: non si tratta solo di un fatto di cronaca bolognese, ma di un fenomeno che può riverberarsi sul mercato del lavoro e sulle procedure di accesso agli albi e alle graduatorie regionali, dal personale scolastico agli ambiti in cui il titolo di studio è requisito essenziale. Per questo le autorità locali — dall’Ufficio Scolastico Regionale alla prefettura, fino agli enti che gestiscono concorsi e graduatorie — sono ora chiamate a verifiche incrociate sui titoli rilasciati e sulle posizioni amministrative che potrebbero essere viziati da diplomi ottenuti con modalità illecite.
La notizia arriva in un contesto di crescente attenzione istituzionale verso il fenomeno dei cosiddetti “diplomifici”: dall’estate del 2024 il ministero e le forze dell’ordine hanno avviato piani di vigilanza e ispezioni, che a giugno 2024 avevano già portato alla revoca della parità a decine di scuole sospette; nell’ultimo anno i controlli della Guardia di Finanza su borse di studio, scuole paritarie e centri di formazione si sono intensificati per arginare pubblici benefici e abusi legati a titoli non meritevolmente conseguiti. L’operazione di oggi si inserisce proprio in questo filone investigativo nazionale.
Per la Toscana le conseguenze pratiche sono immediate: gli uffici competenti dovranno avviare verifiche su eventuali iscrizioni o pratiche gestite dalla sede fiorentina del centro sequestrato (o da suoi riferimenti amministrativi), controllare la regolarità delle attestazioni e, se del caso, segnalare alle autorità giudiziarie e amministrative i casi sospetti. Anche gli atenei e le amministrazioni locali che erogano servizi condizionati al possesso del titolo — concorsi pubblici, graduatorie Ata, accesso ad alcuni corsi — saranno invitate a essere cauti nell’accettare titoli la cui provenienza potrebbe essere inquinata da circuiti illeciti.
Le associazioni di categoria e i sindacati della scuola in Toscana hanno già chiesto chiarezza: l’ipotesi che diplomi ottenuti irregolarmente possano alterare selezioni e concorsi apre la strada a contenziosi amministrativi e danneggia chi ha conseguito il titolo con regole e fatica. Anche i dirigenti scolastici e i provveditorati locali si preparano a collaborare con gli organi inquirenti per mettere in sicurezza le procedure di assunzione e di valutazione.
Dal punto di vista giudiziario l’operazione è ancora in corso: le indagini proseguono per ricostruire i flussi finanziari, i rapporti tra il centro bolognese e le scuole paritarie coinvolte e l’eventuale rete di broker che indirizzavano gli studenti verso i percorsi “facili”. Chi ha ricevuto titoli sospetti potrà trovarsi coinvolto in accertamenti amministrativi o penali, a seconda delle evidenze che emergeranno. Le procure interessate — quella di Bologna e, per i profili toscani, gli uffici locali che saranno attivati — coordineranno gli approfondimenti.
La Guardia di Finanza di Bologna, che ha condotto l’operazione su delega della rocura, continua a invitare chiunque abbia informazioni a collaborare con gli inquirenti: le segnalazioni ricevute in passato hanno spesso rappresentato la prima chiave d’accesso per smascherare reti complesse come quella che oggi è finita sotto indagine. In Toscana, intanto, gli uffici competenti hanno già avviato i primi contatti con gli investigatori per valutare l’eventuale impatto territoriale del sequestro e le azioni amministrative da intraprendere.