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Evasione fiscale da 3 milioni con fatture per operazioni inesistenti: cinque indagati a Prato

Nel corso delle indagini sono state eseguite quattro misure cautelari personali e sequestrati beni per circa 2.2 milioni di euro

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PRATO – Evasione fiscale tramite l’emissione di fatture per prestazioni inesistenti: in cinque sotto la lente della Guardia di Finanza. 

La Procura della Repubblica di Prato

ha concluso le indagini nei confronti di cinque indagati (quattro di nazionalità cinese, uno di nazionalità italiana), mediante predisposizione di avviso di conclusione delle indagini (per tre indagati, due cinesi e uno italiano); esercizio dell’azione penale, mediante richiesta di giudizio immediato, nei confronti di un imputato cinese. La posizione residua è stata definita mediante patteggiamento.  I titoli di reato individuati sono, a vario titolo, sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte, emissione e utilizzo di fatture per operazioni inesistenti.

Nel corso delle indagini sono state eseguite quattro misure cautelari personali coercitive e interdittive e il sequestro preventivo di quattro imprese, un immobile e disponibilità finanziarie per un importo complessivo di circa 2.2 milioni di euro.

Le molteplici condotte ricostruite hanno generato una consistente evasione fiscale e contributiva (protrattasi per un ventennio, dal 2002 al luglio 2023 per plurimi milioni di euro e, comunque, superiore ai tre milioni) sulla base del meccanismo delle filiere di imprese “apri e chiudi”, mediante il quale gli imprenditori “di fatto” hanno esercitato attività d’impresa in costante non pagamento dei tributi, avvalendosi di soggetti economici “di comodo”, tra i quali vi è un periodico ricambio.

Gli approfondimenti investigativi, effettuati con il prezioso contributo degli appartenenti alla Guardia di Finanza di Prato, su serie di ditte individuali hanno permesso di individuare un imprenditore che nel corso degli anni risulta aver attribuito fittiziamente la titolarità di sette ditte individuali susseguitesi nel tempo e caratterizzate da un periodo di attività aziendale piuttosto breve – a vari prestanome.

Ciascuna di tali imprese, trascorsi pochi anni dall’avvio, cessava sistematicamente la propria attività con l’insorgere dei primi debiti erariali, spesso di importo rilevante, per evitare ripercussioni derivanti da procedure amministrative di accertamento: in questo modo l’imprenditore si è sottratto fraudolentemente al pagamento delle imposte, il cui ammontare complessivo, comprese sanzioni ed interessi, corrisponde a oltre 3 milioni di euro, reinvestendo i profitti illeciti nel tessuto economico pratese, acquistando, tra l’altro, un magazzino del valore di oltre un milione di euro.

© Riproduzione riservata

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