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PRATO – Nuovo blitz al carcere di Prato: continua l’introduzione all’interno della struttura di telefoni cellulari e droga, oltre al sistema di minacce violente nei confronti di alcuni detenuti per costringerli a fare da corrieri.
Una situazione che, anche grazie a sei soggetti che hanno deciso di collaborare con la giustizia, ha portato per ora a indagare 29 persone. Fra di loro anche un’addetta alle pulizie che ha una relazione con uno dei detenuti. Per portare la droga in carcere utilizzati anche dei droni con lenze lunghe 20 metri cui viene attaccato lo stupefacente.
La diffusa illegalità emersa in seno alla struttura carceraria La Dogaia di Prato ha indotto la procura di Prato emettere un decreto di perquisizione e sequestro esteso all’intera struttura carceraria, diretta nei confronti di 564 detenuti (ventinove dei quali nella veste di indagati), ristretti nei reparti alta sicurezza, media sicurezza e semiliberi, e delle aree comuni, nel quadro di un’articolata attività investigativa.
Si tratta di un’iniziativa straordinaria per dimensione, resa necessaria dal peculiare fenomeno criminale pulviscolare, che, pur concentrandosi prevalentemente nelle sezioni ottava, quinta, sesta e decima, irradia i propri effetti ad ampio raggio nella struttura carceraria e si nutre della possibilità di movimento concessa ai detenuti, soprattutto di coloro che svolgono attività lavorative in seno alla struttura, di coloro che sono ammessi ai permessi premio e che sono semiliberi, nonché di possibili connivenze di alcuni appartenenti alla polizia penitenziaria. I covi di illegalità penalmente rilevanti si sviluppano attorno all’uso della violenza e della minaccia da parte di detenuti nei confronti di altri ristretti, all’approvvigionamento di sostanza stupefacente del tipo cocaina, hashish, eroina e anfetamine/metanfetamine all’esterno del carcere, per il tramite di detenuti permessanti o semiliberi, destinatari anche di intimidazione e violenza, ovvero mediante consegna durante i colloqui di quanto occultato nelle parti intime dei familiari che si sono recati a colloquio, o invio di plichi destinati ai detenuti, celati all’interno di indumenti o cibi, o lanci di involucri, ovvero l’impiego di droni che trasportano plichi contenenti stupefacenti, nonché alla vendita e distribuzione dello stesso e nell’introduzione e impiego di telefoni cellulari e di social network, come i profili Tik Tok, che più detenuti continuano a gestire.
La struttura di accoglienza Jacques Fesh in via Pistoiese si è confermata luogo strategico per convogliare la droga, alla quale sono risultati avere accesso incontrollato detenuti in permesso autorizzati a uscire dal carcere. Alcuni detenuti gestiscono l’approvvigionamento con l’impiego di droni in grado di trasportare plichi, al cui interno viene occultato stupefacente, cellulari, coltelli e tirapugni.
I rischi che si affrontano per l’introduzione dello stupefacente comportano un aumento esponenziale del prezzo per l’acquisto della droga, che spesso risulta versato dai molti consumatori in carte ricaricabili, come le Postepay, riconducibili ai detenuti o a soggetti a loro vicini. A titolo esemplificativo, secondo le indicazioni provenienti da un detenuto che ha intrapreso un percorso collaborativo, per l’acquisto di 0,7 grammi di cocaina si pagano fino a 500 euro.
Un fenomeno che non è stato neutralizzato il 28 giugno scorso con le attività di perquisizioni svolte su scala ridotta in seno al carcere La Dogaia rispetto a quella compiuta in data odierna e con i plurimi ulteriori interventi mirati effettuati. Nel corso delle attività investigative sinora espletate, infatti, non sono stati individuati gli apparecchi nella disponibilità di detenuti correlati a diciassette Imei che sono risultati attivi (12 Imei nell’alta Sicurezza e 5 nel reparto media sicurezza) e quelli utilizzati per l’impiego di ventuno utenze risultate nella disponibilità di detenuti (diciotto rientranti nel circuito altasSicurezza e tre nel reparto media Sicurezza), nonché il congegno elettronico che ha consentito e consente a più detenuti di gestire dal carcere il proprio profilo Tik Tok.
Sono, invece, stati sequestrati, dal luglio 2024: trenta quantitativi di droga (1145 grammi di hashish, 163,09 di cocaina, 4,61 di eroina e 0,66 di anfetamine/metanfetamine), occultati in camera di pernottamento, da familiari sulla loro persona, allorché si recano ai colloqui, e all’interno di pacchi spediti; quarantanove telefoni cellulari e alcuni router sono stati rinvenuti e sequestrati.
La procura procede, allo stato, nei confronti di 29 detenuti di nazionalità domenicana, tunisina, marocchina, egiziana, italiana, polacca e albanese, nella veste di indagati, a vario titolo, per plurimi delitti: estorsioni, violenza privata, acquisto e vendita di stupefacenti, accesso indebito a dispositivi idonei alla comunicazione da parte di soggetti detenuti e detenzione e porto di armi.
Per quanto attiene all’attività volta a procurare e vendere sostanze stupefacenti del tipo cocaina e hashish, due indagati di nazionalità, rispettivamente, domenicana e tunisina, entrambi dell’età di 41 anni, operativi nell’ottava sezione della media sicurezza, alla stregua delle risultanze, sono risultati avvalersi di almeno due detenuti in permesso, destinatari di aggressione fisica, rispettivamente, posta in essere l’8 aprile e il 16 maggio, per costringerli, con violenza e minaccia, a prestarsi per portare clandestinamente all’interno dell’istituto penitenziario lo stupefacente al rientro dalla fruizione dei permessi loro concessi; detenuti autorizzati a recarsi nelle aree interne al carcere per svolgere attività di giardinaggio per recuperare la droga lanciata dall’esterno; un’addetta alle pulizie, legata da relazione sentimentale a uno dei due.
L’aggressione dell’8 aprile risulta essere stata eseguita colpendo il detenuto vittima con calci e pugni al volto e in varie parti del corpo, che gli provocavano lesioni personali, consistite in un trauma cranio facciale all’interno della camera di detenzione dove era ristretto, con l’affermazione che l’aggressione costituiva solo l’inizio, laddove non si fosse prestato a portare lo stupefacente all’interno dell’istituto pratese, rientrando dal permesso. L’aggressione del 16 maggio è consistita nel colpire al vittima con un punteruolo rudimentale all’avambraccio sinistro e nella zona inguinale sinistra, all’interno della camera di sicurezza ove era ristretto, sempre per costringerlo a portare lo stupefacente, rientrando dal permesso.
Tre detenuti sono risultati approvvigionarsi di stupefacente, di cellulari e di armi (coltelli e tirapugni) in seno alla sesta sezione, impiegando un drone con una lenza lunga venti metri, impiegata per trasportare plichi contenenti detto materiale sino alla finestra della loro cella, priva di rete anti lancio, da dove hanno preso il materiale, previe intese con un soggetto in libertà deputato a manovrare il drone, contattato con un’utenza cellulare. I tre detenuti, ristretti, nella cella 147, svolgerebbero un’assidua attività di vendita dello stupefacente in seno a più sezioni della struttura carceraria pratese, servendosi di altri tre detenuti per la conservazione e l’occultamento dello stupefacente, secondo il racconto di un detenuto che ha assunto atteggiamento di collaborazione.
Un ulteriore episodio a base estorsiva si è verificato ai danni di un detenuto ristretto nella sesta sezione destinatario di minacce per costringerlo a versare una somma di denaro aggiuntiva di mille euro rispetto alla somma pattuita per l’acquisto di cocaina.
E, ancora, venti ulteriori detenuti sono risultati coinvolti in episodi di vendita e approvvigionamento di sostanze stupefacenti. Da ultimo, il 31 ottobre sono stati individuati due detenuti rientranti dai permessi con, rispettivamente, 104,3 grammi di cannabis e 88,2, grammi di cocaina, suddivisi in quindici ovuli all’interno del proprio corpo, e 83 grammi di cannabis e 18,4, grammi di cocaina, suddivisi in dodici ovuli all’interno del proprio corpo, di cui otto nel lume gastrico e quattro nel lume dell’ampolla rettale. E il 19 novembre sono stati rinvenuti quattro involucri lanciati dall’esterno del carcere: uno all’interno del muro di cinta perimetrale del carcere, contenente 117,2 grammi di hashish e 13,2 grammi di cocaina; due contenenti ciascuno un telefono Wiko munito di sim Wind; un quarto contenente un telefono Samsung privo di sim e 102 grammi di hashish.
Inoltre, più detenuti continuano indebitamente a utilizzare telefoni cellulari, con inserita una Sim, per gestire le comunicazioni esterne anche funzionali all’attività delittuosa correlata all’ approvvigionamento e alla vendita di droga, nonché per curare profili Tik Tok.
Sei detenuti, destinatari di atti di violenza e di minacce di morte anche con l’impiego di armi, hanno assunto atteggiamento di collaborazione con la procura, denunciando le intimidazioni, le violenze e i soprusi patiti, nonché indicando i canali di introduzione e i soggetti che gestiscono l’attività correlata all’approvvigionamento e alla vendita di stupefacente.
I detenuti vittima sono invitati a denunciare quanto accade all’interno della struttura carceraria pratese, tenendo conto che sussiste la possibilità di ricorrere ad appropriate misure di tutela nei loro confronti, come si è già provveduto a fare per coloro che hanno fornito un concreto apporto alle investigazioni.
Le investigazioni espletate rivelano la necessità di munire la struttura carceraria pratese di telecamere e di reti anti lancio per tutte le finestre delle camere di detenzione occupate dai detenuti per neutralizzare l’impiego di droni con riprese continuative e ostacolare l’apprensione di plichi portati dai droni dalle celle, nonché di munire l’istituto di sistemi antidrone e di personale adeguato a garantire un compiuto servizio di vigilanza armata per prevenire il sorvolo degli stessi.
Emerge, poi, l’esigenza di schermare la struttura in modo da impedire l’utilizzo della rete internet e di quella telefonica dall’interno della struttura carceraria. Inoltre, è emersa l’esigenza di sottoporre a controlli sanitari, con esami radiologici, i detenuti con permesso al rientro in carcere per neutralizzare l’impiego di questo canale per introdurre lo stupefacente.
I decreti di perquisizione e sequestro sono stati eseguiti da un contingente di circa 800 esponenti alle forze dell’ordine, costituito da appartenenti al Nucleo investigativo centrale e a numerosi Nuclei regionali della polizia penitenziaria, oltre a quello toscano, al provveditorato regionale e al gruppo operativo mobile denominato Gom della citata Polizia penitenziaria, alla squadra mobile di Prato coadiuvata dal servizio centrale operativo e dal servizio di controllo del territorio di Roma, alla Guardia di Finanza (con militari provenienti da tutta la Toscana, oltre che da Prato) e all’Arma dei carabinieri (con militari provenienti da tutta la Toscana, oltre che da Prato). Nel corso delle operazioni sono stati impiegati mezzi anti spurgo per verificare la presenza di congegni elettronici impiegati per mantenere contatti telefonici con l’esterno e undici cani dell’unità cinofila antidroga delle diverse forze di polizia che hanno eseguito i provvedimenti emessi da quest’ufficio.
Debitamente sollecitato dalla procura il prefetto di Prato, con il comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica,ha predisposto misure ritenute idonee a salvaguardare all’esterno del carcere l’ordine e la sicurezza pubblica, affidata agli appartenenti al reparto operativo Gio della polizia prnitenziaria e al reparto mobile della Polizia di Stato, perun contingente complessivo di oltre sessanta soggetti.



