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La tragedia nel porto di Livorno è datata 10 aprile 1991: a bordo del traghetto Moby Prince 140 persone morte. Un solo superstite, componente dell’equipaggio, nella collisione con Agip Abruzzo.
Sono passati 34 anni. Tre commissioni parlamentari d’inchiesta, l’attuale presieduta dal deputato Pietro Pittalis, stanno permettendo di ricostruire i fatti. Per arrivare a una verità che dovrebbe poter significare giustizia. In una inchiesta di cui c’è stata richiesta di archiviazione da parte Dda di Firenze, è emerso nell’ultima audizione in commissione parlamentare d’inchiesta con il procuratore di Livorno Agnello.
Una strage Moby Prince che è una ferita enorme per Livorno, che il 10 aprile di ogni anno, guidata dal sindaco, commemora le 140 vittime nome per nome.
Marco Simiani, deputato Pd, commenta: “Senza il lavoro delle Commissioni d’inchiesta sulla Moby Prince, la verità sarebbe ancora lontana. È grazie alle indagini svolte nelle ultime tre legislature che sono stati compiuti passi significativi nell’accertamento delle responsabilità e nella ricostruzione delle dinamiche dell’incidente”.
Sono state le commissioni parlamentari d’inchiesta a tenere alta l’attenzione istituzionale e a mettere insieme molti tasselli della strage, ognuna in continuità con l’altra.
Come aveva riepilogato Andrea Romano, presidente della seconda commissione (vicepresidenti Pittalis e Manfredi Potenti), in audizione di terza commissione parlamentare d’inchiesta, “la prima Commissione si era in particolare concentrata sulla fondatezza o meno delle sentenze giudiziarie, su alcuni elementi fondamentali su cui avevano poggiato quelle sentenze; e aveva chiarito, io credo molto ragionevolmente, che quelle sentenze erano infondate o meglio si erano poggiate su elementi che è stato poi chiarito essere inesistenti“.
Quindi il fatto che non vi fosse la nebbia la notte della tragedia, “che invece era stato un elemento centrale nelle varie sentenze giudiziarie”. “Il fatto che l’equipaggio si fosse comportato in maniera eccellente, esemplare, eroica e quindi non vi fosse stata alcuna negligenza nel comportamento dell’equipaggio, altro elemento, quello della negligenza, su cui avevano poggiato le sentenze giudiziarie“. “Che non vi fosse stato, ha chiarito la prima Commissione, alcun coordinamento tempestivo né efficace nei soccorsi e che quindi i soccorsi fossero stati tardivi, intempestivi e scoordinati, altro elemento che aveva concorso alle sentenze, perché le sentenze avevano affermato che invece i soccorsi erano stati tempestivi e coordinati. La prima Commissione, infine, aveva chiarito tragicamente che le 140 vittime non erano morte tutte insieme nel giro di pochi minuti, come invece avevano affermato le sentenze, ma che numerosi passeggeri erano sopravvissuti per molte ore all’impatto e che quindi avrebbero potuto essere salvati.
In sintesi, la prima Commissione aveva chiarito l’infondatezza delle basi su cui avevano poggiato quelle sentenze”.
La seconda Commissione presieduta da Romano, quella della scorsa legislatura, si è dedicata, partendo dal lavoro della prima commissione, a chiarire cosa era accaduto quella notte, quindi la dinamica della collisione.
Ed è arrivata a ricostruire che “L’ipotesi più probabile, ma uso l’espressione ‘più probabile’ facendo un torto al quadro che è emerso dal Cetena, è che una terza nave sia sfilata di prora di fronte alla Moby Prince, mentre la Moby Prince si avvicinava all’Agip Abruzzo, che era in una zona dove non doveva essere, e nel tentativo di evitare la collisione con questo terzo natante la Moby Prince sia andata a collidere con l’Agip Abruzzo”.
Dalla terza commissione parlamentare sta emergendo una richiesta di archiviazione dell’inchiesta da parte della Dda di Firenze. “Non ci fermiamo”, ha ribadito la terza commissione. “La Commissione andrà avanti, forte dei risultati fin qui ottenuti dalle precedenti inchieste, che hanno già fatto chiarezza su alcuni aspetti fondamentali, come l’assenza di nebbia al momento dell’incidente e le criticità nei soccorsi. Proseguiremo il lavoro con il massimo rigore, approfondendo tutti gli elementi ancora oscuri e ascoltando le istanze del territorio. l nostro obiettivo resta quello di arrivare a una verità definitiva, che renda giustizia alle 140 vittime e alle loro famiglie, nel rispetto della memoria e della dignità di chi ha perso la vita in quella tragica notte del 10 aprile 1991″