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Inchiesta Moby Prince: “Fiamme altissime fino al cielo. Non c’era nebbia”

In audizione Commissione parlamentare inchiesta ex marinaio leva Accademia Navale di Livorno: "Ero di guardia. La petroliera in orizzontale davanti a me. Ho visto il Moby Prince illuminato da sembrare un albero di Natale mentre usciva dal porto". Il 10 aprile 1991 in rada a Livorno la tragedia che costò la vita a 140 persone

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LIVORNO – Inchiesta Moby Prince: “Fiamme altissime fino al cielo. Non c’era nebbia”

Inchiesta Moby Prince, continua il lavoro della terza commissione parlamentare d’inchiesta insediatasi nel marzo scorso alla Camera dei Deputati.

Terza commissione parlamentare d’inchiesta presieduta da Pietro Pittalis, deputato Forza Italia, sulla tragedia che il 10 aprile 1991 nella rada di Livorno costò la vita a 140 persone a bordo del traghetto Moby Prince diretto a Olbia.

Lavori partiti il 9 aprile scorso, alla vigilia dell’anniversario del disastro, con l’audizione di Andrea Romano, Pd, presidente della seconda commissione parlamentare d’inchiesta:

“Abbiamo svolto simulazione di scenari collisione presso il Cetena di Genova che ha rielaborato tutti i dati che abbiamo fornito. Svolgendo un milione 200mila simulazioni diverse. Da cui è risultato con ragionevole certezza che l‘ipotesi più probabile è che una terza nave sia sfilata di fronte alla Moby Prince che nel tentativo di evitare la collisione del terzo natante è entrata in collisione con Agip Abruzzo”.

La prima commissione d’inchiesta, aveva sottolineato Romano in audizione, “ha chiarito che l’equipaggio si è comportato in maniera eccellente, eroica. Non c’era la nebbia. I soccorsi sono stati tardivi, intempestivi, scoordinati.  Aveva chiarito che le 140 vittime non erano morte nel giro pochi minuti, ma molte persone erano sopravvissuti ore. Avrebbero potuto essere salvate”.

E che non ci fosse la nebbia l’ha ribadito in audizione nella giornata di martedì 1 ottobre anche Massimo Vernace, ex marinaio di leva Accademia navale di Livorno

“Si vedeva fuoco, e una cosa che voglio precisare è che la nebbia non c’era, perché era tutto chiarissimo. La nebbia è venuta fuori dopo, secondo me, in forma di fumo, di condensa con le fiamme dopo l’impatto, e allora sì che non si vedeva a tre metri, quattro metri, con i nostri fari non si vedeva più nulla perché c’era questo grande fumo nel mare. La nebbia però non c’era.  Non c’è mai stata nebbia quella sera. Per tanti anni mi stizziva sentire dire autorità o esperti, che quella sera c’era nebbia, invece non c’era. E’ una bugia dire che c’era nebbia“.

Poi: “Quando sono montato di guardia la petroliera era in orizzontale davanti a me” e “dopo poco, sul lato destro, ho visto il Moby Prince talmente illuminato che sembrava un albero di Natale mentre usciva dal porto. Poi spalle al mare ho cominciato a controllare il lato destro dell’Accademia per controllare che tutto fosse a posto. Dopo un po’ ho sentito un boato e ho visto delle fiamme, altissime fino al cielo, e a quel punto ho dato l’allarme coi commilitoni. Noi ci siamo collegati sul canale di emergenza e si sentiva parlare di soccorsi che secondo me non hanno tardato tantissimo. Più di questo non ho visto perché siamo rimasti altre ore con il faretto a guardare, ma si vedevano soltanto fiamme in mare e nient’altro”.

Vernace ha detto di non aver “notato bettoline, imbarcazioni, non le ho viste, nel mare era tutto buio ma qualche lucina da qualche parte c’era, ma penso fosse qualche pescatore”. “Via radio si era capito che c’era un po’ di confusione ma”, almeno in quelle prime fasi, “nessuno parlava di un traghetto”.

Su una terza imbarcazione presente oltre a Moby Prince ed Agip Abruzzo, Andrea Romano in audizione ha detto: “L’identità della terza nave. Che nome aveva? C’erano incongruenze su alcune navi che le carte ci dicono essere presenti quella notte. In particolare sulla nave 21 October II. Era peschereccio costruzione italiana che batteva bandiera somala, apparteneva a  flotta Shifco di Mogadiscio coinvolta in vicende traffico armi. C’è da chiarire quali navi erano davvero presenti in rada a Livorno”.

© Riproduzione riservata

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