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Ancora tragedia dietro le sbarre: 35enne si suicida in cella di isolamento al carcere di Prato

È il secondo caso in due settimane alla Dogaia. Allarme dalla UilPa Polizia Penitenziaria: "Una pena di morte di fatto"

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PRATO – Tragedia dietro le sbarre alla Dogaia di Prato. Un detenuto tunisino di 35 anni si è tolto la vita impiccandosi in cella di isolamento

A darne notizia è la UilPa Polizia Penitenziaria, uno dei sindacati del settore: è il 65esimo caso dall’inizio dell’anno in Italia, il secondo in due settimane a Prato.

“Nelle carceri – è il commento del sindacato – il boia invisibile continua a infliggere la pena di morte di fatto, per di più scegliendo casualmente la vittima”.

Levata di scudi anche dalla politica di parte democratica.

“Abbiamo davanti a noi una situazione tragica che chiede un intervento immediato”, ha commentato il portavoce del Pd Toscana Diego Blasi.

“Alla Dogaia – aggiunge – le condizioni di vita – tra blatte e cimici dei letti, celle senza docce e temperature roventi -, la mancanza di adeguato supporto psicologico e il sovraffollamento stanno contribuendo a una situazione insostenibile. Le parole della deputata di Forza Italia Erica Mazzetti sulla struttura definita ‘accettabile’ sono sconcertanti, così come la bocciatura di oggi, da parte della maggioranza, dell’odg che chiedeva al governo di intervenire per sanare la situazione di crisi della Dogaia”

Quella nelle carceri italiane non è vita e non è riabilitazione, ma è una lenta condanna a morte. Il sistema carcerario non può essere questo: deve rispettare i diritti umani, garantendo condizioni di vita dignitose, un adeguato supporto psicologico e misure per ridurre il sovraffollamento delle carceri, promuovendo al tempo stesso la riabilitazione e il reinserimento sociale dei detenuti. Solo attraverso un approccio umanitario e riforme strutturali potremo prevenire ulteriori tragedie e costruire un sistema giusto ed efficace”, ha concluso.

“Eh sì, la nostra Toscana, quella che per prima ha abrogato la pena di morte,  in neppure mezzo anno conta quattro suicidi, oltre 60 nelle altre galere del paese. Una vera mattanza“, ha commentato il responsabile diritti del Pd Enzo Brogi.

“In questi giorni torridi nelle carceri tutto è invivibile – conclude – inaccettabile anche l’azione più banale. Sovraffollamento, condizioni igieniche pessime, un ambiente malsano e fatiscente, la maggioranza dei detenuti con patologie sanitarie, tossicodipendenti che dovrebbero stare in comunità. Tutto ciò si unisce alla necessità sempre più impellente di individuare percorsi di rieducazione e reinserimento nella società, nonché alla ricerca di soluzioni alternative al carcere. Le nostre carceri oramai sono luoghi di cui una qualsiasi ispezione sanitaria o civile, che prenda sul serio le norme basilari di igiene e dignità, dovrebbe immediatamente ordinarne la chiusura. Fino a quando?”.

© Riproduzione riservata

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