(Adnkronos) – “Andremo in giro al centro, anche se c’è poco da fare perché il sindaco Gualtieri sta facendo un buon lavoro. Al contrario delle periferie, dove i mezzi pubblici lasciano a desiderare così come il degrado. Se non dai il buon esempio con dei lavori che iniziano, gli abitanti di quei quartieri continueranno a non curarsi del posto che abitano. Invece, se iniziano a vedere che qualcuno si occupa di loro, magari ameranno di più il loro quartiere. Fare qualcosa per le periferie è essenziale”. Così il regista, sceneggiatore e attore Carlo Verdone alla Festa del Cinema di Roma, dove presenta la quarta e ultima stagione di ‘Vita da Carlo’ (dal 28 novembre su Paramount+), svela cosa farà da ‘sindaco per un giorno’ il 17 novembre, in occasione del suo 75esimo compleanno. Un ruolo affidato anche ad Alberto Sordi nel 2000 “e questo mi ha molto commosso”.
A Gualtieri “dirò che in una traversa di via Cavour, dove abita Sergio Rubini (nel cast della serie, ndr) è tutto buio. Anzi è una delle strade più buie di Roma. Per andare a cena da lui è stato un incubo, tre ore per capire dove fossi. Non si leggevano le scritte, c’era la polvere degli Anni 30”, racconta Verdone con la sua irresistibile ironia. Da sindaco vorrebbe anche “migliorare il gusto estetico della città, spesso si dà il via a costruzioni assurde, una di un colore e una di un’altra. Noi siamo il Paese del grande gusto, della pittura e dell’architettura, ma dagli anni 60 in poi siamo diventati orrendi. Dove si può mettere le mani, lo farò volentieri”, assicura.
Roma, una città che ama profondamente e che gli ha dato tanto: “Lasciarla? Impossibile. Non sopporto la volgarità, la cagnara, il traffico, ma amo questa città e continuo ad amarla. Se non l’avessi amata, non avrei fatto ‘Un sacco bello'”, spiega Verdone. La Capitale “mi ha dato tanto dal punto di vista umano e lavorativo, tante situazioni vissute sono nei miei film. E lo devo a questo grande teatro che erano le piazze di Roma, come Testaccio, San Cosimato e Campo de’ Fiori”. Ogni tanto, però, si prende una pausa da Roma: “Quando non ne posso più di lei, vado nella mia casa in campagna, nella Sabina. Lì mi sento uno sconosciuto e rinasco”, conclude.
“Al centro della quarta stagione c’è il Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma. È stato bello tornare lì per la serie. Questo mi ha permesso di fare un omaggio a mio padre Mario, che è stato dirigente per tanti anni e ai miei anni da studente lì, mi sono diplomato sotto Roberto Rossellini e per tanti anni ho ricoperto il ruolo di consigliere di amministrazione. Ma è anche, e soprattutto, una dedica ai giovani”. ha detto Carlo Verdone alla Festa del Cinema di Roma.
Nei nuovi episodi gli viene affidato il ruolo di professore di regia al Csc: “Qui avrò dei contrasti con i miei studenti perché loro vedono il mondo come è adesso, parlano in un modo corretto per loro e scorretto per me. Nel frattempo cerco di capire questo nuovo linguaggio e le loro idee, io vengo da un’altra era”. Ma alla fine “si creano scontri, incontri, entusiasmi e riusciremo a realizzare il saggio di regia di fine anno, che nella serie portiamo al Festival di Cannes. Una scena che termina con un applauso finale ai miei studenti ed io che esco di scena”, racconta Verdone, che aggiunge: “È un po’ la vita, quello che ho dato ho dato, adesso sta a loro”.
La quarta stagione “sarà l’ultima. Se mi dicessero ‘ti va di fare la quinta?’ risponderei di ‘no’. Ho raccontato tutto di me in questi anni di ‘Vita Carlo’, mi sembra di vivere in una casa a vetri. Forse sono il primo attore a raccontare la sua biografia, romanzata certo, ma c’è molto di me”. Ma, per il momento, non smette di fare cinema: “Sto terminando il film ‘Scuola di seduzione’. La mia vita è il cinema”. Dopo aver fatto quattro stagioni, “tornare a fare film mi è sembrato come andare a prendere il caffè”, conclude.
Da sempre vicino alle nuove voci, Verdone fa un elogio alla nuova generazione di artisti: “Ho scoperto dei ventenni davvero in gamba, meriterebbero una certa considerazione altrimenti rischiamo di avere i cast fatti con lo stampino. Qualcuno di loro va messo alla prova, dalla recitazione alla regia. Sono ragazzi e ragazze intelligenti e, a volte, abbiamo idee sbagliate sui giovani, che stanno vivendo un mondo difficile creato da vecchi che creano i veri problemi del mondo di oggi”, osserva Verdone.
“I tagli all’audiovisivo sono anche, in parte, la conseguenza di tutto lo sperpero che c’è stato in passato, ma non sono mai una buona notizia. Bisogna fare attenzione: ad essere colpite sono soprattutto le produzioni indipendenti e questo è pericoloso. Si rischia di non vedere più nuovi esordi, nuovi attori, nuovi registi, nuove sceneggiature di giovani autori”. Così Carlo Verdone commenta i tagli al fondo dedicato alle produzioni dell’audiovisivo in Italia. “Se non diamo spazio ai nuovi talenti – osserva Verdone – il cinema non si rinnoverà. Continueremo a vedere sempre gli stessi volti, le stesse storie, e il pubblico finirà per restare sul divano a guardare film e serie in tv”, conclude.
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