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Tre arresti per i lavoratori sfruttati e sottopagati nelle aziende del settore tessile

In tre opifici fra Prato e Carmignano sono stati individuati 25 lavoratori irregolari impiegati in condizioni igieniche precarie e senza sicurezza

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PRATO – Nuovi arresti per lo sfruttamento della manodopera straniera a Prato. 

Al termine di una serie di indagini sono stati arrestati tre imprenditori (un uomo, classe 1966, e due donne, rispettivamente nate nel 1974 e nel 1986) di nazionalità cinese per occupazione di stranieri privi di permesso di soggiorno e intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro, in quanto, nelle loro imprese insediate a Prato e Carmignano, hanno impiegato lavoratori stranieri presenti illegalmente sul territorio dello stato, tutti occupati senza contratto di lavoro e, di conseguenza, privi di qualsiasi tutela retributiva, previdenziale e assistenziale.

Nei tre opifici sono stati individuati 25 lavoratori irregolari, tutti in condizioni di irregolarità sul territorio nazionale. I tre arresti sono stati convalidati dal Gip del tribunale di Prato.

Nei confronti di uno degli arrestati, titolare dell’impresa Confezione di Yao Guangxing sono stati accertati numerosi indici di sfruttamento lavorativo ai danni dei lavoratori occupati, tra i quali retribuzioni non proporzionate e comunque palesemente inadeguate rispetto alla quantità e qualità del lavoro prestato; violazioni in materia di orario di lavoro, con impiego del personale per un numero di ore di gran lunga superiore ai limiti previsti dalla normativa vigente (sette giorni su sette ogni settimana); mancato rispetto dei periodi di riposo giornaliero e settimanale, con turni di lavoro prolungati (oltre 12 ore al giorno) senza interruzioni adeguate.

All’interno della relativa azienda, ubicata a Carmignano, sono stati individuati locali adibiti a dormitorio per i lavoratori, in violazione della normativa urbanistica ed edilizia e in pessime condizioni igienico-sanitarie. Questa situazione ha comportato una forte limitazione della libertà personale dei lavoratori, che, consapevoli della loro condizione di clandestinità, hanno evitato di allontanarsi dal luogo di lavoro. L’impresa e il relativo capannone sono stati sottoposti a sequestro preventivo.

Una delle due imprenditrici cinesi, la 39enne, titolare dell’impresa Confezione Sofia di Men Yanna ha definito al propria posizione patteggiando una pena per il reato di assunzione di persone prive di permesso di soggiorno. 

Le attività delle imprese presso cui sono stati eseguiti gli arresti sono state immediatamente sospese per gravi violazioni in materia di salute e sicurezza sul lavoro, in quanto sono stati riscontrati rischi concreti di infortuni e l’assenza di un piano di evacuazione in caso di emergenza.

Nella circostanza, tra le altre, sono state riscontrate violazioni in materia di salute e
sicurezza sui luoghi di lavoro, quali omessa sorveglianza sanitaria; omessa formazione ed informazione dei lavoratori in materia di salute e sicurezza; omessa nomina del
medico competente; omesso aggiornamento del Dvr e omessa manutenzione degli estintori.

Nel corso dei servizi di controllo sono state anche elevate sanzioni amministrative pari a 135mile euro circa e ammende per oltre 32mila euro. 

Le investigazioni si sono nutrite del supporto dell’Ispettorato Nazionale del Lavoro e
dall’Ispettorato territoriale del lavoro di Prato (Iil), dei carabinieri del Nucleo operativo del Gruppo carabinieri per la tutela del lavoro di Roma e del Nucleo carabinieri ispettorato del lavoro di Prato, nonché del personale dell’Ispettorato territoriale del lavoro Pistoia-Prato e del Comando provinciale dei carabinieri di Prato, coordinati dalla Procura di Prato.

© Riproduzione riservata

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