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LUCCA – Importante scoperta nell’anno del centenario della morte di Giacomo Puccini.
Quattro arredi originali del villino di Viareggio di Giacomo Puccini, tre dei quali prodotti da Carlo Spicciani tra il 1921 e il 1922 e uno di Gebrüder Thonet di Vienna, sono stati ritrovati, riconosciuti e recuperati dopo attente ricerche da Renata Frediani e Mauro Pardini ed entrano a far parte delle collezioni della Fondazione Giacomo Puccini che li ha ricevuti in donazione e ne provvederà alla ricollocazione, al termine dei restauri, nel villino di Viareggio.
I quattro preziosi cimeli sono stati presentati questa mattina al Puccini Museum – Casa natale di Lucca dagli autori della scoperta, dal sindaco di Lucca – presidente della Fondazione Giacomo Puccini – Mario Pardini, dal direttore della Fondazione Luigi Viani e dallo storico dell’arte Riccardo Mazzoni.
Dopo cent’anni, questi preziosi arredi forniti a Puccini da Spicciani, tra il 1921 e il 1922, come confermato da una fattura emessa dallo stesso mobiliere nel 1923 e conservata presso l’archivio Simonetta Puccini di Torre del Lago e considerati dispersi, assieme al tavolino viennese, riemergono grazie al lavoro di Renata Frediani e Mauro Pardini, che dopo una prima selezione di carattere stilistico-comparativo, attraverso l’attento approfondimento delle fonti archivistiche e fotografiche, come quelle conservate presso il fondo Giuseppe Magrini, è stato possibile ricondurre inequivocabilmente alla dimora viareggina del Maestro. Si tratta di due piccoli tavoli, un mobile da ingresso e una credenza bassa.
“Desidero ringraziare Renata Fediani e Mauro Pardini, questa scoperta corona gli sforzi, la competenza, la costanza e la passione di due studiosi del territorio che negli anni hanno riscostruito e restituito alla collettività molti preziosi contesti della nostra storia ritenuti perduti – afferma il sindaco Mario Pardini – il nobile atto di liberalità che ha spinto gli studiosi a donare i quattro mobili per ricondurli nel villino di Viareggio, subito accolto e valorizzato dalla Fondazione Puccini, possa essere esempio per incoraggiare altri privati a fare altrettanto”.
“Ieri (22 dicembre) ricorreva il compleanno di Puccini – ricorda il direttore della Fondazione Giacomo Puccini Luigi Viani – quale miglior occasione per questa nuova acquisizione merito del lavoro e della generosità dei due studiosi. Mentre i lavori di restauro del villino di Viareggio sono ancora in corso, siamo davvero entusiasti di poter aggiungere un tassello importante alla ricostruzione dell’arredo dell’edificio pensato e voluto dal compositore. Tutti questi mobili entrano a far parte di una raccolta speciale fra le collezioni museali della Fondazione Giacomo Puccini che si chiamerà Fondo Frediani”.
Il tavolo, di forma esagonale, era parte integrante di un gruppo di mobilia un tempo collocata nella biblioteca adiacente allo studio di Puccini, per le sue particolari caratteristiche e la presenza di inserti ceramici della manifattura Chini di Borgo San Lorenzo, costituiva un unicum tra gli arredi del Villino. Questa mobilia richiamava i modelli messi a punto da Spicciani a partire dal 1910, come riscontrabile nella mobilia di Casa Calderai a Roma (1913), dove la tradizione rinascimentale, il gusto inglese e la Secessione si incontrano e si fondono con esiti di grande raffinatezza.
La credenza in noce porta un particolare finimento metallico lavorato a traforo di gusto orientaleggiante. L’arredo faceva parte del salotto del primo piano ed era abbinato ad altri arredi, come riscontrabile in alcune rarissime foto d’epoca scattate da Giuseppe Magrini nel 1926, e che non trovano nessun riscontro fino a quel momento nella linea produttiva del mobiliere lucchese. Difatti, Spicciani, nella creazione di questi ambienti si ispirò ai modelli proposti dalle riviste specializzate americane fornite da Puccini, rimodulati però secondo le coeve modalità della scuola lucchese”.
Le ceramiche del mobile che arredava l’ingresso del Villino, originariamente abbinato ad una panca vennero prodotte dalla manifattura Chini di Borgo San Lorenzo, e sono presenti nei cataloghi della stessa dal 1909 al 1925: ricordano molto da vicino quelle realizzate per gli arredi di un analogo salotto conservato nel Villino viareggino dell’impresario teatrale Luigi Rosano, anch’essi riconducibili alla fabbrica Spicciani ed eseguiti in stretta collaborazione con la prestigiosa manifattura Chini intorno al 1920. Le ceramiche della manifattura Chini destinate agli arredi, comparvero per la prima volta sui mobili Spicciani intorno al 1907, collaborazione che prosegui almeno fino alla fine degli anni Venti del Novecento, quando le linee eclettico-liberty cedettero completamente il passo ai modelli Decò. Le scelte progettuali del mobile denotano come Spicciani fosse profondamente influenzato dai modelli secessionisti, riproposti sempre però nella tradizione del mobile d’arte toscano.
Infine uno tra i pezzi più importanti appartenuti a Puccini: il tavolo prodotto dalla fabbrica di mobili di faggio piegato Gebrüder Thonet di Vienna che compare nel catalogo della stessa nel 1904, come indicato dal codice 8801.L’arredo venne probabilmente acquistato da Giacomo Puccini tra il 1905 e il 1907 dal rivenditore e mobiliere fiorentino Giuseppe Seri.
Il villino Puccini di Viareggio – Nel 1915 Giacomo Puccini aveva acquistato un lotto di terreno nel quartiere Marco Polo, in quella che al tempo era considerata la parte estrema della città, fra la pineta e il mare, inizialmente con l’intenzione di costruirvi una dimora per trascorrervi la stagione estiva, ma diventò a partire dal 1921 la sua residenza fissa, quando, costretto dalla torbiera, lasciò definitivamente Torre del Lago. “È una specie di bungalow, – scrive l’amico Guido Marotti nel 1926 – sull’incrocio di due strade, il Viale Michelangelo e la Via Marco Polo, all’ombra dolce dei pini italici, che il maestro ha potuto godersi per poco tempo e che si era fatto costruire con l’intenzione di passarvi l’estate”. La descrizione di Marotti, che era un assiduo frequentatore della dimora viareggina, ci permette di comprendere come si presentava al tempo il luogo scelto da Puccini per edificare il suo villino dove i pini diverranno l’elemento guida per la stesura dell’intero progetto. Difatti, l’adesione ai moduli abitativi propri dell’architettura americana “bungalow” conosciuti dal Maestro durante i suoi soggiorni statunitensi nella declinazione “Craftsman”, furono perfettamente adattabili alla pineta viareggina, come nelle riserve incontaminate della costa nord della California. Dopo vari tentativi e progetti, tra i quali uno di Galileo Chini (andato purtroppo perduto) la scelta ricadde sul giovane architetto marchigiano Vincenzo Pilotti. Quest’ultimo, docente all’università di Pisa, riuscì a fissare sulla carta le idee di Puccini e con l’ingegnere Federigo Severini, che si occupò principalmente degli interni, redasse il progetto architettonico del Villino “bungalow”. Puccini aveva infatti fornito ai suoi collaboratori indicazioni e spunti su come realizzare il soffitto del salotto con le travi, le finestre con vetri all’inglese e il “bow window” nella sua camera e nello studio. Tali soluzioni furono tratte da alcuni numeri del 1916 della rivista d’architettura americana “Bungalow & Magazine”, pubblicata a Seattle tra il 1912 e il 1918. Lo stile moderno della nuova dimora necessitava dunque di un rapporto di reciproca collaborazione tra le varie componenti dell’architettura e dell’arredo. La scelta per la creazione della mobilia ricadde su Carlo Spicciani, animatore e allestitore delle celeberrime esposizioni lucchesi nonché titolare dell’omonima ditta “Franco Spicciani 2 e Figli”. A partire dal 1909 Spicciani è tra i protagonisti dell’associazione “Pro Arte Lucensi” insieme a Francesco Petroni, Giuseppe Lunardi, Arturo Daniele, Arturo Chelini e solo per questa edizione Galileo Chini. Il mobiliere diede vita ad arredi a metà tra il gusto anglo-americano e la tradizione toscana del mobile d’arte, in un progetto congiunto tra architettura, decorazioni e arredi. Tutti questi artefici parteciparono al progetto del “Villino Bungalow“ in base alle proprie competenze, ma sempre secondo le precise volontà dell’esigente proprietario che la abitò fino alla partenza per Bruxelles.
I restauri – Lo storico edificio è entrato in possesso della Fondazione Giacomo Puccini nel 2014 è attualmente interessato da importanti restauri edilizi che si concluderanno nel 2026 (Centenario della prima rappresentazione di Turandot) per un importo complessivo di 2 milioni di euro finanziati dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca e dal Comitato nazionale per le celebrazioni del centenario dalla morte di Giacomo Puccini.