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Paragone il giorno dopo: “Forse non siamo stati la risposta giusta”

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I miei bacini di riferimento erano Lega e M5S. Salvini ha pagato il sostegno a Draghi, ma l’elettorato Lega si è trasferito su FdI e M5S ha ripreso i suoi elettori con il reddito di cittadinanza”.
Gianluigi Paragone ci ha dormito su. E il giorno dopo il risultato del 25 settembre il giornalista senatore uscente analizza con lucidità e grande tranquillità un risultato che non premia la sua Italexit, partito giovane di cui è ideatore e fondatore alla prima kermesse delle politiche. Che ha raccolto le firme per esserci. Che in Toscana ha fatto un vero e proprio tour con presenza importante.
Non raggiunge il 3% anche a sorpresa.
Perchè tra i cosidetti partiti antisistema Italexit sembrava il più accreditato a raggiungere quel 3% soglia di ingresso per il Parlamento.
Che non è riuscito invece a raggiungere, fermandosi al 2%. E dunque Italexit non è rappresentata in Parlamento.
Anche se i sondaggi prima del black out elettorale davano la forza politica di Paragane con traguardo soglia di sbarramento raggiunto.
Che in Friuli, va detto, a differenza del dato nazionale, Italexit ha ampiamente raggiunto al 3,2% salendo fino al 3,7 nell’uninominale.
Che ci sia delusione è chiaro, ma anche la consapevolezza di considerare il dato un punto di partenza.
Costanza Vaccaro, capolista per la Camera dei Deputati collegio di Livorno ci tiene a ringraziare tutti: “Oggi voglio dirvi solo un semplice e profondo grazie. Saranno i prossimi giorni quelli dei bilanci. Grazie a tutte le persone che ho incontrato in questa campagna elettorale, grazie a chi mi ha accompagnato in questo bellissimo viaggio che non è finito esattamente come speravamo. Ma le idee, le battaglie per i cittadini e per le loro libertà rimangono e continuano ad alimentare il mio cuore. E spero anche il vostro”.
Paragone con la sua Italexit guarda avanti: “Il futuro di Italexit? Le prossime sfide che ci attendono sono le regioni più importanti, Lombardia e Lazio. Lì ci saremo e cercheremo di prenderci una  rivincita. Se non ci sarà possibilità di superare il 3%, se non riusciamo a entrare nei consigli regionali, analizzeremo dove potranno andare i partiti antisistema.
Da qui alle regionali ci sono un po’ di conti da pagare: il rincaro dei costi della vita e il grande tema dell’occupazione”.

 

© Riproduzione riservata

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