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Presentata a Roma la ventesima edizione del Rapporto Italiani nel Mondo della Fondazione Migrantes, che fotografa vent’anni di mobilità italiana. Dal 2006 a oggi, il saldo migratorio segna meno 817mila cittadini italiani. La maggior parte sono giovani che scelgono l’Europa e provengono da Lombardia, Nordest e Mezzogiorno.
Non si tratta più solo di emigrazione o fuga di cervelli, ma di movimenti complessi, tra partenze, ritorni e scelte consapevoli. La ricerca, curata da 70 autori con 45 saggi, racconta un’Italia in continuo cambiamento, dentro e fuori i propri confini.
I dati principali del Rapporto 2025
Saldo migratorio: 1,6 milioni di espatri e 826 mila rimpatri in vent’anni. Italia nel mondo: all’1 gennaio 2025 risultano iscritti all’Aire 6,4 milioni di italiani, quasi 1 su 9. Mobilità interna: oltre 1 milione di persone dal Meridione verso Centro-Nord tra 2014 e 2024, con un saldo negativo per il Sud di oltre 500 mila individui.
Vent’anni di cambiamenti
Dal 2006 la mobilità italiana è diventata strutturale. Dopo la crisi del 2008, gli espatri crescono costantemente, raggiungendo nel 2024 il record di 155732 partenze. L’Europa resta il baricentro, con Regno Unito, Germania e Svizzera in testa.
Negli ultimi anni la mobilità è diventata più circolare: si parte, si ritorna, si riparte. Crescono le donne tra gli italiani all’estero (+115,9% in vent’anni) e gli over 50, spesso nonni o lavoratori che raggiungono figli e nipoti. La spinta migratoria resta legata a fragilità strutturali: lavoro precario, disuguaglianze territoriali e riconoscimento del merito. Ma c’è anche scelta, curiosità e progettualità personale.
Il Rapporto invita a superare la visione riduttiva dell’espatrio come perdita o trauma. Non partono solo laureati o ricercatori; prevalgono i diplomati. Il filo comune è la ricerca di dignità, riconoscimento e mobilità sociale. “Il grande bluff non è tra cervelli o braccia, ma nel non riconoscere che tutti sono talenti”, si legge nel Rapporto.
Il Mezzogiorno e le aree interne perdono popolazione. Dal 2014 al 2024 oltre 1 milione di persone ha lasciato il Sud, contro 587 mila in direzione opposta. I più mobili sono i giovani tra 20 e 34 anni, seguiti da adulti in età lavorativa. Province montane e interne pagano il prezzo più alto: chiusura di scuole, servizi ridotti, impoverimento sociale. La mobilità interna spesso anticipa l’espatrio verso l’Europa.
Connettere emigrazione e immigrazione
Il Rapporto sottolinea come la distinzione rigida tra “emigrazione” e “immigrazione” sia superata. La mobilità italiana è transnazionale, articolata e plurale, coinvolgendo anche nuovi cittadini italiani in movimento verso altri Paesi europei.
Il Rapporto descrive un’Italia in movimento, transnazionale e plurale, dove la mobilità non è più ferita da nascondere, ma risorsa da ascoltare e valorizzare. Come osserva monsignro Gian Carlo Perego, “questa Italia non può limitarsi alle risposte legislative o ai decreti sullo ius sanguinis, serve una visione più ampia e inclusiva”.



